Sei vini calabresi con cui iniziare il nuovo anno

Pranzi, cenoni, aperitivi per farsi gli auguri e scambiarsi un regalo: ogni scusa è buona per brindare. Le feste natalizie sono così e tutti, in fondo, alla vigilia dell’Immacolata ci diamo una sonora pacca sulla spalla sapendo che tra una ventina di giorni dovremo aggiungere un buco alla cintura. Insomma, a Natale puoi in tutti i sensi e ci penserà il mese di gennaio a suon di detox a farci ritornare in forma e ad un buco in meno. Il nuovo anno è alle porte e, insieme ai buoni propositi, abbiamo in serbo una lista di cose buone: allora perché non aprire le danze del 2024 con un viaggio in Calabria? Un viaggio enologico, s’intende. Non c’è bisogno di spostarsi, è sufficiente un calice per andare alla scoperta di terroir, vitigni, profumi, produttori. È il potere del vino: ogni bottiglia è una storia e ogni sorso è un nuovo incontro. Basta berne un po’ per fare nuove amicizie e, magari, innamorarsi. Ecco i sei vini per iniziare in bellezza il nuovo anno.
Dovì, Vino Spumante Rosé
Non si può che cominciare col botto! Il che vuol dire una sola cosa: bollicine. Sfatiamo la convinzione per cui lo spumante si tira fuori solo al momento del dolce perché non c’è regalo più bello da fare al palato che iniziare a pasteggiare con le bolle. Think pink già dal primo gennaio, perciò apriamo le danze con Ferrocinto. Siamo a Castrovillari, nelle Terre di Cosenza: ai piedi del Pollino questa azienda produce uno spumante brut Metodo Classico, ovvero un vino dal basso residuo zuccherino realizzato come lo Champagne: significa che il processo prevede una rifermentazione in bottiglia ed è proprio lì che avviene la magia: è proprio questo che rende i Metodo Classico una vera perla. Dovì è un rosato da Aglianico dai riflessi salmone e dalla spuma generosa e pungente: un racconto di sottobosco e amarene, miele e lavanda, crosta di pane e pasticceria e una bocca fresca e sapida. Mettere in naso dentro e poi bere per credere.

Mare Chiaro, un sorso tropicale
Un tuffo nel Cirò (KR) e nella sua azienda più storica. Il Greco Bianco, millenario autoctono calabrese, prodotto da Ippolito 1845 ti porta in un’altra dimensione. Su un’isola tropicale, per essere precisi. L’ideale per chi sogna le vacanze di Natale al caldo in pieno stile cinepanettone. I profumi sono quelli della frutta esotica e poi pera, pesca fiori bianchi che tornano in bocca insieme ad un sorso intenso, lungo e sapido. Merito delle vigne che affacciano sul mar Ionio e, oltre alla vista, godono pure della brezza e della salinità che regalano le onde ogni volta che s’infrangono. Merito pure del processo di vinificazione: Mare Chiaro, infatti, nasce dal blend di uve vendemmiate in due diverse fasi, al fine di esaltare freschezza e profumi con la prima raccolta e struttura con la seconda.

Critone, respiro internazionale
Di bianco in bianco, è la volta di una delle etichette più conosciute del gigante Librandi. È la Calabria dal respiro internazionale perché questo vino è un blend di Chardonnay e Sauvignon Blanc, vitigni che nascono altrove (rispettivamente, Borgogna e Loira) ma sanno esprimersi in territori lontanissimi dalla madre patria. Così, i francesi trapiantati a Cirò diventano il perfetto connubio tra l’eleganza d’Oltralpe e il carattere Made in Sud. Fresco, sapido, profondo, persistente, ha sentori di banana, ananas e burro: lo Chardonnay c’è (prevale per il 90%) e si sente e ti trasporta in un mondo lento, morbido e meraviglioso.

Greco Nero da podio
È (tornato) il momento del rosé: andiamo a Lamezia Terme (CZ), cambiamo calice e colore con un calabrese da medaglia d’oro. Il Greco Nero di Cantine Statti, infatti, ha conquistato con l’annata 2022 la giuria nazionale di Radici del Sud ottenendo il primo posto come migliore vino rosato nella classifica dedicata proprio ai rosati del Sud. Colore carico, naso elegante e abbastanza complesso con note di agrumi, piccoli frutti rossi e macchia mediterranea, sorso fresco, sapido e perfettamente equilibrato. Ha tutto quello che vorresti da un rosé, il perfetto giro di boa per preparare il palato ai rossi.

Frasanè, etichette parlanti
Dire “sud”, in questo caso non basta. Perché siamo a Palizzi (RC), quindi nell’estremo meridione lato Est, quello lambito dallo Ionio. Siamo precisamente sul lungomare ed è qui che sorge Azienda Nesci, dove c’è blu a perdita d’occhio e se respiri puoi mettere in memoria profumi e suggestioni che poi ritroverai nel calice. Nesci lo riconosci a chilometri: le etichette sono inconfondibili e rappresentano dei personaggi che, già solo a guardarli, ti raccontano il carattere del vino che conservano. Frasanè è un Nocera in purezza, un autoctono che più autoctono non si può. È un tipo intenso e deciso, lontano da chi predilige sorsi “morbidoni” e piacioni coperti da tanto (troppo) legno, a volte. Il naso è un trionfo di frutti rossi e note floreali; il sorso è caldo, persistente, bellissimo.

Don Onofrio, barricato di casa
Per chiudere serve un sorso speciale. Questo di Giraldi&Giraldi (torniamo nelle Terre di Cosenza) è un rosso ma è un sacco di cose perché si presta a piatti complessi a base di carne, è il compagno perfetto se cerchi un calice da meditazione (vuol dire tu, un bicchiere, la musica e i tuoi pensieri), è una sorpresa insieme a certi dolci. È vero, lo diciamo sempre: il dolce va col vino dolce. Ma Don Onofrio è così morbido e speziato che sa il fatto suo pure con il carrello dei dessert. È il barricato di casa e nasce dal blend di Magliocco e Cabernet Sauvignon, ovvero: quando Calabria e resto del mondo si incontrano nella stessa bottiglia e tu senti di aver trovato un nuovo amico e un nuovo tesoro.

Il galateo vieta i brindisi perché il tintinnio dei calici è considerato un gesto poco elegante e mai e poi mai dire “cin cin”. Ma davanti a queste bottiglie, c’è solo un’etichetta che conta: quella del vino con cui scegliamo di condividere dei momenti speciali. E la nostra è un’etichetta calabrese.
Rachele Grandinetti