IBIS, l’arte effimera dello stone balancing sulle spiagge dello Jonio

Equilibrio, respiro e fragilità raccontano la natura dello stone balancing, l’arte di bilanciare pietre e massi senza altri sostegni. Una pratica che appartiene a culture diverse, dai rituali buddhisti alla tradizione mediterranea, e che nel tempo si è trasformata in linguaggio contemporaneo, a metà fra land art e meditazione creativa, che ha scelto l’effimero come segno artistico e politico.
Negli ultimi decenni questa disciplina ha trovato riconoscimento internazionale attraverso festival e performance. Artisti come Michael Grab e John Felice Ceprano, insieme a molti altri, danno forma a installazioni che durano pochi minuti o pochi giorni. Torri, archi e figure geometriche impensabili sono destinate a dissolversi con il vento o con il moto delle acque. Opere il cui valore non sta nella permanenza, ma nell’atto stesso della loro creazione, nel tempo sospeso che l’artista e chi osserva condividono davanti alla materia in equilibrio.

Una dimensione che in fondo richiama la pratica dei mandala di sabbia tibetani. Anche in quel caso, ciò che rappresenta un diagramma spirituale, viene composto con infinita pazienza e subito dopo distrutto, come esercizio di meditazione e consapevolezza. Lo stone balancing ne condivide la logica: la durata non è l’obiettivo, poiché l’essenza risiede nel processo, nella concentrazione e nella consapevolezza che accompagnano il gesto.

In molti giocano con i sassi con naturale inclinazione, ma certamente conoscono i principi della fisica. Il bilanciamento avviene attraverso la ricerca dei punti di contatto e il calcolo istintivo delle forze in gioco. L’artista osserva peso, gravità e attrito e li trasforma in equilibrio visibile.
Anche in Calabria, per il decimo anno consecutivo, IBIS – International Balancer Ionian Stones Festival, dal 26 al 31 agosto ha percorso gran parte del litorale ionico. Il festival è stato promosso da Mario Carnè, coadiuvato da Pinky Par Monks e Santo Curcio, e ha portato sulle spiagge e nei siti archeologici della costa artisti provenienti dall’Italia e dall’estero.


L’itinerario è partito da Crotone ed è proseguito a Le Castella, nell’area del Castello Aragonese, e a Capo Rizzuto. Poi a Caminia e alla Grotta di San Gregorio, fino alla chiusura al Parco Archeologico di Monasterace, l’antica Kaulonìa in provincia di Reggio Calabria. In ogni luogo, pietre in equilibrio precario si sono visivamente contrapposte alle magnificenze perenni del castello aragonese, delle scogliere, delle cavità naturali, dei resti della città magnogreca.

In questa edizione ha partecipato anche Marco Quercioli – campione mondiale della disciplina e vincitore dell’European Land Art Festival & World Rock Stacking Championships del 2024 in Scozia – insieme a Nicola Edelman, Alessandro Guerriero Trecce, Barry Andrew Ouimet, Attilio Armone, Antonella Abbruzzese, Antonietta Tolomeo e allo stesso Mario Carnè.



Ognuno ha cercato, raccolto e composto qualcosa che potesse raccontare l’ispirazione naturale di un momento. Equilibrio bello e fragile, contemplato nell’estetica del transitorio, la prospettiva diversa sul modo di intendere la creazione. Vivere nel qui ed ora, lasciare andare. E IBIS Festival ne dimostra tutta la vitalità.
di Daniela Malatacca (info@meravigliedicalabria.it)