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Parco archeologico Villa di Larderia, a Roggiano Gravina. La Calabria romana che non t’aspetti

Parco archeologico Villa di Larderia, a Roggiano Gravina. La Calabria romana che non t’aspetti

A Roggiano Gravina, in località Larderia, proprio a pochi metri di distanza delle sponde del Lago dell’Esaro, nel cosentino spiccano i magnifici resti di una antica domus romana finemente decorata con mosaici policromi. «a guardare quei segni sulla soglia di pietra lasciati dalla porta par di sentirne ancora il rumore dei battenti, magari sospinti dal vento che a volte spira forte nella Valle dell’Esaro. E ti scopri a immaginare come doveva essere la vita, duemila anni fa, in queste ubertose campagne punteggiate di uliveti, ficheti, pescheti, orti e seminativi. Certo non dovette essere particolarmente dura per il ricco possidente a cui appartenne la villa con annesso complesso termale e raffinati pavimenti musivi», ha scritto la testata Fame di Sud, che ha effettuato un vero e proprio viaggio nel tempo tra le sue affascinanti bellezze.

La domus romana ricca di mosaici si raggiunge percorrendo la strada provinciale tra Roggiano ed Altomonte, una meta da visitare per apprezzare anche le suggestioni dei borghi limitrofi come Spezzano Albanese, San Lorenzo del Vallo e Santa Caterina Albanese, capaci di offrire ai suoi visitatori dei panorami unici e una profonda cultura in grado di mostrare tutti i segni dell’ospitalità calabrese, in un viaggio alla ricerca della loro identità più profonda. Seguendo Fame di Sud, avviciniamoci e entriamo all’interno di questo gioiello dalla bellezza unica durante il suo periodo aureo, che oggi mostra i segni del suo antico splendore.

I mosaici della domus romana, le tracce di uno sfarzoso passato

Osservandola dall’esterno, con la sua vista incredibile e un lago per giardino, l’antica villa romana potrebbe erroneamente sembrare una casolare abbandonato, come tanti, eppure la meraviglia si nasconde al suo interno.

Come riporta Fame di Sud, «la domus patrizia presenta due livelli ed è collocata a mezza costa sulla fertile vallata, mostra diverse fasi di costruzione e una lunga continuità d’uso che va dall’età augustea a quella tardo-imperiale. I primi rinvenimenti risalgono al 1973, ma è soprattutto fra i primi anni ’80 e il ’98 che vengono portate alla luce rilevanti strutture murarie». I mosaici sono i protagonisti della villa ad est e ad ovest, nella nella parte della domus che guarda il sorgere del sole: «negli ambienti orientali del complesso, corrispondenti alla parte residenziale vera e propria, scavata solo in parte, troviamo ampie porzioni dell’antica pavimentazione musiva, declinata per lo più in eleganti forme geometriche: quadrati, ottagoni, cerchi, croci, ma anche fiori a quattro petali, lunghi steli con giglio dal petalo a fuso, quadrilobi di pelte, rosette. Alcuni dei motivi trovano analogie con quelli presenti in mosaici della notevole villa romana di località Palazzi a Casignana nella Città Metropolitana di Reggio Calabria, ma non mancano assonanze con mosaici presenti in varie altre località dell’impero». Mentre, nella direzione che volge ad ovest, dove il sole tramonta, i mosaici servivano ad abbellire un complesso sistema termale e alcune tracce della loro bellezza sono oggi conservate all’interno del Museo Archeologico della Sibaritide, «di particolare rilievo un lungo vestibolo non riscaldato col pavimento decorato da un ricco mosaico policromo del III secolo, con tessere bianche, nere, grigio-bluastre, blu e rosse, articolato in un ricco gioco di quadrati, ottagoni irregolari, quadrilobi, rosette, pelte, diamanti e nodi di Salomone. In un punto di passaggio è stato rinvenuto un lacerto di mosaico, oggi custodito al Museo Archeologico nazionale della Sibaritide, decorato a losanga con esagono inscritto e pelte affrontate agli angoli acuti; nell’esagono un fiorone a petali affusolati in tessere blu e dardi oblunghi in tessere rosse».

La parte delle terme comprendeva inoltre ambienti di acqua fredda come il «grande frigidarium, sala destinata ai bagni in acqua fredda, con tracce di alcune vasche (alveus) e frammenti delle lastre marmoree di rivestimento» e una sezione dedicata invece agli ambienti caldi come «il calidarium, ossia la zona destinata ai bagni in acqua calda e a quelli di vapore. Anche qui rimangono tracce di mosaici decorati a rettangoli in tessere nere e quadrati in tessere bianche», ha riportato ancora Fame di Sud, raccontando le meraviglie di questa domus nel cosentino, che ha poi concluso sostenendo che «la domus romana non fu un insediamento romano isolato, come testimonia la presenza di una grande villa rustica anche nella vicina località Santo Stefano-Serra dei Testi comprovata dal rinvenimento di giare di grandi dimensioni per olio e vino (dolia), elementi architettonici, tubature in piombo e un ripostiglio monetale; dai resti di un’altra villa-fattoria, un rocchio di colonna e alcune tessere musive, emersi in località Madonna della Strada; e dalla presenza di una piccola necropoli accertata in località Garofalo, con materiali databili al II-III secolo d.C. Una vera e propria città di età repubblicana è emersa invece in località Pauciuri, nel vicino comune di Malvito, ma è in gran parte ancora da scavare».

Ancora una volta la Calabria mostra una delle sue meraviglie custodite nel sottosuolo che vi consigliamo di visitare, capace di raccontare la storia romana e di esibire la bellezza delle tessere colorate affiancate l’una all’all’altra per restituire ai suoi antichi visitatori e ai posteri uno spettacolo da apprezzare in prima persona, simbolo del meraviglioso caleidoscopio di colori, cultura e tradizioni che questa magnifica regione è in grado di offrire e che aspettano solo di essere tutelati, promossi e valorizzati.

info@meravigliedicalabria.it

Foto di copertina: resti della villa romana di Larderia – Foto di Fame di Sud Gianni Termine

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