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Kaulonìa, tutte le storie ancora da raccontare

Kaulonìa, tutte le storie ancora da raccontare

Proprio a un passo dal mare. È qui che Kaulonìa se ne sta, distesa, da millenni. Chissà cosa pensarono gli Achei di Crotone quando scelsero di affidare a questo luogo di infinita bellezza i propri destini. Vicino al promontorio di Punta Stilo, sul tratto di costa di Monasterace, ci sono i resti della città magnogreca – che gli studiosi hanno datato alla seconda metà del VII secolo a.C. – che ancora evoca la vita di una delle più antiche e magnifiche culture.

Scoperta dall’archeologo Paolo Orsi con i primi scavi agli inizi del Novecento, la città ha le tracce del suo Tempio Dorico periptero, costruito con blocchi di arenaria, che ancora oggi domina quella piccola porzione di paesaggio sullo Jonio. All’interno di uno degli edifici nella parte centrale del parco, è stato svelato nel 2012 – in una delle campagne di scavi dell’archeologo Francesco Cuteri –  un eccezionale mosaico policromo che per gli studiosi è indicativo del cambio della destinazione d’uso della costruzione, nei secoli, da funzione abitativa a termale, fino a diventare luogo di culto. Una visione spettacolare per la ricchezza dei motivi decorativi che creano un paesaggio popolato di miti marini. Draghi, ippocampo, delfini, che riportano alla memoria i culti legati ad Apollo e Dioniso.

Tra i reperti più interessanti e di rara bellezza, c’è senza dubbio anche il mosaico della Casa del Drago – raffigurante la creatura mitico-leggendaria – una delle opere pavimentali più antiche della Calabria, scoperta negli anni ’60 . In origine collocato all’ingresso di una sala da banchetto, è esposto – accanto al Parco dell’antica Kaulonìa – nel Museo Archeologico che custodisce molti dei reperti rinvenuti nell’area, come la Tabula Cauloniensis, una tavola bronzea del V secolo a.C. iscritta in alfabeto acheo e dedicata a Zeus.

Il museo include anche una sezione dedicata ai ritrovamenti subacquei, tra cui basi e parti superiori di colonne ioniche, che si trovavano nel fondale antistante il sito. Questi reperti, insieme alle bitte che indicano la presenza di un antico molo, raccontano della vocazione commerciale di Kaulonìa, confermata anche dal rinvenimento di anfore contenenti la pece prodotta dai Bruzi e utilizzata nelle costruzioni navali.

Dal primo agosto 2024, il Parco archeologico dell’antica Kaulonìa ha riaperto al pubblico dopo la realizzazione dei nuovi percorsi di visita, e rientra nella complessiva operazione di rilancio che riguarda tutti i siti magnogreci della regione.

È Elisa Nisticò, archeologa e direttrice del Parco, a spiegare la portata di questo luogo e il rinnovato entusiasmo verso Kaulonìa, già completamente alle prese con la nuova e felice stagione. «È una delle gemme nascoste di questa regione, è un museo, un parco di una valenza straordinaria per quello che racconta, ma anche per quello che ancora può raccontare», afferma la Nisticò, sottolineando come il parco e il museo si stiano aprendo al pubblico con una veste completamente rinnovata.

Quasi tutte le colonie della Magna Grecia, avevano forse una sorte già scritta, la loro storia destinata in qualche modo a finire, ma capitava che ne iniziasse poi un’altra. Come quella, pure magnifica, delle colonie romane. Un esempio, tra quelle più importanti, è Skylletion che fu fondata dagli Ateniesi, ma che divenne poi la ricca colonia di Scolacium – rifondata dai Romani – nell’attuale Roccelletta di Borgia. Come per Kaulonìa «anche per Scolacium abbiamo prospettive importanti, sia per una grandiosa stagione di indagini archeologiche, sia per la messa in sicurezza delle strutture già esistenti. Di questo siamo molto contenti perché nuovi scavi porteranno nuova conoscenza, e quindi nuove possibilità di raccontare meglio la storia della Magna Grecia», aggiunge la Nisticò, collegando i due parchi sotto la sua direzione.

L’estate scorsa, con Filippo Demmadirettore dei Parchi archeologici di Crotone e Sibari, e alla Direzione regionale Musei Calabria – si è avuta ulteriore conferma della crescita esponenziale del Museo archeologico di Sibari, poi celebrata con l’evento di Vinitaly and the City. Il Museo nazionale archeologico di Reggio Calabria ogni anno segna pure una progressione positiva per numero di visitatori. Anche per Kaulonìa e Scolacium, a quanto pare, va sempre meglio.

«È andata molto beneconferma Elisa Nisticò-. Solo nel mese di agosto, Monasterace ha accolto tantissimi visitatori come non ne vedevamo da anni. Tanti amici del Museo si sono resi complici della bellezza e hanno prestato la loro guida incoraggiando le visite al Parco. Scolacium è un discorso un po’ diverso perché è già – per i numeri che fa – tra i primi siti visitati della Calabria. Noi ne siamo soddisfatti, ma soprattutto siamo contenti perché anche nei mesi di maggiore flusso turistico, continuiamo a offrire attività ed eventi, promossi chiaramente dai due musei».

La tarda primavera e l’estate sono certo le stagioni del grande viavai, ma i siti archeologici calabresi, da qualche anno a questa parte, grazie al lavoro di Filippo Demma, sono riusciti a destagionalizzare gli arrivi. Infatti, anche per il Museo e Parco archeologico dell’Antica Kaulonìa «quella autunnale-invernaleanticipa la responsabile del Parcosarà una stagione altrettanto importante, quella che poi ci accompagnerà verso l’estate del 2025. Offriremo nuovi servizi educativi, così come il direttore Demma li ha felicemente immaginati, voluti e promossi. Il 3 novembre prossimo iniziamo proprio a Monasterace».

Sotto le attività genericamente definite “servizi educativi”, in realtà c’è l’idea che i parchi archeologici siano da proporre e da restituire in modo diverso ai visitatori. Ogni nuovo ritrovamento, per esempio, può essere trasformato in un’occasione di conoscenza, di partecipazione del pubblico alla costruzione stessa del momento, all’emozione della scoperta, superando l’ovvietà di un puro evento di presentazione. È solo un esempio che però ci dice che, se finora i musei e i siti archeologici hanno suggerito l’idea di luoghi di conservazione distanti e muti, oggi invece, gli stessi, si aprono a una serie di iniziative che sollecitano un interesse davvero straordinario e trasversale. Come a dire che non sono luoghi riservati solo agli studiosi, ma parlano proprio a tutti, con un linguaggio diverso, dinamico, accattivante. Si tratta proporre contenuti digitali, nuovi format, l’allestimento di moderni percorsi espositivi, mostre permanenti e temporanee, e tanto altro ancora.

A questo piccolo Rinascimento appartiene anche alla piccola Kaulonìa «Sarà una stagione importante per noi. Dopo aver dovuto chiaramente colmare tutta una serie di problematiche del passatoconclude Elisa Nisticòoggi finalmente abbiamo delle strutture efficienti che siamo entusiasti di valorizzare, e ovviamente di lavorarci dentro, perché possiamo veramente rendere onore ai luoghi della nostra storia».

Di Daniela Malatacca (info@meravigliedicalabria.it)

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