Le gesta dei briganti (anche) calabresi nella miniserie di Netflix
Ci sono anche due noti criminali calabresi tra i protagonisti della serie “Briganti” di Netflix. La miniserie in sei puntate prende il via oggi, martedì 23 aprile, e ne racconterà la vita. Si tratta di Maria Oliverio, alias “Ciccilla”, e del marito Pietro Monaco, uno dei briganti più temuti di fine Ottocento.
La miniserie – prodotta da Fabula Pictures insieme a Los Hermanos s.r.l. e diretta Antonio Le Fosse, Steve Saint Leger e Nicola Sorcinelli – ne tratteggia le gesta liberamente ispirate alle storie dei briganti che per decenni diedero filo da torcere prima ai borboni e poi alle truppe piemontesi dopo l’Unità d’Italia.
Ma chi erano Pietro Monaco, interpretato nella riproduzione televisiva da Orlando Cinque, e la compagna “Ciccilla” (Ivana Lotito)? A ricostruirne la vera storia ci ha pensato il Corriere della Sera che in un articolo a firma di Dora Farina ricorda la vicenda storica dei due personaggi che finiranno nella serie di Netflix.
“Ciccilla”, la temeraria brigante di Casole
“Ciccilla”, detta così per la strenua resistenza al re delle Due Sicilie Francesco II (Ciccillo, appunto) è il nome di battaglia di Maria Oliverio. Nacque a Casole Bruzio il 30 agosto del 1841 e lavorò come filatrice. Fino a quando sposò a 17 anni Pietro Monaco e assieme a lui si diedero presto al brigantaggio. Qualche tempo dopo, però, fu scoperta e incarcerata per alcuni mesi.
«Dopo essere rientrata a casa dal carcere – ricorda Il Corriere della Sera – venne a conoscenza della storia d’amore tra suo marito e sua sorella maggiore, Teresa. Le voci del tradimento e le dicerie su una relazione tra Maria e un carabiniere (messe in giro da Teresa), fecero sì che Ciccilla uccidesse sua sorella con 48 colpi d’accetta. Maria Oliverio ebbe un ruolo da protagonista in imprese clamorose, fino a diventare il capo della sua banda. Durante l’agguato al marito, riuscì a fuggire e nascondersi per alcuni mesi, fino a quando un altro dei suoi la tradì».
«Quando venne catturata – si sottolinea – il processo, che la vide imputata per 32 capi d’accusa, fu esemplare: venne condannata alla pena di morte, che venne poi commutata in carcere a vita da Vittorio Emanuele II. Sulla sua morte non si hanno notizie certe, alcune fonti riportano che morì 15 anni più tardi in carcere, altre riportano che venne scarcerata».
Pietro Monaco, ex garibaldino capobanda dei briganti
Altro protagonista della miniserie è Pietro Monaco che, ricorda Il Corriere, scelse di dedicarsi al brigantaggio per delusione. Nato a Macchia di Spezzano Piccolo il 2 giugno 1836, Monaco si arruolò tra le schiere garibaldine. Convinto dalla promessa dell’“Eroe dei due Mondi” che al termine del conflitto avrebbe ottenuto le terre da coltivare. Ma una volta compreso che quell’impegno fu disatteso dal nascente stato italiano, divenne disertore.
«Rientrato a casa – ricorda il Corriere – scivolò in una storia di vendette e di offese e uccise un possidente di terre. Da quel momento in poi si diede al brigantaggio. Sebbene fosse sposato con Ciccilla, intraprese una relazione con sua cognata Teresa Oliverio. Nonostante questo, i due rimasero insieme e continuarono le attività di brigantaggio».
Ed il Corriere ricostruisce anche la storia della banda capeggiata da Monaco che era abbastanza numerosa tra le fila però si nascondevano anche traditori. «La vigilia di Natale del 1863 – ricostruisce il Corriere – Pietro Monaco venne ucciso nel sonno dal suo braccio destro Salvatore De Marco, “Marchetta”, con la complicità di Salvatore Celestino, alias Jurillu e Vincenzo Marrazzo, alias Diavolo». Figure anche queste che compariranno nella miniserie come quella di Celestino interpretato da Leon de la Vallée.
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