A Brancaleone l’Albero della Vita sarà presto più accessibile

di Roberto De Santo
«Sono iniziati i lavori di ricostruzione della passerella in legno di Piazza del Ponte a Brancaleone Vetus». È quanto comunicano, sui social, i responsabili dell’associazione Turistica Pro Loco di Brancaleone Aps che raccontano come «dopo 3 anni di attesa e grazie al vostro 5xmille finalmente abbiamo potuto ripristinare “dov’era e com’era” questo passaggio importante per ammirare il sito archeologico dei silos granai che collega alla grotta dell’albero della vita e consentirà a tutti i fruitori del sito di poter accedere ancora più agevolmente alle vie di comunicazione urbana del borgo medievale».


Inoltre i responsabili della Pro Loco, sottolineano che l’intervento «si avvale della collaborazione di manovalanza locale con materiali ecocompatibili ed ecosostenibili che presto tornerà a caratterizzare l’esperienza del borgo di Brancaleone Vetus». «Ecco – evidenziano – quanto è importante donare il 5xmille alla nostra associazione, perché tutto quello che ne riceve viene speso per opere pubbliche».

Ma le novità per valorizzare questo sito di eccezionale rilevanza non solo per questo territorio non si fermano qui. «Con i contributi delle annualità precedenti – preannunciano i responsabili della Pro Loco – stiamo avviando una serie di progetti che presto vi annunceremo su questi canali. Grazie a tutti per il vostro sostegno».
La storia
Graffiti di ispirazione armena tra cui una croce astile con un pavone stilizzato. Simboli questi ultimi che nell’antico territorio del Caucaso meridionale rappresentavano l’Arcangelo Gabriele. È solo una delle gemme custodite nella Grotta dell’Albero della Vita che si trova nel cuore di Brancaleone Vetus.


Si tratta di una chiesa realizzata all’interno di una grotta sostenuta da un pilastro centrale che simboleggia appunto l’albero della vita. È uno degli esempi più pregiati della presenza in questo antico territorio dei monaci greco-bizantini. Una struttura che richiama le chiese rupestri dell’Armenia e della Cappadocia da cui i religiosi approdati in questa terra provenivano.


Furono loro – con un modello di vita racchiuso tra preghiera e penitenza, ma anche costellato dalle attività nei campi – a trasformare questo sito nel centro pulsante del culto religioso della chiesa di Bisanzio nell’intera zona. Attorno al V e VI secolo, i monaci basiliani in fuga dalla furia iconoclasta dell’imperatore bizantino Leone III fondarono qui la città di Sperlonga. Un toponimo, dato che il termine deriva dal greco Spèlugx che significa caverna, proprio come il complesso di grotte che costituisce il nucleo originale da cui si sviluppò poi Brancaleone.


Una missione non solo di valorizzazione di questa zona quella che viene portata avanti dalla Pro Loco ma anche di tributo alla memoria delle antiche vestige del territorio. Un segnale che coniuga il dovere di ricordare il passato con quello di sostenere l’ipotesi di un turismo sostenibile e conseguentemente promuovere lo sviluppo economico e sociale dell’intero hinterland.
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