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A Montauro alla scoperta della Grancia di Sant’Anna

A Montauro alla scoperta della Grancia di Sant’Anna

Su un vasto territorio, nel mezzo del silenzio e della natura verde, lontano dai centri abitati, sorgono i resti della struttura della Grancia Sant’Anna. Questa imponente costruzione si trovano tra le cittadine di Montauro e Gasperina, nel Catanzarese. Si tratta di un antico granaio, infatti, la parola “grangia” o “grancia” proviene dal francese, “granier”, e anche dal latino volgare “granea”, e significa appunto granaio.
Originariamente si trattava di un insieme di magazzini usati per la conservazione del grano. In seguito divenne una fattoria con tutti gli annessi sistemi necessari alla raccolta e lavorazione dei prodotti agricoli: dai mulini ai frantoi passando dai depositi di viveri e di mezzi. Il tutto veniva gestito da religiosi come i monaci basiliani, i certosini o i cistercensi.

La storia della Grangia

La Grangia di Montauro sorse tra la fine del XI e l’inizio del XII secolo. All’epoca appartenne ai Certosini ed inizialmente fu intitolata a San Giacomo. Nel 1193 la Certosa e le sue dipendenze passarono all’ordine cistercense i cui monaci dedicarono la grangia a Sant’Anna. Dopo il 1500 la Certosa ed i suoi possedimenti ritornarono all’ordine certosino.

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In questo periodo l’intera struttura, ancora dedicata a Sant’Anna, era composta dalla Chiesa di Sant’ Anna, da un palazzo ed alcuni edifici. Un enorme edificio che fu completamente raso al suolo dal terremoto che nel 1783 colpì la zona. Nel 1808 questo territorio dove sorgeva la grangia venne venduto al barone Emmanuele De Nobili di Catanzaro e nel 1852 i paesi di Montauro e Gasperina con le sue strutture religiose furono assegnati alla Diocesi di Squillace. Oggi di quell’imponente manufatto è rimasto solo il recinto fortificato a pianta rettangolare. Si tratta di un edificio di notevoli dimensioni, con 4 torri agli angoli e che hanno base quadrangolare, ed un portale d’ingresso sul lato Ovest. Su tutti i lati della struttura si notano la presenza di feritoie e grandi finestre.

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Un particolare interessante è l’acquasantiera della chiesa di Sant’Anna, che si trova nei pressi della Grangia di Montauro. Qui è inciso il nodo di Salomone, il simbolo che prende appunto il nome dal re d’Israele e figlio di Davide (raccontato nella Bibbia) e che nelle varie epoche fu usato con diversi significati. Nell’arte paleocristiana era simbolo di unione tra l’uomo e Dio. Ma il nodo di Salomone fu utilizzato anche dai Templari.

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Per ricostruire la storia della Grancia è utile recarsi la Chiesa di San Pantaleone a Montauro. Qui all’interno c’è un affresco che raffigura l’imponente complesso ritratto nel XVIII secolo. Così come è importante visitare il museo di Montauro situato accanto al Palazzo Zizzi (ex municipio). È stato allestito grazie all’impegno costante dell’archeologa Chiara Raimondo. Il museo contiene delle piastrelle di fattura locale, create con l’argilla che un tempo si estraeva dalle cave di Squillace. Le piastrelle appartenevano alla cappella della Grangia, sotto la quale esisteva una cripta.

Nel museo è esposto anche uno dei due scheletri rinvenuti durante gli scavi del 2009 della Grangia. Si tratta di due personaggi illustri in quanto non si trovavano seppelliti insieme agli altri corpi. Sono visibili i grani del rosario ed i chiodi della cassa che conteneva il corpo. Gli scheletri risalirebbero ad un periodo compreso tra il 1500 ed il 1600. Sono presenti altre maioliche di fattura napoletana e diversi oggetti in ceramica, quali candelabri e pezzi di anfore. All’interno del museo è possibile ammirare medaglie in bronzo di vari santi, tra i quali San Bruno. Così come altri oggetti in granito quali un piano per la lavorazione dei latticini ed un piccolo palmento.

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Da visitare inoltre nella zona c’è anche la sorgente Vrisi a Gasperina, si tratta di una fontana costruita dai Certosini verso la fine del 1600. La Grangia di Sant’Anna di Montauro dista poco dalla fontana. La sorgente si trova su un’antica strada medievale lastricata che collega Montauro a Gasperina. Nella parte sottostante la strada, su cui si trova la sorgente Vrisi, è collocata una vasca dove si lavoravano le pelli. Facendo il percorso a sinistra, su una stradina sterrata, si può ammirare ciò che rimane dei mulini ad acqua che appartenevano, anch’esse, alla Grangia. (Silvana Franco)

info@meravigliedicalabria.it

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