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Qual è l’origine del nome Calabria? La risposta è (forse) in Puglia

Qual è l’origine del nome Calabria? La risposta è (forse) in Puglia

Il nome Calabria, oggi legato all’estremo sud della penisola italiana, in origine indicava un’altra regione: l’attuale Salento. A ricostruire questa transizione è Francesco Lopez, dottore di ricerca in Storia della scienza presso l’Università di Pisa, autore del volume The Historical Landscape of Ancient Kalabría. Balkan and Aegean Linguistic Influences, prima monografia dedicata interamente all’evoluzione storica e linguistica del coronimo Kalabría dall’età ellenistica all’Alto Medioevo.

La ricerca prende avvio dalla documentazione più antica, quando il nome Kalabría identificava la Messapia, corrispondente all’attuale Salento. L’analisi segue l’evoluzione dell’uso del termine fino a designare la regione oggi conosciuta come Calabria. Un ruolo centrale è attribuito alla morfologia del paesaggio, in particolare alla natura carsica delle aree associate storicamente a questo nome.

Lopez racconta che l’idea della ricerca nacque nel 2015 all’Università di Pisa, grazie a un confronto con il linguista Francesco Perono Cacciafoco. Il punto di partenza fu lo studio della radice indoeuropea *kar- / *kal-, intesa come “pietra scavata dall’acqua”, in alcuni toponimi liguri. L’ipotesi di un’estensione alla Calabria si tradusse in un progetto di ricerca pluriennale, concluso con la pubblicazione del volume sotto la supervisione della professoressa Carlotta Viti dell’Università della Lorena.

La motivazione personale ha avuto un peso decisivo. Lopez ha vissuto per circa quarant’anni ad Altilia di Santa Severina, in provincia di Crotone, luogo in cui sorgeva un antico monastero dedicato alla Madonna della Calabria. L’interesse per la storia locale si è consolidato con la fondazione nel 2006 del Centro Studi Cornelio Pelusio Parisio.

Secondo le fonti antiche, il nome Kalabría indicava inizialmente il Salento, in particolare l’area tra Taranto, Brindisi e Capo Santa Maria di Leuca. Solo a partire dal VII secolo d.C., con l’espansione longobarda in Puglia, i Bizantini iniziarono a utilizzare il nome per la regione oggi nota come Calabria. Prima di allora era chiamata Brutium, dal nome del popolo italico dei Bruttii.

Già nel 653 d.C., il papa Martino I menzionava la Calabria come tappa durante la sua prigionia, e nel 680 i vescovi di alcune città calabresi si dichiaravano appartenenti all’eparchia di Kalabría, come quelli di Otranto e Taranto. Lo storico Teofane Isauro, nell’VIII secolo, distingue chiaramente le regioni meridionali d’Italia tra Loggibardía, Kalabrá e Sikelía.

Il termine “coronimo” indica in linguistica il nome di una regione, da “chôra” (regione) e “onoma” (nome). Rispetto a “toponimo”, che è più generico, un coronimo ha una funzione specifica per identificare un’area geografica estesa. Calabria, Salento e Puglia rientrano in questa categoria.

Le interpretazioni sull’origine del nome Kalabría sono molteplici. Alcune proposte derivano da contesti illirici, greci o egei. Tra queste, il collegamento con la tribù dei Galabrioi in Dardania o con l’isola greca di Kalauria. Un’altra ipotesi è quella tarantina, secondo cui Kalabrê deriverebbe da “kolabros”, cioè “porcellino”, usato in senso dispregiativo.

La spiegazione più accreditata è linguistica: Kalabrá risulterebbe dalla combinazione della radice *kar- / *kal-, legata alla pietra, e del tema *bru-, da cui il verbo greco “bryo” (crescere, scaturire). Il significato complessivo rimanderebbe quindi a “luogo delle rocce”, con riferimento alle Murge e alle Serre Salentine. In base al volume, il nome avrebbe origini pre-elleniche, associato a un territorio caratterizzato da falesie, insenature e morfologie tipiche del paesaggio carsico.

Secondo Lopez, il libro rappresenta il primo tentativo organico di integrare linguistica storica, archeologia, filologia e storia del paesaggio per spiegare l’evoluzione del coronimo Calabria. Manca una risposta definitiva sull’origine del nome, ma le ipotesi sul legame con la Messapia, l’Illiria o l’area egea restano tutte plausibili.

Il volume, pubblicato da Brill nella collana “Ancient Languages and Civilizations”, è disponibile in open access sul sito dell’editore ed è stato finanziato dalla Beijing Normal University e sponsorizzato dalla Jao Tsung-I Academy of Sinology di Hong Kong.

(Da.Ma.) info@meravigliedicalabria.it

In copertina: Tabula Peutingeriana (porzione) By Curinghese – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=60240768

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