Longobucco con i suoi tesori

Il paese delle miniere d’argento, dell’arte del telaio, dell’arte romanica e barocca, delle maschere. E di molto altro. Il favoloso borgo di Longobucco, racchiude tanti tesori. Una bellezza che catturò anche lo scrittore britannico, Norman Douglas.
«In quel momento, Longobucco – si legge nel suo libro “Old Calabria” del 1915- mi apparve come una di quelle città di sogno delle “Mille e una Notte, evocate per magia nell’immensità del deserto». Ed in un altro passo: «Fui invitato da alcuni cittadini a bere una tazza di caffè e passeggiammo un poco per la piazza, godendoci l’aria fresca (Longobucco è situato a 794 metri sul livello del mare). Le strade sono pulite e ordinate».

«Saldamente piantato ad un lato della piazza e sporgendo ad angolo retto dal corpo della chiesa – annota Douglas – il massiccio campanile ricoperto da cima a fondo di erbe e piante rampicanti, le cui radici hanno trovato casa negli interstizi della muratura. Un monumento severo e venerando, pieno di carattere. Stanco ma non ancora sazio, mi congedai dai cittadini e presi a vagare per i quartieri più poveri, tutti decentemente illuminati elettricamente. Ovunque, in questa zona più silenziosa, si udiva il suono di acque correnti e ben presto mi resi conto che la posizione di Longobucco è assai migliore di quella prediletta dalle altre cittadine calabresi di collina».


Tesori conosciuti fin dall’antichità quelli custoditi a Longobucco. Molti autori sostengono, infatti, che i Sibariti, i Crotoniati e i Romani estraevano l’argento delle miniere del territorio longobucchese per realizzare le loro monete. E quelle miniere furono attive fino al terremoto del 1783. Ora è possibile percorrere il “Sentiero delle Miniere” a Longobucco per vedere ciò che è rimasto.
La storia
Le origini di Longobucco sono antichissime. Alcuni sostengono fosse la città di Themesen di cui parla Omero nel primo libro dell’Odissea.
La parola Longobucco (che deriva dal greco o dalla lingua germanica o dal tardo latino), conserva il significato di “lungo tratto pianeggiante” sul quale è sorto il paese. Oppure deriva dal popolo Lureburghese che si stabilì in paese dopo l’invasione dei Goti (sec. VI), per gli scavi delle miniere.



Dopo il 1861 il paese fu tra i principali centri interessati dal fenomeno del Brigantaggio, patria di noti capibriganti (Domenico Strafaci, detto Palma, il Robin Hood dei longobucchesi). Domenico Strafaci, nacque a Longobucco nel 1829 e si diede alla macchia nel 1860 per non finire in prigione, dopo avere schiaffeggiato un ricco signorotto di Rossano. Dal 1862 s’incominciò a parlare di lui, quale capo brigante coraggioso, intrepido, a volte violento, ma anche difensore dei poveri. Fu ucciso la sera del 12 luglio 1869 in contrada Timpone Curcio di Spezzano Grande, forse a tradimento, da un suo amico, si narra, per ottenere la taglia posta sul brigante.
Il tour a Longobucco
Prima di arrivare a Longobucco, percorrendo la vecchia sede stradale da Camigliatello, ci siamo fermati per bere dell’acqua buonissima, rinfrescandoci dall’eccessiva calura estiva. Giunti al paese, siamo rimasti colpiti dalla gentilezza delle persone e dall’ordine e cura del borgo.

L’edificio religioso romanico, la Chiesa Matrice del XII secolo, dedicata a Santa Maria Assunta, ci ha regalato intense emozioni. La facciata a salienti, in pietra nera con decorazioni romaniche e barocche, l’immancabile leone accovacciato, la torre campanaria staccata (prima torre di difesa). L’interno decorato in stile barocco settecentesco. Qui è custodita una statua che emoziona chi la osserva.

«La Madonnina dei Carbonai – così descrive Luciana Vita la statua della Madonna sull’altare – di arte germanica tra il XV e XVI sec., in legno intagliato, dipinto e dorato a foglia con decorazioni in pastiglia e lacche, le cui misure, cm 50×35, giustificano il vezzeggiativo Madonnina».




I dati trascritti li leggo nel testo già citato in altre occasioni: “Sculture in legno in Calabria. Dal Medioevo al Settecento” catalogo curato da Pierluigi Leone De Castris in occasione della mostra organizzata ad Altomonte, nel Museo Civico, nel 2009, sempre sotto la supervisione della Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici della Calabria.
La scultura si legge nella descrizione – «è realizzata in legno di tiglio, ricavando le figure con un taglio netto e preciso, sul quale è steso lo strato preparatorio composto da gesso bianco, colla animale e completato dal bolo, utilizzato nella tonalità rossiccia per dare base e lucentezza alla foglia d’oro e quella d’argento».

A Longobucco non può sfuggire una visita al Museo dell’Artigianato, ospitato nell’ex convento dei Padri Francescani Minori del 1615. Una chicca per approfondire le origini di questo borgo posto in una vallata della Sila Greca, percorsa dal fiume Trionto.

Qui visse nel XIII secolo un personaggio passato alla storia della medicina. Si tratta di Bruno da Longobucco, definito il “padre della medicina moderna”. Fu lui, stando alle notizie raccolte, a rivoluzionare la chirurgia e trasferitosi a Padova contribuì alla fondazione dell’Università nel 1222. Una figura che è ricordata a Longobucco con una statua e a Padova con un’aula della facoltà di Medicina, una villa comunale e una via famosa del centro. (Silvana Franco)
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