Belvedere Marittimo, città dell’amore. Non solo per le reliquie di San Valentino

di Roberto De Santo
Religiosità, miti antichi, leggende e devozione. Dietro la festa degli innamorati si intersecano sentimenti profondi che affondano le radici in tempi remoti ed attraversano luoghi apparentemente lontani. Legami che uniscono territori restituendo così quel senso di comunità errante che caratterizza la storia dell’umanità. Percorsi che incrociano anche in questo caso la Calabria. La vicenda di San Valentino – per la chiesa cattolica protettore degli innamorati – interpreta al meglio quell’univocità dell’incedere dell’umanità nella storia.
Una vicenda che vede le reliquie del vescovo di Terni, finito martire – stando ad una ricostruzione storica – il 14 febbraio del 347 (anche se la data qualcuno la retrocede di diversi secoli) giungere a Belvedere Marittimo.
La storia delle reliquie


Da oltre tre secoli, per l’esattezza 314 anni, alcuni resti del corpo di Valentino da Terni sarebbero custoditi nel convento di San Daniele dei Frati Cappuccini nel cuore della cittadina del Tirreno cosentino.
Secondo questa ricostruzione fu il signor Francesco Cipollina, il 27 maggio 1710 a consegnare a padre Samuele del convento dei Padri Cappuccini di Belvedere Marittimo un’ampolla con sangue e frammenti di ossa di San Valentino.

L’autenticità delle reliquie sarebbe attestata da una lettera con cui gli uffici papali, retti dal cardinale Gaspare Carpegna, assegnarono parte dei resti del Santo a tale Valentino Cinelli. Una missiva datata 26 maggio 1700 che recita: «Santo sangue con frammenti di ossa, tratto dal corpo di San Valentino dal cimitero di Cipriano, sono stati posti in un’urna di legno ben chiusa e legata con filo di seta di colore rosso e segnata con il sigillo». A conferma anche la sigla del notaio dell’epoca Francesco La Regina. Una storia che si ammanta anche di mistero. Alla fine del XIX secolo quelle reliquie sparirono per decenni e dell’intera vicenda si persero le tracce fino al 1969.

Durante alcuni lavori eseguiti all’interno del Convento dedicato a San Daniele fu rinvenuto il reliquario con all’interno i resti di Santo. Una scoperta, riportano le cronache dell’epoca, effettuata da padre Terenzio Mancina in seguito alla rimozione delle tele di San Francesco e San Daniele che si trovavano nella pala centrale.
Da quel momento il convento divenne meta di pellegrinaggio soprattutto di giovani coppie e il 14 febbraio di ogni anno – giorno in cui si celebra il martirio del Santo – qui si celebra un rito speciale dedicato a chi professa amore reciproco per sempre.
La confraternita dedita alla dote per i matrimoni
Ma c’è da dire che il legame tra Belvedere Marittimo e gli innamorati risale ad un tempo precedente anche all’arrivo delle reliquie – vere o per alcuni presunte – del Santo di Terni.
Nella cittadina tirrenica fu istituita l’“Arciconfraternita per la dote alle fanciulle indigenti”, a ridosso del Convento di Sant’Agostino.


A ricordarlo, una citazione dello scrittore locale Mauro D’Aprile, che ricostruisce questo particolare. Il convento fu eretto nel 1428 sul precedente Cenobio Basiliano ed oggi divenuto la Chiesa della Madonna delle Grazie.
Una istituzione quella della confraternita, nata nel 1465 per volere del papa Paolo II che autorizzò a questo fine il cardinale Giovanni di Torquemada a fondarla, doveva procurare la dote alle fanciulle indigenti in procinto di sposarsi.
Una struttura dedicata dunque agli innamorati che sorgeva a Belvedere molto prima dell’arrivo delle reliquie. A testimonianza di come la cittadina rivierasca possa essere a ben ragione definita la città dell’Amore.
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