‘Cuochi d’altri Mondi’, quando la cucina è un ponte tra culture

Per due mesi, a Cosenza, dieci giovani migranti provenienti dai centri SAI di Casali del Manco, Celico, Mendicino e Domanico, tutti gestiti dal Centro di Solidarietà Il Delfino, hanno vissuto un’esperienza che ha il sapore delle prime volte, dei sogni che prendono forma, delle mani che imparano a raccontare il mondo attraverso il cibo.
Il progetto “Cuochi d’altri Mondi”, ormai prossimo alla conclusione, non è stato soltanto un corso di formazione culinaria: è stato un laboratorio di comunità, un ponte tra culture, un luogo dove la diversità non divide ma arricchisce.
Nella cucina della Maccaroni Chef Academy, guidati dallo chef Roberto Spizzirri, questi ragazzi hanno impastato, tagliato, assaggiato, sbagliato, riprovato. Hanno riso, si sono emozionati, hanno condiviso ricette e ricordi. Hanno scoperto che la cucina non è solo tecnica, ma un linguaggio universale capace di unire storie lontane.

Le loro storie: dieci mondi che si incontrano attorno a un fornello
Amara Camara – Mali, 22 anni – SAI Ordinari Mendicino. In Italia da due anni, racconta che la cucina è sempre stata un rifugio. «Quando cucino, penso alla mia famiglia. Il profumo del riso e delle spezie mi fa sentire meno lontano». Durante il corso ha scoperto la pasta fresca: «Non pensavo fosse così difficile… ma ora mi piace. È come costruire qualcosa da zero».

Fahima Faqiri – Afghanistan, nata nel 1994, SAI “La Terra di Mezzo” Domanico – è arrivata in Italia il 4 aprile 2024. Porta con sé la delicatezza della cucina afghana. «Ho imparato a cucinare da bambina, guardando mia madre. Qui ho trovato il coraggio di ricominciare». Il suo piatto preferito da preparare? «Le verdure al forno italiane: semplici, ma piene di colore». Farag Mohamed Ragab Ahmed Shaaban Mohamed – Egitto, 17 anni, SAI MSNA “Gran Burrone”, Casali del Manco – è arrivato a settembre 2024. Lui è il più curioso del gruppo. «Mi piace capire come funzionano le cose. La cucina italiana è diversa dalla nostra, ma alcune tecniche sono simili. Mi sento a casa quando preparo il pane». Ahmed Yahia Seoudy Saad Said – Egitto, 17 anni, SAI MSNA “Gran Burrone”, Casali del Manco – è arrivato a maggio 2025. Ahmed sogna di diventare pizzaiolo. «La pizza è come un sorriso: piace a tutti. Voglio imparare a farla bene, per lavorare e per rendere felici le persone».
Gli altri protagonisti: dieci giovani, dieci viaggi, un’unica direzione
Dal SAI di Celico hanno partecipato Keita Mohamed (Guinea, 16 anni), Sangaj Ebrima (Gambia, 17 anni) ed Eid Mohamed Eid Mohamed (Egitto, 17 anni).
Dal SAI MSNA di Mendicino: Hossen Rased (Bangladesh, 17 anni), Shik Saiful (Bangladesh, 17 anni) e Hossian Ujjol (Bangladesh, 18 anni), inseriti nel progetto dopo l’arrivo in Italia tramite sbarco a Porto Empedocle nel febbraio 2025.
Ragazzi giovanissimi, con storie difficili alle spalle, che in questo percorso hanno trovato adulti capaci di ascoltare, guidare, proteggere. I loro “angeli custodi” nei SAI – Pietro Spadafora, Cettina Santangelo e Lidia Pantusa – li hanno accompagnati passo dopo passo, sostenendoli nelle sfide quotidiane e nelle piccole grandi conquiste.
Un progetto che diventa modello regionale
Il 15 dicembre prossimo, alla conferenza stampa conclusiva, sarà presente anche l’Assessore al Welfare della Regione Calabria, Pasqualina Straface, che ha sostenuto il progetto nell’ambito della sua delega all’immigrazione. L’assessore riconosce “Cuochi d’altri Mondi” come un modello virtuoso di integrazione socio-lavorativa: formazione professionale, inclusione culturale e inserimento lavorativo sono i tre pilastri su cui la Regione intende continuare a investire per trasformare l’accoglienza in opportunità reale. «Questi giovani – sottolinea Straface – possono diventare una risorsa per la Calabria. Dobbiamo sostenerli affinché costruiscano percorsi di integrazione legale e siano protetti da ogni forma di sfruttamento».

Oltre il corso: il futuro che inizia ora
Al termine della formazione, i ragazzi vivranno una serie di giornate in azienda, per conoscere da vicino le realtà del territorio e avvicinarsi concretamente al mondo del lavoro. Per molti di loro sarà la prima volta in una cucina professionale, la prima volta con una divisa, la prima volta in un luogo dove il futuro non fa paura. “Cuochi d’altri Mondi” non è solo un progetto: è un seme. Un seme piantato nella terra calabrese, che parla di accoglienza, dignità, possibilità. Un seme che, grazie al lavoro del Centro Il Delfino e dei Comuni coinvolti, sta già germogliando nelle mani e nei sorrisi di questi dieci giovani. E forse, un giorno, li ritroveremo dietro un bancone, in un ristorante, in una cucina di paese o in una grande brigata. E potremo dire che tutto è iniziato qui: in una scuola di cucina, a Cosenza, dove dieci ragazzi hanno scoperto che il futuro può avere il profumo del pane appena sfornato.
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