In cammino sulle orme di Gioacchino da Fiore

«Una regione dolcemente ondulata con le cime delle colline coperte di boschi e le valli in parte coltivate e in parte adibite a pascolo. Se non fosse per la mancanza dell’erica, il viaggiatore potrebbe credere di essere in Scozia». Norman Douglas, raffinato scrittore inglese, racconta le emozioni vissute nell’altopiano silano nelle pagine del suo “Old Calabria”.
Il percorso
In questi luoghi, lungo i sentieri di San Giovanni in Fiore, che Gioacchino da Fiore – abate calabrese, teologo, scrittore ed ispiratore del moderno pensiero occidentale – decide di fondare il suo ordine monastico. Le sue visioni hanno attraversato i tempi e continuano ad influenzare, ancora oggi, larga parte del cattolicesimo. Il desiderio di ripercorrere il cammino anima lo spirito dei trekkers della Uisp Catanzaro ideatori delle “Camminate Gioachimite“. Il raduno in Piazza Duomo nel cuore di Catanzaro che anticipa la vera partenza dal Parco della Biodiversità, il polmone verde della città capoluogo: quasi 100 chilometri da percorrere tutti rigorosamente a piedi, attraversano boschi e sentieri per cinque giorni, fino all’arrivo a San Giovanni in Fiore.


«Si cammina in montagna lungo antichi sentieri percorsi sterrati e strade provinciali, si passerà dall’Abbazia di Corazzo, della quale Gioacchino fu Abate nel comune di Carlopoli e poi da Borgo Spineto di Aprigliano fino all’Abbazia florense», racconta un delegato della Uisp Catanzaro. Tante le tappe: «Partiamo da Catanzaro, visitiamo l’Abbazia di Corazzo e poi proseguiamo fino al Bivio Spineto prima di raggiungere Trepidò. Ultimo check point prima dell’ultima tappa che conduce dritti a Corazzo». La figura carismatica dell’Abate è la scintilla che accende la curiosità dei viaggiatori, desiderosi di conoscere luoghi inesplorati, tra miti e leggende, storia ed autentiche narrazioni. «Avere la possibilità di ammirare la maestosità dell’Abbazia florense è una emozione unica», confessa un trekker.
Tra storia, mito e leggenda
Dopo aver attraversato il ponte ferroviario della Fiumarella, noto purtroppo per il tragico incidente che nel 1961 costò la vita 71 passeggeri arriviamo all’acquedotto del Visconte: realizzato dai francesi per fornire acqua a Catanzaro. Gioachino Murat, il 22 giugno del 1810, firmò il decreto per avviare la costruzione dell’opera, poi completata nel 1893. L’acquedotto è caratterizzato da una serie di gallerie scavate nella roccia, da una condotta a volta e da numerosi separatori ancora visibili. Oggi è in disuso. La prima tappa si conclude con l’arrivo Gimigliano con la visita del quadro della Madonna di Porto o Costantinopoli che pone fine al primo atto del percorso. Una sosta e poi zaino in spalle e di nuovo trekkers in cammino, ad attenderli diversi chilometri da percorrere. Sullo sfondo il fiume Corace che lega il suo nome all’Abbazia cistercense di Corazzo e riporta al mito di Ulisse, la cui figura è richiamata dal filologo tedesco Armin Wolf nel libro “Ulisse in Italia. Sicilia e Calabria negli occhi di Omero“. Il docente e storico individua l’area del naufragio dell’eroe proprio nell’istmo di Catanzaro.



L’Abbazia di Corazzo e i suoi tesori
E’ una delle monumentali Abbazie sorte in Calabria circa dieci secoli fa ed è un luogo iconico della grande, seppur poco conosciuta, storia calabrese. L’Abbazia di Santa Maria di Corazzo, uno degli avamposti della rilatinizzazione della Calabria avviata dai Normanni è situata al limite delle province di Catanzaro e Cosenza e costituì per lungo tempo un punto di riferimento spirituale, religioso, culturale ed economico per un territorio molto vasto.
Siamo nel territorio del comune di Carlopoli e qui, poco distante dal centro abitato su un lembo di terreno pianeggiante in prossimità del fiume Corace sorgono le rovine di quello che fu un luogo dello spirito, della memoria e della cultura calabrese. A fondare questa Abbazia furono nell’XI secolo i monaci Benedettini, nel XII la ricostruirono i Cistercensi; ad essa sono legate importanti pagine della storia di quel territorio e dell’intera regione. Oggi, i maestosi ruderi dell’abbazia sono protagonisti di un paesaggio di esclusivo pregio spirituale. Si ha quasi la sensazione di poter rivivere il costante esercizio della preghiera dei monaci, la loro dedizione al lavoro e allo studio “ora et labora”.




Ph. Meraviglie di Calabria – Vietata la riproduzione
L’arrivo a San Giovanni in Fiore
Le tappe sono incessanti come i passi dei trekkers che macinano chilometri per raggiungere la meta finale, l’Abbazia florense di San Giovanni in Fiore. Un autentico tesoro di arte e cultura, scrigno ed emblema di una tradizione spirituale e culturale ancora viva. Nella cripta dell’Abbazia, austera e semplice, l’urna con le spoglie dell’Abate che Dante definisce «il calavrese di spirito profetico dotato».




Ph. Meraviglie di Calabria – Vietata la riproduzione
di Fabio Benincasa