A Civita è il giorno delle vallje: il rito identitario arbëreshë

di Roberto De Santo
È il giorno delle vallje. L’antichissimo rituale costituito principalmente da danze (da cui prende il nome) che scandisce la conclusione dei riti arbëreshë pasquali a Civita. Ed il piccolo borgo nel cuore dell’Alberia si anima di mille colori e suoni tipici di questa celebrazione dal sapore decisamente identitario. Ed è anche per questo che le vallje suonano come simbolo di orgoglio, ma anche di riscatto.


Seppur le origini sono ancor più remote, questa festa celebra uno dei momenti epici della storia arbëreshë: la vittoria riportata da Giorgio Castriota Skanderbeg, che alla guida di un piccolo esercito sconfisse le armate turche, guidate dal rinnegato Balabano. Una battaglia che portò a salvare la cittadella di Kruja e che avvenne il 24 aprile 1467. Secondo il calendario Giuliano in vigore in quel tempo, quel giorno cadeva proprio il martedì dopo la Pasqua.


Da quel momento si continua a rievocare in quel giorno quell’evento glorioso per l’intero popolo. Ma con il passare del tempo, le vallje si sono mutate in qualcosa di più. La voglia di sentirsi pienamente parte integrante di un popolo antico e nobile. Non solo una festa folkloristica, dunque, ma la celebrazione del valore identitario di una comunità.
La danza antica che circonda
La “vallja”, conosciuta anche come ballo tondo, si esegue appunto con specifiche evoluzioni circolari che formano delle serpentine o un labirinto. E a Civita viene eseguita prevalentemente da donne che indossano il prezioso costume tradizionale, disposte a semicerchio con due uomini alle estremità “Kapureltë” che conducono i movimenti del ballo.


La vallja nella sua esecuzione simula l’accerchiamento che l’esercito di Skanderbeg compì per catturare il Turchi nell’epica battaglia. Secondo la tradizione la danza con il suo incedere, dovrebbe imprigionare al suo interno le persone che partecipano al rituale. Per liberarsi dovranno pagare il simbolico riscatto: offrire da bere e da mangiare per poi essere ringraziate con il canto.
Una danza ritmica con cadenze preordinate in cui tutti i partecipanti sono vestiti rigorosamente con gli abiti della tradizione arbëreshë.

I danzatori si tengono tra di loro a catena per mezzo di fazzoletti e sono guidati all’estremità dai portabandiera. Così danzando i gruppi si snodano per le vie del bellissimo borgo ai piedi del Pollino. Ad accompagnarli canti epici e musiche tradizionali che echeggiano tra le viuzze del centro storico restituendo una magia fuori dalla dimensione temporale e spaziale dei luoghi. Catapultando attori principali delle vallje, ma anche i semplici spettatori in un mondo antico. Forse più puro e diretto. Come lo sono quelle forti tradizioni che, nonostante tutto e tutti, persistono in terra di Arbëria calabrese. E Civita in questo è divenuta forse l’ultimo più saldo baluardo a quella tradizione.
Le celebrazioni di quest’anno
La manifestazione della vallja inizia alle ore 16 del pomeriggio e va avanti fino a sera. All’edizione 2024 che si terrà oggi parteciperanno diversi gruppi che provengono non solo dalla Calabria.


In particolare ci saranno i “Shpirti arbëresh” di Cerzeto, il gruppo “Ullania” di San Benedetto Ullano, i “Katundi Joni” di San Marzano di San Giuseppe (TA) ed il gruppo folk “Oreste Ventrice” di San Nicola Dell’Alto. Ed ancora il gruppo folk di Plataci, i “Këngetaret te kazallvjeter” di Casalvecchio di Puglia (FG), il gruppo folk “I Giganti di Taurianova” dei fratelli Taverna. Ed infine il Gruppo “Pa stoli” e le Vallje Civitesi. Durante la manifestazione verrà conferita la cittadinanza onoraria al noto conduttore televisivo Giorgio Mastrota. A chiudere l’edizione 2024 sarà il gruppo di Casalvecchio di Puglia.
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