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Festival EXIT, De Andrè canta e racconta Faber. «Ci insegna a mettere l’amore sopra ogni cosa»

Festival EXIT, De Andrè canta e racconta Faber. «Ci insegna a mettere l’amore sopra ogni cosa»

Due ore senza mai fermarsi, una chitarra, il violino, e poi il bouzouky e il pianoforte. Cristiano De Andrè, a 25 anni dalla morte del padre Fabrizio De André, rende omaggio ad un simbolo della musica italiana. E lo fa in un tour, in giro per l’Italia, che fa tappa anche in Calabria a Corigliano Rossano. Il Festival EXIT ragala un altro imperdibile appuntamento, al Quadrato Compagna i posti sono tutti sold out.
Tutti in piedi a fine concerto per tributare una meritata standing ovation all’artista protagonista di un meraviglioso viaggio musicale che abbraccia la storia italiana dalla metà degli anni ’60 fino ai giorni nostri. Sul palco, Cristiano è accompagnato da una band di talentuosi musicisti: Osvaldo Di Dio alle chitarre, Davide Pezzin al basso, Luciano Luisi alle tastiere, e Ivano Zanotti alla batteria. Luisi ha collaborato al riarrangiamento di tutti i brani.

Il concerto

Nessuna rilettura in chiave moderna, le parole e i testi di Faber: unici, potenti, maledettamente attuali. Come i brani che parlano dei conflitti. «Era dalla parte degli ultimi, era convinto che dovesse esserci un modo per vivere senza dolore», dice Cristiano dal palco. Le poche pause sono tutte dedicate ai ricordi di papà Fabrizio. Un rapporto non sempre semplice il loro. «Ero innamorato della musica, lui mi sconsigliava di intraprendere questa carriera e voleva facessi il veterinario. Negli anni accettò la mia passione e in un tour mi permise di riarrangiare alcuni pezzi. E’ stato bellissimo condividere il palco insieme a lui». Non solo gioie, essere “figlio di” pesa come un macigno sui sogni e sulle ambizione di un ragazzo desideroso di vivere di musica. «Il confronto con mio padre è stato inevitabile, c’era sempre chi mi diceva “e ma tuo padre…”. E’ stato doloroso, ho sofferto un po’ di più ma alla fine ho scelto di fare quello che mi piaceva e di mettere da parte i giudizi».
Tornando alla potenza dei testi di Faber, il riferimento è a quanto sta accadendo a Gaza. «Un giorno mio padre mi disse di sentirsi sconfitto, mi confessò di aver scritto tanti testi contro la guerra e il potere, e aggiunse “non è servito a niente”». Non era rassegnazione, ma presa di coscienza di un mondo che andava e va al contrario. Nelle sue canzoni Faber ci insegna “a mettere l’amore sopra ogni cosa”. «C’è tanta spiritualità in “Bocca di Rosa” o ne “Il pescatore”», sussurra Cristiano. Che aggiunge: «Cristo è stato il più grande rivoluzionario della storia ma pensando a come vanno oggi le cose, il mondo va esattamente al contrario rispetto al suo messaggio». Il concerto prosegue, la musica conquista il pubblico impegnato a cantare melodie eterne mentre De Andrè passa da uno strumento ad un altro, da una canzone ad una poesia. L’atmosfera è magica, il cielo stellato, Cristiano è magnetico, quella voce riporta la memoria ai concerti di papà Fabrizio. Prima di salutare il pubblico e concedersi per qualche foto, l’ultimo messaggio: «All’odio rispondiamo con l’amore, sempre».
info@meraviglie.it

Cristiano De Andrè

di Fabio Benincasa

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