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Gli affreschi di Salvatore Fiume a Fiumefreddo stasera su Rai Storia

Gli affreschi di Salvatore Fiume a Fiumefreddo stasera su Rai Storia

L’arte di Salvatore Fiume, dalla natia Sicilia alla vecchia filanda in disuso a Canzo, in Lombardia, imparando con fatica negli anni della giovinezza e destinata a diventare una delle più feconde officine creative del Novecento. Senza dimenticare la ‘sua’ Africa e l’impresa artistica di Fiumefreddo, in Calabria.

Tutto questo nel racconto e negli incontri del critico d’arte Roberto Litta in ‘Salvatore Fiume. Il mestiere della pittura’ di Amalda Ciani Cuka, con la collaborazione di Martina Callegarin e la regia di Pasquale D’Aiello, in onda lunedì 8 dicembre alle 21.10 in prima tv su Rai Storia per ‘Italia. Viaggio nella Bellezza’.

Lo speciale ripercorre le tappe della sua vita, intrecciando vita e arte: gli esordi non semplici, la consacrazione con le ‘Isole di statue’ e ‘Città di statue’ nella prima personale milanese, nel ’49, tra classicità e metafisica; la collaborazione con il Teatro alla Scala; le storie dell’Umbria ispirano a Piero della Francesca e Paolo Uccello; le enormi opere per i transatlantici ‘Giulio Cesare’ e ‘Andrea Doria’; e la passione per l’Africa che si materializza in quella ‘Gioconda africana’ del ’74 con il volto di Zauditu Negash, che – dopo la scomparsa della moglie – sarebbe diventata compagna di vita.

Fino al ciclo di affreschi di Fiumefreddo Bruzio, dove – in un lungo work in progress – il pittore realizza opere nel Castello e nella Cappella di San Rocco, oggi gelosamente custodite dalla comunità. A raccontare questa vicenda, oltre a Litta, intervengono i figli di Fiume – Luciano e Laura – e gli esperti Elena Pontiggia, Cristina Galassi, Alfonso Ippolito, Helena Cantone e Roberto Borghi.

Nell’estate del 1975 l’artista intervenne sulle pareti di un castello settecentesco allora in condizioni precarie. Dipinse tredici superfici interne ed esterne, realizzando tre cicli narrativi: due richiamano episodi di ambientazione medioevale, mentre nel terzo dipinge la figura di una giovane schiava calabrese imprigionata dai Turchi. È un racconto che Fiume traduce in immagini essenziali, così com’è il suo modo di lavorare. Da quella permanenza nacquero anche dipinti ispirati alle incursioni saracene del IX secolo, un tema che aveva conosciuto dalle storie sul territorio.

Nel 1976, l’artista dipinse la cupola della cappella di San Rocco con quattro momenti del cammino del Santo durante l’epidemia di peste: l’incontro con la malattia, la cacciata della morte, la diffusione della fede e il ritorno alla vita. La scena finale è un’immagine di rinascita con Adamo ed Eva sotto un albero tornato a fiorire.

Nel 1996, all’età di ottantun anni, Fiume tornò a Fiumefreddo per intervenire nuovamente sulle superfici interne del castello, riprendendo il filo di un lavoro che considerava parte integrante della propria ricerca. Dipinse così La stanza dei desideri con nuove scene in cui compaiono anche il tenore Luciano Pavarotti e un autoritratto in cui l’artista è insieme alla seconda moglie Zeuditu.

info@meravigliedicalabria.it

Foto copertina di Leonardo Massaro; foto di Salvatore Fiume da fiume.org

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