Come pizzo leggero, la rara bellezza delle ceramiche di Squillace

Sembrano raffinati e leggerissimi pizzi con motivi vegetali, fiori stilizzati, figure zoomorfe di uccelli e pesci, motivi concentrici e intrecci geometrici. È la bellezza rara delle ceramiche di Squillace. Oggetti popolari, a volte diventati pezzi unici e ricercati, frutto del talento innato dei vasai che, dai tempi di Skylletion – la colonia greca del VI-V secolo a.C. da cui Squillace prende il nome – fino alla prospera Scolacium romana, hanno lavorato l’argilla e tramandato il mestiere. Con l’arrivo dei Bizantini si diffuse la tecnica dell’ingobbio e del graffito, che divenne il tratto caratterizzante della produzione, molto vivace per diversi secoli. Ci sono, per esempio, alcuni documenti settecenteschi che registrano a quell’epoca oltre trenta ceramisti attivi, tra cui maestri fajenzari che si dedicavano alla produzione delle “faenze”, le terrecotte coperte con smalto, e i pignatari, che lavoravano vasellame ingobbiato di uso comune.



Un mestiere ancora oggi vivo nel borgo, dove diversi maestri artigiani mantengono, insieme alle produzioni ceramiche di gusto moderno, la tecnica dell’ingobbio e del graffito a risparmio, che ha avuto anche il riconoscimento della DOC. Il segreto sta nella sapiente applicazione di un velo di argilla bianca liquida sul manufatto crudo, e poi nei motivi decorativi, incisi con una punta sottile prima della cottura. Proprio il contrasto tra il fondo rosso bruno e i segni chiari crea quell’effetto di grande eleganza su tutti gli oggetti creati, dalle forme tradizionali e non, così riconosciute e apprezzate ovunque.



Andando a visitare il borgo col suo antico Castello normanno, si può conoscere da vicino la produzione grazie alle botteghe e ai laboratori sempre pronti ad accogliere. Sul portale Meraviglie di Calabria è disponibile una selezione dedicata alle ceramiche di Squillace, con oggetti che riprendono le forme e le tecniche classiche. La riscoperta scientifica delle ceramiche squillacesi la si deve soprattutto a Guido Donatone, storico dell’arte e studioso della ceramica meridionale. Fu lui a dimostrare come i manufatti a graffito conservati in musei italiani e stranieri fossero prodotti delle botteghe locali del XVII secolo, restituendo a Squillace la piena paternità di una tecnica antichissima. Opere provenienti da Squillace si trovano al Victoria and Albert Museum di Londra, al Metropolitan Museum di New York, al Museo di Capodimonte di Napoli e al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, oltre che in collezioni private in Italia e all’estero. Il Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato ha riconosciuto Squillace come zona di affermata tradizione ceramica, inserendola tra le città italiane della ceramica, e unica della Calabria.
(Da.Ma.) info@meravigliedicalabria.it