Aspromonte custode di uno dei più antichi latifoglie al mondo

È stato pubblicato di recente un aggiornamento alla mappa degli alberi monumentali, il sesto da quando, nel 2013, il ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste se ne occupa. Il mio interesse verso i patriarchi arborei iniziò dieci anni prima, quando coordinai l’indagine condotta dal CAI sezione di Reggio Cal.
La mappa pubblicata nel sito web, relativa all’Aspromonte, è quindi più ampia di quella del Ministero e più aggiornata dato in quest’ultima sono segnalati come vivi, alberi ormai morti (Castagno di Fontanelle).

Nella mia mappa – mia per modo di dire dato che tanti sono gli amici che vi contribuiscono e che ringrazio – vi sono tre livelli: il verde per gli alberi ancora vivi che sono 47 (new entry il castagno di Africo); in nero quelli morti (6) volendo documentare la perdita per morte naturale (il castagno di Polsi, u fagu du Sabatu, la rovere di Valle Infernale) o per incendio, come avvenuto con i Giganti di Acatti o il rovere Serro di Scifo; in rosso gli esemplari da verificare (19) per i quali chiedo la collaborazione di quanti vogliono contribuire ad aggiornare questo strumento conoscitivo dei patriarchi del nostro patrimonio arboreo.



In molti mi hanno chiesto di inserire nella mappa “Demetra”, il più antico albero di latifoglie decidue in clima temperato datato al mondo.
Condivido tuttavia la riservatezza dei pochissimi che ne conoscono l’ubicazione e che hanno deciso, per tutelarla, di non rivelarla.Come spesso accade in questi casi, in ambienti difficili, si ha una relazione inversa tra crescita e longevità. L’età elevata, determinata dal gruppo di ricercatori internazionali coordinati da Gianluca Piovesan dell’Università della Tuscia di Viterbo, pertanto si accompagna a una crescita anulare media estremamente ridotta (0,4 mm / anno) e non abbiamo esemplari monumentali. Quasi un conformarsi al detto “calati juncu chi passa a jumara”, cioè adattarsi con umiltà alle condizioni estreme dell’alta montagna. Una scelta di successo.



Lasciamola quindi tranquilla, paghi del sapere che in qualche parte remota dell’Aspromonte esiste una quercia che ha visto trascorrere 938 anni (con un’approssimazione di +/- 65 anni), scampando a tempeste, incendi, siccità, fulmini, patogeni naturali e ci auguriamo viva ancora a lungo.
(Alfonso Picone Chiodo)
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