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I riti dell’Affruntata, tra sacralità e passione popolare

I riti dell’Affruntata, tra sacralità e passione popolare

di Roberto De Santo

È lo scoppio della felicità, vera, teatrale, corale e di piazza. Un sentimento che scuote dal profondo gran parte della Calabria. Prima la pietas diffusa, la compartecipazione al dolore e la penitenza fino all’autoflagellazione.  Poi l’esplosione della gioia per il Cristo risorto. La vita che vince sulla morte. Una madre che rivede il figlio creduto morto e con lui risuscita dal dolore. La speranza che diviene realtà. Nel rito più diffuso in Calabria nella Domenica di Pasqua – l’Affruntata con le sue varianti lessicali territoriali – si ritrovano tutti questi valori.


E la partecipazione massiccia nei tanti luoghi dove si celebra il rituale dimostra il legame con questa rappresentazione scenica di un racconto più popolare che religioso. Nei testi ufficiali quell’incontro tra San Giovanni Apostolo, Maria e Gesù non si trova traccia. Se non in una versione apocrifa del Vangelo di Gamaliele e nelle liturgie bizantine (forse non a caso questo rito è più diffuso nelle aree dove l’influenza bizantina è stata maggiore).

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Ma al di là dei testi è il sentire popolare che prevale e così i tre protagonisti acquisiscono una sacralità assoluta. Trasmessa per secoli da generazioni in generazioni divenendo imprinting per intere popolazioni.  

Il rito

Si ritiene che questo rito – diffuso anche in altre parti dell’Italia Meridionale ed insulare – risalga al 1600 e sia legato alla tradizione iberica della Semana Santa quando gli spagnoli dominavano queste terre. Anche se c’è chi ritiene – gli studiosi sono divisi sulle esatte origini – che tragga spunto dalle “sacre rappresentazioni” del Medioevo. Di certo c’è che la ritualità è rimasta immutata in diverse aree della Calabria. In particolare nel Vibonese, nella parte meridionale del Catanzarese ed in alcuni comuni della provincia di Reggio Calabria.

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La processione dell’Affrontata negli anni Sessanta


Si stima che siano circa 70 i Comuni calabresi in cui il rito dell’Affruntata è diffuso e che prende diversi nomi: Cunfrunta, Cunfruntata, Cumprunta, Cumprunti, Ncrinata e Svelata. In alcuni casi varia anche il giorno in cui si tiene anche se è prevalente proprio la Domenica di Pasqua. Tra i più noti oltre a quello che si svolge a Vibo Valentia, quelli che si tengono nella sua provincia come l’Affruntata di Sant’Onofrio e la “Cumprata” di Soriano Calabro. E poi c’è la “Cumprunta” di Badolato Superiore e la “Cufrunda” di Santa Caterina dello Ionio, entrambi nel Catanzarese. Come nel Reggino a San Giorgio Morgeto si celebra l’“Affruntata” e a Siderno con il rito della “Confrontata”.

Per tutti però la matrice è unica e medesimo è lo sviluppo scenico della rappresentazione. Questa si svolge nelle vie e nelle piazze dei comuni coinvolti pienamente nel rito. Qui le statue raffiguranti la Madonna, Gesù Cristo e San Giovanni Apostolo – portate in spalla – compiono dei percorsi predeterminati che culminano in un rituale movimento che simboleggia l’incontro tra San Giovanni e la Madonna e poi quello con Gesù. Un andirivieni ritmico con inchini e avvicinamento delle statue ripetuti – da qui il nome di “Affruntata” – quasi una sorta di danza che è nella maestria dei portatori delle statue far riuscire al meglio. L’incontro tra Giovanni e Gesù poi quello tra l’Apostolo prediletto e la Madonna per annunciare la risurrezione del figlio. L’incredulità di Maria vestita a lutto per la morte di Gesù.

Fino alla felicità per l’incontro con il Risorto materializzata dalla caduta del velo. Un momento topico quest’ultimo che determinerà – secondo la tradizione – l’andamento dell’intero anno. Se quel velo non dovesse cadere bene, lasciando libera la statua della Madonna vestita nei suoi chiari colori (bianco a celeste cielo), sarebbe un cattivo presagio.

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Un momento della processione che per questo viene vissuto con una sorta di ansia collettiva che diviene tripudio quando la rappresentazione con l’incontro finale della Madonna e Giovanni con Gesù riesce nel migliore dei modi. Per la terra delle “Affruntate” solo ora è pienamente Pasqua.
Religione, tradizioni e superstizioni che si incrociano e che sono l’humus culturale nel quale tutti i riti della settimana santa si perpetuano da secoli in Calabria.

info@meravigliedicalabria.it    

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