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Nella pancia della terra, le meraviglie sotterranee di Verzino

Nella pancia della terra, le meraviglie sotterranee di Verzino

Un complesso sotterraneo che nasconde la grotta più lunga della Calabria, con cinque chilometri di estensione, e il secondo sistema di cavità più ampio d’Italia per tipologia di roccia. È il mondo sotterraneo di Verzino, nell’alto crotonese, un territorio che comprende borghi come Caccuri, Cerenzia, Castelsilano, Pallagorio, Casabona e Belvedere di Spinello, realtà piccole e uniche che sono il tesoro della Calabria interna.

Il sito è caratterizzato dalla presenza di rocce evaporitiche di natura gessosa, facilmente modellate dall’azione dell’acqua, dagli agenti atmosferici e dall’uomo. L’erosione ha dato vita a cavità naturali straordinarie come il complesso “Le Grave”, formato da quattro grotte collegate tra loro grazie alle esplorazioni del gruppo speleologico GSG “Le Grave”, in collaborazione con speleologi pugliesi e siciliani.

L’area presenta un dislivello di centoquaranta metri e una varietà cromatica e morfologica sorprendente: dal verde smeraldo delle vasche della Grotta Vallone Cufalo alle infinite sfumature del soffitto del Ramo di Cenerentola nella Grotta di Grave Grubbo. Questi percorsi sono accessibili solo a visitatori esperti, accompagnati da guide specializzate.

Anche le cavità in superficie si possono visitare liberamente e richiamano appassionati di storia, archeologia e speleologia, oltre a turisti e scolaresche.

Le grotte non sono tutte naturali. Molte sono state infatti scavate dall’uomo, che ha sfruttato la lavorabilità dell’arenaria. Il sistema, composto da tre ambienti comunicanti, presenta nicchie e anfratti utilizzati per conservare utensili e oggetti d’uso quotidiano. Secondo gli studiosi, il sito era già abitato tra il IV e il V secolo a.C. e con le sue quarantatré cavità distribuite su quattro livelli rappresenta una testimonianza delle prime forme stanziali.

All’interno colpisce un grande masso rimasto incompiuto, nel quale si distinguono forme che richiamano un bisonte o un elefante. Numerosi fori nell’arenaria fanno pensare a un uso agricolo e pastorale perché molto probabilmente vi venivano inseriti pali lignei che sostenevano soppalchi o giacigli.

Il complesso può essere visitato con percorsi guidati che introducono alle tecniche speleologiche in sicurezza, offrendo quello che viene chiamato “battesimo della montagna”. Nel territorio circostante, lungo il corso del fiume Vitravo, si può fare l’esperienza di ulteriori itinerari naturalistici.

(Da.Ma.) info@meravigliedicalabria.it

Foto di copertina di Maria Rosaria Marchetti

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