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Cento anni dalla nascita di Costabile, l’opera omnia del poeta calabrese allievo di Ungaretti

Cento anni dalla nascita di Costabile, l’opera omnia del poeta calabrese allievo di Ungaretti

Per la prima volta un unico volume, intitolato “La rosa nel bicchiere. Tutte le poesie”, raccoglie tutta l’opera poetica di Franco Costabile (1924 – 1965), tra le voci più alte della poesia del Novecento e troppo a lungo dimenticato, ingiustamente, dalla critica. Il volume in uscita per il centenario della nascita per Rubbettino sarà in libreria a partire da venerdì 7 giugno. Originario di Sambiase, oggi quartiere di Lamezia Terme, Costabile, durante gli anni trascorsi all’Università ‘La Sapienza’ di Roma, fu allievo di Giuseppe Ungaretti con il quale instaurò uno stretto legame di amicizia.
L’edizione, arricchita dall’introduzione di Aldo Nove e da una nota biografica di Giovanni Mazzei, conta non solo le due raccolte pubblicate in vita dall’autore, “Via degli Ulivi” (1950) e “La rosa nel bicchiere” (1961), ma alcune poesie disperse che non avevano trovato collocazioni in volume o uscite su riviste e periodici. Franco Costabile non era un ‘poeta calabrese’, ma un poeta. I drammi che afflissero la sua resa poetica non possono e non devono essere ascritti a un’identità territoriale o a un “indissolubile legame natale”. Aldo Nove, non a caso, nell’introduzione ricorderà che pur prendendo “la Calabria come punto di vista” la poesia di Costabile “si sposta lungo l’asse di un intero continente ed oltre, fino a raccogliere nel proprio respiro preciso e affannoso l’intero mondo e i suoi prometeici errori di prospettiva”. Franco Costabile non può neanche essere liquidato semplicemente come poeta ermetico: era un poeta libero e senza etichette perché etichetta non è può mai essere sinonimo di identità. Ciò che spingeva Costabile a scrivere era un vento silenzioso intriso di drammaticità, un respiro esperienziale di esistenze, prima, ed essenze poi, ma soprattutto l’urgenza del racconto, la premura di comporre. Movimenti invisibili che guardano con riverenza ai versi di Ungaretti, anticipano in parte, con quel «ed io vivo / col sale del tu pianto» contenuto in Via degli ulivi, la tragicità del Passaggio di Enea e de Il Seme del piangere di Giorgio Caproni, di un uomo costretto a fare i conti con il passato e con la «classica resistenza a una modernità schiacciante» di una terra contraddittoria, amara, ”infame”, reale. Di Giuseppe Ungaretti, legato a Costabile fino alla fine dei suoi giorni, sono i versi poi divenuti l’epitaffio del poeta calabrese incisi sulla lapide nel cimitero di Sambiase: “Con questo cuore troppo cantastorie /dicevi ponendo una rosa nel bicchiere/ e la rosa s’è spenta poco a poco/ come il tuo cuore, si è spenta per cantare/ una storia tragica per sempre”. 

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