Cambio vita: produco vino con papà

di Rachele Grandinetti
Alberta Nesci, quasi 35 anni, due figli, ha un’azienda tecnologicamente avanzata ma è una donna “carta e penna”: la senti che sorride al telefono mentre ti parla e registra note vocali col fiatone perché è sempre di corsa da qualche parte. È inarrestabile Alberta, va dove c’è da imparare o dove si può raccontare la Calabria, il suo vino, la sua famiglia. Era una studentessa in Direzione Aziendale a pochi passi dalla specialistica quando decise di cambiare rotta: il vento soffiava verso Palizzi e lei aveva troppa voglia di salpare insieme al papà verso questa avventura enoica ed eroica. Perché c’è dell’eroismo in una ragazza di 24 anni che molla tutto, torna a casa e ricomincia dall’inizio e dalla terra.

Azienda Nesci è storica e conserva ancora il palmento datato 1898 eppure i predecessori di Alberta non hanno mai realizzato una cantina nel vero senso della parola: lavoravano l’uva e la distribuivano nella zona ma erano concentrati soprattutto sulla lavorazione del gelsomino. Poi la difficoltà nel reperire mano d’opera e i costi elevati portarono la zona a virare verso quello che diventerà l’oro del territorio: il bergamotto. «Il vino – racconta Alberta – è stata un’idea di mio padre che, nel ’94, ha iniziato a lavorare la terra per ripristinare le vigne. Docente universitario di Agraria, nel 2012 chiese a noi tre sorelle se avessimo intenzione di seguirlo nella progettazione della cantina ed è lì che spunto io in calcio d’angolo! Ho iniziato ad inserirmi nell’ambiente seguendo il vecchio enologo, andando con lui nelle cantine e poi mi sono fatta “adottare” dai miei colleghi in zona per fare tirocinio. Quando studi all’università Economia Aziendale ed esamini vari bilanci arriva sempre un Mario Rossi che salva il mondo schioccando le dita. Ma visto che non lo credevo possibile nella realtà ho deciso di mollare tutto, dedicarmi completamente al vino e seguire corsi di formazione. Lo faccio ancora, a dirla tutta, per stare al passo con i tempi e migliorare me stessa».
La cantina vista mare
La prima vendemmia arriva nel 2015 e l’inizio non è stato semplice, soprattutto se sei una giovane donna in un mondo abituato a confrontarsi con gli uomini: «A volte venivano in cantina ma aspettavano mio padre per comprare». C’è voluto un po’ di tempo ma poi la voce di Alberta è venuta fuori e oggi parla forte e chiaro al territorio.


Nesci coltiva gli autoctoni Nocera e Calabrese Nero e gli internazionali Merlot, Syrah e Cabernet Sauvignon. Siamo a Palizzi, in provincia di Reggio Calabria, nell’estremo meridione lato Est, quello lambito dallo Ionio. E siamo precisamente sul lungomare perché è qui che sorge Azienda Nesci: «Credo sia il lungomare più corto d’Italia e lo dico con orgoglio!», scherza Alberta. C’è poca strada tra il cartello di Benvenuto e l’Arrivederci ma, di fronte, c’è blu a perdita d’occhio e se respiri puoi mettere in memoria profumi e suggestioni che poi ritroverai nel calice. Le vigne si trovano ad una altitudine di 250-280 metri sul livello del mare: «Potrei mettere un trampolino e farmi un tuffo tra una vendemmia e l’altra!», dice Alberta quando racconta il terroir così bello ma, a volte, così complicato. «Ci troviamo nella zona dei calanchi – spiega – quindi abbiamo un territorio argilloso in prossimità del mare che dà vini sapidi, minerali, strutturati. Il risvolto della medaglia è che si tratta di una zona molto calda che tocca i 40 gradi ad agosto e, in epoca di cambiamento climatico, la parte produttiva ne risente soprattutto quando non piove per lunghi periodi e non c’è acqua a sufficienza per il sostentamento delle piante». Gioie e dolori di chi, come Azienda Nesci, lavora a chilometro zero e al servizio della natura: «Abbiamo da sempre scelto di seguire la filiera produttiva e quindi essere vignaioli indipendenti al 100%, significa che lavoro solo quello che raccolgo e tutto quello che non arriva lo programmo per l’anno successivo sperando che la terra mi dia qualcosa».
Le etichette: un regalo dal passato
Pure le etichette sono a “chilometro zero” perché vengono letteralmente da casa. È successo per caso, proprio nei giorni in cui Alberta e il papà, Francesco Saverio, riflettevano sul logo o sul disegno da mettere in etichetta: «Secondo me è una delle missioni più difficili – afferma la produttrice – perché davanti a tanta offerta, il cliente che non sa orientarsi perché non ha una competenza tecnica può essere attratto semplicemente dalla bottiglia».

Insomma, non è poi così vero che non si giudica un libro dalla copertina, soprattutto quando è proprio in un libro che Nesci senior e junior hanno trovato la risposta al problema quando Francesco Saverio scova per caso in mezzo alla libreria un volumetto con alcuni disegni all’interno: erano di un prozio che, nel tempo libero, si dilettava con ritratti e caricature. Bingo! Quei personaggi avrebbero dato un volto ai vini della loro famiglia. Le etichette le riconosci ad un chilometro di distanza e poi resti a guardarle incantato. Ti scoprirai a sorridere mentre osservi i volti e il look di Olimpia, Chapeaux, Frasanè, Fra’ Antonio, Meet e Toto Corde: guardali negli occhi, il vino dentro è esattamente così!
Frasanè è il vino del cuore di Alberta, perché è un Nocera in purezza, e quindi stendardo degli autoctoni, e perché è l’acronimo del nome del papà, Francesco Saverio Nesci. Strutturato, corposo, versatile da provare con tagliatelle ai funghi e tagliata di carne per credere.
Una squadra fortissima

Alberta in azienda fa tutto. «Sono onnipresente – dice sorridendo – mi manca solo il dono dell’ubiquità che spero di ricevere per i 35 anni! Finché c’è stato mio padre mi dedicavo di più alla parte commerciale, da quando è venuto a mancare nel giugno 2021 sono un po’ cambiate le cose. Ho avuto la fortuna di imparare molto da lui, con un docente di Agraria in casa ho sempre vinto a mani basse. Ho dovuto compensare questa assenza in molti sensi, per fortuna ho una squadra che mi supporta in tutto. Anche i miei colleghi mi hanno dato grande sostegno quando abbiamo perso papà».
Si respira amore intorno all’Azienda Nesci misto al profumo di bergamotto perché accanto alla cantina non ci sono i vigneti ma il bergamotteto: «Abbiamo la parte dell’uva rossa a San Pasquale, quindi rientra nel comune di Bova, e la parte bianca nella vecchia strada per salire a Palizzi superiore. La bianca è stata piantata cinque anni fa, è la giovanotta della famiglia», racconta Alberta. Una famiglia che cresce e che Nesci vorrebbe sempre più “unita”: «Se siamo forti in casa lo saremo ancora di più fuori, per questo vorrei che ristoratori e consumatori puntassero innanzitutto sui prodotti del nostro territorio».
Fosse un quadro, Azienda Nesci avrebbe l’azzurro del mare, il giallo intenso del bergamotto, il blu-nero degli acini di Nocera, il verde degli uliveti. La cornice è una estrema punta di Calabria dove una nuova generazione di produttori coltiva un amore e una terra per farne un capolavoro.
