Skip to main content
Notizie

“Restituzioni”, tornano a splendere tre meraviglie d’arte calabresi

“Restituzioni”, tornano a splendere tre meraviglie d’arte calabresi

Una mappa dell’Italia artistica che mette in ordine e, dove può, toglie i segni del tempo su opere straordinarie attraverso il restauro, e le riconsegna alla comunità. È il racconto di Restituzioni 2025, la grande mostra inaugurata al Palazzo delle Esposizioni di Roma e visitabile fino al 18 gennaio 2026, dove 117 opere provenienti da musei, chiese e collezioni di tutto il Paese documentano la vitalità di un programma che da oltre trent’anni, grazie a Intesa Sanpaolo in collaborazione con il Ministero della Cultura, lavora per la salvaguardia del patrimonio artistico e culturale pubblico, restituendo bellezza e conoscenza alla collettività.

Dai maestri del Rinascimento come Giovanni Bellini e Bartolomeo Vivarini ai protagonisti del Barocco come Giulio Romano, Battistello Caracciolo e Luca Giordano, fino ai moderni Mario Sironi e Pino Pascali, il percorso espositivo accoglie capolavori che raccontano la storia d’Italia attraverso materiali e linguaggi diversi. La Calabria è rappresentata da tre opere che tornano a splendere dopo l’accurato restauro: Il ritorno del figliol prodigo di Mattia Preti, la Croce d’altare della chiesa di San Giuseppe a Vibo Valentia e il Reliquiario a tabella di San Biagio a Serra San Bruno.

Restituzioni ha permesso, dal 1989 a oggi, di recuperare oltre duemiladuecento opere in tutta Italia, attraverso competenze scientifiche, laboratori specializzati e conoscenze storiche. La ventesima edizione del programma continua in questa missione, mostrando non solo il risultato estetico degli interventi ma anche ciò che ciascun restauro ha svelato: pigmenti, stratificazioni, dettagli nascosti e nuove letture del passato.

Il ritorno del figliol prodigo

Realizzato tra il 1653 e il 1661, Il ritorno del figliol prodigo è uno dei vertici della produzione napoletana di Mattia Preti, oggi parte della Pinacoteca Civica di Reggio Calabria. L’opera, proveniente dalla collezione dello scultore Francesco Jerace e acquistata dallo Stato nel 1972, è stata esposta in numerose rassegne storiche, che hanno alimentato l’interesse critico per il pittore calabrese. La scena evangelica, ambientata in un portico e affollata di personaggi, rende il momento del perdono paterno con una teatralità intensa, amplificata dal gesto delle mani e dagli sguardi che circondano i protagonisti.

Il restauro, curato da Giuseppe Mantella sotto la direzione di Daniela Vinci (Soprintendenza ABAP per la città di Reggio Calabria e Vibo Valentia), ha rimosso vernici e ridipinture alterate, e ha fatto riemergere la profondità dei contrasti, la brillantezza e i toni caldi del colore. L’analisi dei pigmenti ha confermato la collocazione dell’opera nel periodo napoletano del maestro, evidenziando la maturità di un linguaggio in cui la luce diventa elemento drammatico e spirituale. L’intervento ha permesso di riscoprire la straordinaria complessità pittorica dell’artista calabrese nato a Taverna che, partendo dalle lezioni di Caravaggio, Guercino e Lanfranco, elaborò una visione personale e intensa della realtà umana.

Prima del restauro, indagini radiografiche hanno rivelato due figure di fanciulli lungo il margine inferiore della scena, oltre a un terzo volto occultato nella versione finale, tracce preziose del processo creativo di Preti nel continuo ripensamento delle composizioni.

La Croce d’altare di Vibo Valentia

Nella chiesa di San Giuseppe a Vibo Valentia, dopo la mostra, tornerà a risplendere la Croce d’altare seicentesca in legno e bronzo dorato, raffinato esempio di arte barocca meridionale. Il restauro, realizzato da Adduci Restauri, sempre sotto la direzione di Daniela Vinci, ha evidenziato la precisione della fusione a cera persa e la continuità stilistica dei dettagli metallici, suggerendo l’intervento di un’unica bottega di alto livello.

La pulitura delle superfici ha riportato alla luce la lucentezza originaria dei bronzi, mentre il consolidamento del supporto ligneo ha dato stabilità alla struttura. Oggi il Cristo crocifisso, privo di enfasi dolorosa, rivela la delicatezza del tratto e la finezza dei panneggi. L’ipotesi di un legame con il cantiere della Certosa di Serra San Bruno e con l’ambiente di Cosimo Fanzago conferisce all’opera un valore storico ulteriore, collocandola all’interno di una stagione artistica in cui la spiritualità certosina manifestava piena consonanza con le forme monumentali del Barocco napoletano.

Il reliquiario a tabella di Serra San Bruno

Il Reliquiario a tabella della chiesa di San Biagio a Serra San Bruno, risalente al XVIII secolo e proveniente dalla Certosa di Santo Stefano del Bosco, rappresenta una delle testimonianze più ricche della devozione calabrese. Realizzato in legno dipinto e rame dorato, il reliquiario racchiude in numerosi scomparti reliquie e simboli del culto dei santi. Il restauro, condotto da Adduci Restauri con la direzione di Maria Cristina Schiavone (Soprintendenza ABAP per la città di Reggio Calabria e Vibo Valentia), ha permesso di recuperare la brillantezza delle dorature, la cromia del finto marmo e la leggibilità delle figure allegoriche della Speranza e della Carità, restituendo unità all’insieme decorativo.

La ricognizione delle reliquie ha consentito di individuare elementi di straordinario interesse, come l’ampolla con il sangue di santa Tecla e i frammenti di San Maiolo, abate di Cluny. La struttura, consolidata e stabilizzata, appare oggi nel suo equilibrio originario: una testimonianza materiale della devozione certosina e del passaggio delle opere dalla Certosa alla chiesa matrice dopo il terremoto del 1783.

Nelle parole di Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni storici di Intesa Sanpaolo, Restituzioni conferma l’impegno di una grande impresa privata che è al fianco delle istituzioni pubbliche nel proteggere la bellezza artistica, l’identità e le radici culturali del Paese. «Oggi condividiamo il recupero di oltre 120 preziosi pezzi del patrimonio d’arte nazionale – ha dichiarato -, a conclusione di un appassionato percorso di lavoro e approfondimento fatto con importanti studiosi e con i migliori professionisti del restauro, eccellenza italiana nel mondo. Ammirare queste opere, a Roma nell’anno del Giubileo, sottolinea in modo particolare il valore del progetto Restituzioni, un’assunzione di responsabilità nei confronti del patrimonio culturale italiano e delle tante comunità locali coinvolte».

di Daniela Malatacca (info@meravigliedicalabria.it)

Ph credits: Intesa San Paolo, Valentina Giovinazzo, Bruno Tripodi, Giovanni Fazio

Tag correlati
Condividi
Carrello0
Non ci sono prodotti
Continua a fare acquisti
Search
×