Medma, quella bellezza gentile da conservare con cura

Una bella distesa di ulivi secolari sorveglia ciò che resta di una città fondata oltre duemilasettecento anni fa nel territorio di Rosarno. Qui sorgeva Medma, una delle subcolonie fondate da Locri Epizefiri sul Tirreno. E qui è nato il Parco Archeologico, istituito negli anni ‘80, che è stato di recente oggetto di un intervento di riqualificazione finanziato dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria, con un investimento di circa 300mila euro. I lavori hanno riguardato il miglioramento dell’accessibilità , la sistemazione della recinzione, la realizzazione di un nuovo impianto di illuminazione e la creazione di un’area ludica destinata alle attività didattiche. «Restituiamo a Rosarno e all’intero territorio metropolitano un parco archeologico che è un’autentica testimonianza della nostra storia», ha dichiarato il sindaco metropolitano Giuseppe Falcomatà presente alla cerimonia inaugurale «I reperti venuti alla luce tra gli ulivi di Medma sono una risorsa culturale straordinaria che merita di essere valorizzata e resa fruibile alla comunità e ai visitatori».


Un’opera resa possibile grazie alla collaborazione tra istituzioni ed enti di tutela del patrimonio archeologico, come ha sottolineato il dirigente delegato per la direzione regionale dei Musei nazionali Calabria, Fabrizio Sudano «Oggi compiamo un altro passo avanti per rendere Medma accessibile e per rafforzarne la tutela. Il lavoro svolto dalla Soprintendenza, dalla Città Metropolitana e dal Comune di Rosarno ha permesso di costruire un percorso condiviso per valorizzare questo sito, che rappresenta un punto di riferimento per la conoscenza della Magna Grecia in Calabria».
Medma, la città ritrovata da Paolo Orsi
Medma nasce come colonia di Locri Epizefiri, fondata tra il VII e il VI secolo a.C. sulle sponde del fiume Mesima, l’importante via di comunicazione tra la costa e l’entroterra. Le numerose fonti storiche ricordano il ruolo strategico della città nelle guerre combattute dai Locresi contro Kroton e ne attestano l’esistenza fino al IV secolo a.C., quando venne conquistata dal tiranno siracusano Dionisio il Vecchio. La progressiva decadenza di Medma culminò tra il III e il II secolo a.C., quando il centro venne abbandonato e le sue funzioni furono ereditate dall’insediamento di Nicotera.

Della sua esistenza si perse memoria per secoli, fino ai primi scavi condotti agli inizi del Novecento da Paolo Orsi. Le indagini archeologiche successive hanno rivelato una città con un impianto urbano regolare, assi viari ben definiti, aree artigianali con fornaci per la lavorazione della ceramica e diversi edifici sacri.


Il Parco Archeologico e il Museo
L’area del Parco Archeologico include le due aree sacre di Calderazzo e Sant’Anna, esplorate anch’esse da Paolo Orsi. Qui sono stati rinvenuti centinaia di ex voto in terracotta raffiguranti divinità e figure rituali, tra cui statuette femminili, busti, modellini di templi e rilievi con scene mitologiche. Gli scavi hanno restituito anche manufatti in bronzo, ceramiche e oggetti legati ai culti di Atena, Persefone e Dioniso.



L’identità artistica di Medma emerge con particolare evidenza nella coroplastica, l’arte della lavorazione della terracotta, che qui ha prodotto una delle più raffinate espressioni del mondo magnogreco. Le statuette votive medmee, con i loro volti delicati e le espressioni enigmatiche, sono un esempio straordinario di questa produzione artigianale strettamente legata alla cultura visiva greca del tardo arcaismo e del periodo classico. Il loro sorriso, evidente nell’arcuatura delle labbra e le leggere fossette agli angoli della bocca, in qualche modo sembra anticipare di secoli quello sibillino con cui Leonardo da Vinci dipingerà il volto la Gioconda.





Il Museo di Medma raccoglie gran parte dei meravigliosi reperti rinvenuti nel sito e permette di ricostruire la vita della città attraverso le tre sezioni principali della Necropoli, con la sua esposizione di sepolture e corredi funerari che testimoniano le pratiche della comunità ; i Santuari, con centinaia di statuette votive, arule e ceramiche provenienti dalle aree sacre di Calderazzo e Sant’Anna; e l’Abitato, che mostra quali erano i materiali di uso quotidiano e gli strumenti artigianali. E poi frammenti architettonici che fanno leggere l’organizzazione urbana della polis. Tra i reperti più importanti ci sono certamente le phialai, coppe rituali utilizzate per le libagioni, e un’eccezionale arula in terracotta con rilievi raffiguranti la vicenda mitologica di Tyrò, un’opera che testimonia il livello artistico raggiunto dagli artigiani medmei. Rinvenuta quasi del tutto intatta in una delle 88 tombe, con relativi corredi, della necropoli di contrada Carozzo Nolio, questo pezzo straordinario certifica, insieme alle altre ritrovate, che nella città di Medma si portavano in scena le tragedie greche, ulteriore conferma delle relazioni intercorrenti con Atene.



Cosa racconta Medma
Medma è il racconto di una città che ha vissuto il suo splendore in un’epoca in cui la Magna Grecia era crocevia di culture e commerci. Attraverso le sue vestigia, si ricostruisce l’identità di una comunità che ha lasciato la sua eredità di oggetti attraverso i quali poterne leggere la storia. Ha dato forma ai volti delle sue divinità , ha eretto santuari per i propri culti e tracciato vie nuove, ma rivela soprattutto la vita quotidiana degli uomini e delle donne che abitavano queste terre, il loro rapporto con il sacro, il loro ingegno artigianale, la loro capacità di mettersi in relazione con altri popoli. E poi c’è il paesaggio, lo stesso che gli antichi abitanti di Medma osservavano ogni giorno. Gli ulivi, le colline, la vista sulla costa: tutto intorno parla di una vita vissuta in equilibrio con la natura, con la cultura, che racconta del bisogno di protezione e del desiderio di apertura. E di una bellezza gentile da continuare a conservare con cura.
di Daniela Malatacca (info@meravigliedicalabria.it)
Foto: Turismo Reggio Calabria e Museo Archeologico di Medma-RosarnoÂ