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Escursionismo, Gente in Aspromonte presenta i “Sentieri dimenticati”

Escursionismo, Gente in Aspromonte presenta i “Sentieri dimenticati”

La riscoperta dei vecchi sentieri aspromontani rappresenta un passo fondamentale per valorizzare un territorio ricco di storia e cultura, che rischia di vedere scomparire un patrimonio di vie e percorsi che per secoli hanno collegato paesi, campagne e montagne. Questi antichi tracciati, spesso dimenticati, testimoniano la vita quotidiana, le attività agricole e gli scambi commerciali del passato, offrendo oggi l’opportunità di un turismo consapevole e di una conoscenza più profonda delle tradizioni locali. Recuperare e valorizzare questi percorsi significa non solo preservare la memoria storica, ma anche rafforzare il legame tra l’uomo e un ambiente naturale che va tutelato.

Questi i temi trattati durante la presentazione del Programma Escursionistico 2025 dell’Associazione “Gente in Aspromonte” che si è tenuta nella Sala del Museo del Bergamotto di Reggio Calabria, gentilmente concessa dal presidente Vittorio Caminiti. L’evento ha visto la partecipazione del presidente dell’Associazione, Totò Pellegrino, della vicepresidente Gabriella Deleo, dello storico Orlando Sculli e dei rappresentanti del Parco Nazionale dell’Aspromonte: il commissario Renato Carullo e il direttore facente funzione Sabrina Scolera.

L’incontro è stato avviato dai saluti introduttivi e dai ringraziamenti, affidati alla dottoressa Deleo in qualità di coordinatrice. Il presidente Pellegrino ha presentato una relazione dettagliata sulle attività svolte nel 2024 e sui progetti per il 2025, con un programma escursionistico dedicato ai “Sentieri dimenticati”.

Durante l’evento è stato approfondito il ruolo storico delle mulattiere, le antiche vie di collegamento tra paesi, campagne e montagne. Prima dello sviluppo della rete stradale vera e propria, queste vie, sempre “selciate” con sassi ben piantati nel terreno, erano sufficientemente larghe da permettere il transito contemporaneo dei viandanti nei due sensi. Costituivano infrastrutture essenziali per tutte le attività del mondo contadino. Il sistema costruttivo, ereditato dai romani e noto come “a schiena d’asino”, prevedeva una sezione trasversale con pendenze degradanti dal centro verso i lati, dove venivano ricavate cunette per facilitare il deflusso dell’acqua piovana e dello sporco.

Con il tempo, questi sentieri, insieme alle mulattiere e alle strade sterrate, sono stati progressivamente abbandonati. Oggi, raramente percorsi e spesso neppure segnalazioni sulle carte, possono presentare disconnessioni dovute a frane, dissesti idrogeologici e alla vegetazione che progressivamente si riappropriano del territorio.

Lo storico Orlando Sculli ha poi approfondito i toponimi legati a queste antiche vie, illustrandone le origini e le modalità costruttive. A seguire, i rappresentanti del Parco Nazionale hanno affrontato le criticità legate alla gestione della sentieristica, ribadendo la disponibilità a collaborare, pur nelle difficoltà rappresentate da risorse limitate e organico ridotto.

In chiusura, il presidente del Museo, Vittorio Caminiti, ha voluto servire ai presenti in segno di ospitalità la tradizionale “Scirubbetta” al gusto di bergamotto, uno dei simboli propri del territorio reggino.

(Da.Ma) info@meravigliedicalabria.it

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