Parco del Pollino, stare a un passo dagli dèi

La natura ha privilegiato questo luogo e insieme a esso ha privilegiato gli uomini che lo abitano. Il Parco Nazionale del Pollino è la riserva naturale più grande d’Italia.  Poco meno di 200.000 ettari abbracciano Calabria e Basilicata in un paesaggio primitivo che risale a 200 milioni di anni fa, forza generatrice di rocce dolomitiche e bastioni calcarei, di grotte carsiche e dirupi improvvisi, circhi glaciali e pianori, prati e pascoli d’alta quota.

Quando al tramonto il sole bacia il mare e da lontano lascia la terra, sfiora con i suoi raggi tiepidi la natura di questa montagna arcaica. Il Pollino è l’ultimo rifugio del pino loricato. È una pianta imponente, sopravvissuta all’ultima glaciazione e ha messo radici profondissime tra le rocce impervie. Questo è il luogo in cui si ascoltano i suoni della natura e a volte l’eco di un canto portato dal vento.

È il Giardino degli dèi, dove forse un dio della natura ha ordinato gli alberi più strani e più belli. Si affacciano su un paesaggio che evoca miti, che fa immaginare lotte tra animali preistorici. Niente ha mutato la natura, neanche l’uomo. I pini resistono per mille anni e più, offesi dai fulmini, abbracciati dal gelo, foggiati dal vento. I soffi impetuosi modellano i tronchi e i rami, nelle infinite stagioni del corso vitale che ogni pianta ha, come fossero bonsai, con la stessa pazienza, la stessa perfezione.

L’albero resiste con la sua corteccia, possente come la corazza di antichi centurioni romani, la lorica, dalla quale assume il nome. Resiste, anche quando muore. Resta di sé un tronco nudo, bianco, con i rami ancora protesi al vento, e diventa bianca scultura, leggerissima, su bianca roccia di granito. Il simbolo di una natura antica e unica e, per questo, il simbolo del Parco. La neve diventa cristallo, e scintilla col mutare della luce. La natura continua a farsi eterna e, a chi la attraversa, dà il privilegio di sentirsene solo piccolissima parte.

di Daniela Malatacca (info@meravigliedicalabria.it)