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La foresta della felicità, nel Bosco Archifòro a passo di Shinrin-yoku

La foresta della felicità, nel Bosco Archifòro a passo di Shinrin-yoku

Foreste compatte, silenziose, attraversate dalla luce che filtra tra i rami e si posa ovunque come una trama di ombre e chiarori. In Giappone, questi ambienti vengono considerati luoghi di cura. Lo Shinrin-yoku, che significa “bagno nella foresta”, è una pratica che consiste nell’immersione consapevole nella natura, riconosciuta ufficialmente come terapia preventiva. Camminare tra gli alberi, respirare lentamente, osservare ciò che ci circonda, ascoltare i suoni naturali: tutto questo ha effetti documentati sulla salute.

Il professor Qing Li, immunologo e docente alla Nippon Medical School di Tokyo, è uno dei maggiori esperti mondiali in medicina forestale. I suoi studi dimostrano che lo Shinrin-yoku contribuisce a ridurre i livelli di cortisolo, adrenalina e pressione arteriosa, migliorando la qualità del sonno, la concentrazione e la risposta immunitaria. Il suo volume Shinrin-yoku. Immergersi nei boschi (Rizzoli) è il testo di riferimento per chi desidera comprendere questa disciplina che si basa sull’uso attivo dei cinque sensi a contatto con l’ambiente naturale.

Tra i 40 luoghi nel mondo selezionati da Qing Li per sperimentare questa pratica, solo due si trovano in Italia: la Sugherata di San Vito, nel Lazio, e il Bosco Archifòro, una zona di conservazione speciale all’interno del Parco Naturale Regionale delle Serre, in Calabria. Situato nel territorio di Serra San Bruno, il bosco rappresenta uno degli ecosistemi forestali più estesi e meglio conservati della regione, con una superficie che supera i 4.900 ettari. L’area è attraversata da un sentiero escursionistico lungo 4 chilometri, con un dislivello di circa 220 metri, percorribile in due ore. Il tracciato parte dall’orto botanico Rosarella e si sviluppa all’interno di una foresta mista di abeti bianchi e faggi, tra sorgenti, formazioni rocciose, piccoli salti d’acqua e tracce del lavoro umano, come la ricostruzione di una piccola carbonaia.

Nell’atmosfera fitta e ombrosa del Bosco Archifòro la luce si fa spazio tra i rami creando quegli effetti mutevoli definiti in Giappone con il termine komorebi. È un ambiente dove il verde assume sfumature dense, profonde, che ricordano una superficie vellutata. Un muschio odoroso color smeraldo, esattamente come velluto, ricopre infatti gran parte della fustaia di faggi e abeti bianchi monumentali fino a scendere al suolo, coperto a sua volta da felci, aghi di conifere, foglie, agrifoglio e pungitopo.

L’aria, umida e fresca, è ricca di composti volatili, di oli essenziali rilasciati dagli alberi, i fitoncidi, che hanno effetti positivi sul sistema respiratorio e sull’equilibrio ormonale. Il silenzio è interrotto solo dal fruscio delle foglie, dal gorgoglio dei ruscelli e dal canto degli uccelli. Alcuni tratti si affacciano su radure luminose, altri conducono verso punti d’osservazione come la “Pietra del Signore”, che affaccia su Serra San Bruno, una formazione granitica che segna uno snodo del percorso.

Durante la camminata è importante l’attivazione consapevole dei sensi. L’obiettivo non è raggiungere una meta, ma abitare il percorso osservando le sfumature del verde, annusando il profumo della resina e degli oli essenziali, percependo la trama della corteccia, ascoltando la varietà dei suoni. Ogni cosa serve ad accogliere l’influenza positiva di quella natura così semplice e pura. La pratica, guidata da operatori formati, prevede esercizi semplici di respirazione e osservazione, accessibili a tutti, e non richiede alcun equipaggiamento particolare.

Ogni punto del percorso è adatto alla sosta, all’ascolto, alla percezione. Il valore del Bosco Archifòro come luogo per la pratica dello Shinrin-yoku non dipende infatti da un singolo elemento, ma dalla coesistenza equilibrata di molte condizioni. Camminare in questo bosco significa affidarsi a un tempo diverso, più lento, regolato dalle trasformazioni minime del paesaggio. Lontani dalla fretta di vivere, lasciarsi attraversare dalla voce antica e quieta della natura.

di Daniela Malatacca (info@meravigliedicalabria.it)

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