Plaesano e gli antichi riti di devozione a San Biagio

di Roberto De Santo
Gestualità antiche, misto di credenze esoteriche e religiose. Devozione assoluta e tradizioni che si tramandano da secoli. Nei riti presenti in diversi luoghi della Calabria c’è un pezzo di storia dei luoghi che proviene da tempi remoti. E Plaesano, frazione di Feroleto della Chiesa, nel Reggino, ne è un esempio vivente. Qui in occasione della festa dedicata al patrono, San Biagio, si perpetua una cerimonia antica. Figlia di usanze di cui in parte si è persa la memoria.
Nel piccolo borgo dalla nobile tradizione contadina in onore del vescovo martirizzato al tempo dei romani si compiono festeggiamenti che durano alcuni giorni.

Ma è il 3 febbraio, giornata dedicata a San Biagio, che si raggiunge l’acme delle celebrazioni.
Per tutto il giorno in questa località – le cui origini documentate la fanno risalire al basso Medioevo – giungono pellegrini provenienti dall’intero comprensorio. E non solo.
Il richiamo di San Biagio, venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa, è forte. A lui i fedeli si rivolgono per chiedere la guarigione da mali fisici ed in particolare dalle malattie respiratorie e della gola. Una devozione legata alla circostanza che al tempo della sua elezione a Vescovo, San Biagio, era medico. Così nel giorno a lui dedicato si svolgono diversi momenti che intersecano storia, tradizione e religiosità.
La statua miracolata ed il rito d’”‘ustraku”

Al Santuario eretto in onore di San Biagio e riedificato dopo il crollo – avvenuto a seguito del devastante terremoto del 1783 – fin dalle prime ore della mattina si recano fedeli per sciogliere il voto ai piedi della statua, anch’essa oggetto di profonda devozione e legata ad una particolare storia. Si narra, infatti, che sia stato l’unico oggetto rimasto completamente integro da quel funesto sisma che mandò in rovina il precedente santuario di San Biagio. La Statua fu poi trasferita nel nuovo edificio eretto poco distante da quello distrutto del terremoto. A questa particolare vicenda sarebbe legata la tradizione di portare con se un frammento di tegola (‘ustraku) da far entrare in contatto con la statua di San Biagio. Un contatto che, secondo le credenze religiose, trasformerebbe quel frammento in un potente rimedio per curare i dolori del ventre dei bambini. Una sorta di talismano da tenere a casa dei fedeli ed utile al bisogno.
La benedizione della gola e la processione dei tre giri


Un altro momento che richiama quella gestualità religiosa da sapore antico è la benedizione della gola. Prima della liturgia religiosa in onore del Santo, il sacerdote pone due candele attorno al collo del fedele, impartendo così la benedizione. Un momento di estrema devozione che richiama l’attenzione di molti devoti al Santo taumaturgico.
Ma il rito più scenografico che richiama maggiormente fedeli a Plaesano e la processione con i famosi tre giri della Statua attorno alla chiesa.
Un’usanza antica le cui origini non si conoscono con esattezza mancando fonti certe. Secondo alcuni, quella gestualità sarebbe legata alla vita del Santo, in particolar modo al periodo della sua prigionia.
Stando a questa versione, il vescovo prima del suo martirio avrebbe avuto l’abitudine di benedire dalla finestra della sua cella i fedeli che andavano a trovarlo, ma in cambio chiedeva loro di compire tre giri attorno alla prigione. Da qui il rituale perpetrato a Plaesano. Anche se c’è chi sostiene che quel numero sarebbe legato alla santa trinità.

Sta di fatto che nel piccolo borgo dell’entroterra della Piana di Gioia Tauro quella usanza continua. E anche quest’anno, al termine della processione che porterà la statua del Santo per le viuzze del centro, il corteo compirà il tradizionale giro di corsa attorno al santuario con annesso inchino davanti all’ingresso. Tre giri prima di far rientro nella chiesa. Riti ed usanze che fanno stringere attorno alla fede di San Biagio un’intera comunità e per questo divengono collante di identità territoriale. (foto: Antonio Riefolo e dal web)
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