La Calabria di Osterie d’Italia 2026, osti e insegne raccontano il territorio

È «dinamico e ricco di autorevolezza» il panorama gastronomico della Calabria raccontato dall’edizione 2026 di Osterie d’Italia, il sussidiario del “mangiarbere” all’italiana edito da Slow Food Editore.
«Negli ultimi anni – scrive Vincenzo Alvaro, coordinatore regionale della guida di Slow Food – la Calabria ha saputo conquistare la ribalta tra le nuove visioni della cucina italiana. Uno scenario interessante che non ha mai tradito il suo legame a doppio filo con la tradizione, pur guardando a evoluzioni contemporanee che fanno degli osti e delle ostesse della regione i veri alfieri di una consapevolezza che mette tutti d’accordo».
Nella guida presentata a Torino, presso OGR, come “libro mastro” che racconta le diversità della cucina italiana, sono recensite 1.980 insegne scelte in ogni angolo del Paese per la cucina territoriale autentica, la rigorosa selezione degli ingredienti e l’atmosfera. Per la Calabria sono 73 le insegne recensite, con un totale di 14 chiocciole, 6 novità e 12 locali quotidiani.

A riprova della dinamicità e della visione evoluta della cucina territoriale, il premio “Giovane dell’anno” è stato assegnato a Giuseppe Fragomeni dell’osteria Zio Salvatore di Siderno Superiore. «Per la determinazione nel tornare a casa e portare una visione. Un cuoco di 22 anni – è scritto nella menzione – che fa del suo retaggio culturale la misura innovativa di un ritorno alla terra attraverso l’osteria: la sua terra e quella della sua famiglia, il suo paese e la voglia di vederlo vivo, popolato e stimolante. L’osteria può cambiare vite e interi borghi».


«Le insegne recensite in guida – ha continuato Vincenzo Alvaro nel presentare la Calabria – possono definirsi luoghi in cui si promuove la cultura del cibo, si fa educazione alimentare, si creano relazioni con i produttori e con i commensali, che diventano protagonisti di scelte consapevoli. Il cibo – ha concluso – non è solo convivialità, ma elemento essenziale (insieme al vino) per scoprire storie di uomini e donne che, tramite la cucina, realizzano un modello per il presente e per il futuro».
Le chiocciole calabresi
Pecora Nera (Albi), Il Tipico Calabrese (Cardeto), A Casalura (Cirò Marina), nuova chiocciola di questa edizione, Le Muraglie (Conflenti), La Taverna dei Briganti (Cotronei), Il Ritrovo dei Picari (Grotteria), Costantino (Maida), La Collinetta (Martone), Calabriaalcubo (Nocera Terinese), La Rondinella (Scalea), Il Vecchio Castagno (Serrastretta), U Ricriju (Siderno), Zio Salvatore (Siderno Superiore), Da Talarico Salvatore (Catanzaro) per l’inserto delle “morzellerie”.


Le novità in Calabria
Controverso Osteria di Campagna (Acri), Baita Malieni (San Donato di Ninea), La Rosa nel Bicchiere (Soveria Mannelli), Da Zia Lina (Vibo Valentia) per le osterie. Frena (Cirò Marina) e Casa Vela (Scilla) per i locali quotidiani.
«L’edizione della guida Osterie d’Italia 2026 ci prende per mano e ci porta nei meandri dell’Italia più autentica, più vera, capace di essere al di sopra di ogni divisione o diversità» – ha detto Carlo Bogliotti, amministratore delegato di Slow Food Editore e responsabile editoriale della guida.
Nel suo intervento, Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, ha esordito: «È un piacere essere davanti a quest’assemblea che più di ogni altra rappresenta un motivo per cui, se la cucina italiana diventerà patrimonio dell’umanità, il merito principale è vostro: il patrimonio che voi portate avanti con i vostri prodotti e le ricette testimonia che la nostra cucina ha radici profonde e che siete riusciti a creare un forte legame con il territorio, esaltandone la biodiversità».
«L’osteria è un’esperienza popolare, deve essere accessibile e incastonata in un contesto da cui non si chiama fuori, al contrario! Un’osteria è un luogo di ristorazione democratica che partecipa ai luoghi e alle comunità, che fa parte di un ecosistema, che accoglie e raccoglie le storie di tutti, per tutti» – ha dichiarato Barbara Nappini, chiudendo l’incontro di presentazione nazionale.
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