Santa Rita patrona delle cause impossibili, ecco dove si celebra in Calabria

«Santa degli impossibili ti acclama questo popolo, Gloria di Cristo fulgida, Rita pietosa e provvida. Tu Sposa, Madre e Vedova, tu donna del Perdono, concedi aiuto e Grazie a chi è nell’abbandono». Sicuramente oggi, qualora entraste in una chiesa calabrese, vi capiterà di ascoltare questo canto responsoriale rivolto a colei che delle cause impossibili è la patrona: Santa Rita da Cascia, al secolo Margherita Lotti (Roccaporena 1381 – Cascia 1457, secondo gli atti della canonizzazione), una delle sante più venerate al mondo. È conosciuta come la Santa degli Impossibili per la sua capacità di intercedere per cause apparentemente senza speranza.
La storia di Rita
Rita crebbe in una famiglia devota, imparando fin da piccola ad amare Dio e il prossimo. A vent’anni, nonostante il suo desiderio di consacrarsi alla vita religiosa, fu data in sposa a Paolo Mancini, un uomo dal carattere violento, con il quale affrontò un matrimonio tutt’altro che facile. Sopportò con pazienza le umiliazioni del marito, senza mai perdere la speranza di convertirlo. Con il suo amore incondizionato, la sua preghiera costante e il suo esempio di vita cristiana, Rita riuscì a trasformare il cuore di Paolo, conducendolo sulla via della fede e della pace interiore. Il marito, profondamente toccato dalla sua virtù, divenne un uomo migliore, dedicandosi alla famiglia e lavorando come mugnaio.

Dopo l’uccisione del marito e la morte dei due figli (che la tradizione vuole sia stata la stessa Santa ad invocare per impedire che i figli si macchiassero del sangue della vendetta), Rita poté finalmente realizzare il suo sogno di gioventù: entrare nel monastero agostiniano di Santa Maria Maddalena a Cascia. Secondo la tradizione agiografica, Rita, in piena notte, venne portata in volo dal cosiddetto “scoglio” di Roccaporena, dove andava spesso a pregare, fino dentro le mura del monastero di Cascia dai suoi tre santi protettori sant’Agostino, San Giovanni Battista e S. Nicola da Tolentino, quest’ultimo canonizzato soltanto nel 1446 quando rita era ancora in vita. Qui trascorse quarant’anni dedicandosi alla preghiera, alla penitenza e al servizio delle sue consorelle. La sua vita fu caratterizzata da un’intensa spiritualità, da un amore profondo per la Passione di Cristo e da una straordinaria capacità di perdono e compassione.
La rosa e la spina: simboli della sua vita
L’iconografia di Santa Rita è ricca di simboli che raccontano la sua vita e la sua profonda unione con Cristo. Tra i più noti troviamo la rosa e la spina:
La rosa
La rosa rappresenta l’amore divino e la misericordia che Santa Rita ha sperimentato nella sua vita. Si narra che, durante un periodo di malattia in pieno inverno nel convento, Rita chiese alla cugina di portarle una rosa e due fichi dal suo orto. La cugina, benché dubbiosa, obbedì. Miracolosamente, una rosa fiorì nonostante il freddo, simbolo della grazia divina che operava nella vita della Santa.
La spina
La spina, conficcata sulla sua fronte, rappresenta la sua partecipazione ai dolori della Passione di Cristo. Secondo la tradizione, mentre pregava davanti al Crocifisso, una spina si staccò dalla corona di Gesù e si conficcò nella sua fronte, causandole una ferita che non si rimarginò mai. La spina divenne per Rita un segno tangibile del suo amore per Cristo e del suo desiderio di condividere le sue sofferenze.
La venerazione di Santa Rita in Calabria
Le origini del culto di Santa Rita in Calabria risalgono al XVII secolo, quando la sua fama di santa miracolosa si diffuse in tutta Italia. I calabresi, attratti dalla sua storia e dai suoi prodigi, iniziarono a venerarla come protettrice e interceditrice nelle difficoltà della vita quotidiana.
Tanti sono i luoghi in cui la Santa è venerata, da Cosenza a Reggio Calabria, passando per Cariati e Trebisacce.

A Reggio, ad esempio, all’interno della Cattedrale, c’è una cappella dedicata a Santa Rita contenente una tela che la raffigura, opera di Alberto Bonfà (1938).
A Rombiolo, in provincia di Vibo Valentia, la comunità è molto attiva per la festa di Santa Rita, tanto da essere citata anche sul sito del monastero di Cascia per la festa celebrata ogni anno nella Parrocchia Maria SS. Annunziata in Orsigliadi.

A Lamezia Terme, Santa Rita è stata eletta, con Decreto del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Patrona della Parrocchia Santa Maria Maggiore.

A Cosenza, invece, sono custodite due reliquie della Santa: un frammento di osso nella Parrocchia di San Gaetano nel centro storico e un frammento dell’abito presso la Parrocchia di Sant’Antonio da Padova a Commenda di Rende.
Santa Rita e la Beata Elena Aiello
Il 21 maggio 1924, Santa Rita da Cascia guarì la Beata Elena Aiello dalla cancrena alla spalla sinistra, causata da uno strappo muscolare avvenuto nell’agosto dell’anno precedente a Pagani. All’epoca, Elena era postulante delle Suore della Carità del Preziosissimo Sangue e stava trasportando una pesante cassa insieme a una sua amica, come le era stato ordinato. Nei suoi appunti, la Beata racconta che, mentre pregava davanti alla statua di Santa Rita custodita nella chiesa di San Gaetano a Cosenza, vide l’immagine della Santa risplendere di luce. Durante la notte, in sogno, le apparve Santa Rita che le disse: «Ogni dolore passerà, voglio però che tu diffonda la mia devozione a Montalto». Elena fu guarita, acquistò una statua di Santa Rita per diffonderne la devozione a Montalto Uffugo e, lasciando l’abito di postulante delle Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue, indossò quello votivo di Santa Rita, fino a quando nel 1930 vestì il nuovo abito della sua congregazione.

Nel corso della giornata dedicata a Santa Rita, il 22 maggio, tante sono le manifestazioni che si svolgono nella nostra regione, dalle tradizionali processioni con il simulacro, passando per la caduta dei petali (nella Chiesa di San Gaetano a Cosenza) e la benedizione delle rose in tutte le parrocchie in cui si celebra il culto. (Domenico Lo Duca)
info@meravigliedicalabria.it