Successo di pubblico per la mostra “FRAGILI VOCI” a Reggio Calabria

Frutto di un lungo e innovativo lavoro teorico dipanatasi in tutto l’anno scolastico, attraverso seminari e workshop, la mostra FRAGILI VOCI UN INFINITO ALTROVE è uno squarcio nel profondo buio culturale post covid. La luce arriva a sprazzi, illuminato dai lampi che provengono da una sorgente ben definita: l’ipogeo di Reggio Calabria. La mostra si è rivelata un esperimento vincente, l’azzardo è stato premiato dal numero incredibile di visitatori che ha registrato il sito archeologico sito in piazza Italia. Nata dalla lungimiranza della storica dell’arte e docente Stefania Fiato, curatrice della mostra e referente unica del progetto annuale mostre, presso il Liceo Artistico Mattia Preti Alfonso Frangipane di Reggio Calabria, fortemente voluta e sostenuta dalla dirigente Giovanna Catena Moschella, che ha contribuito in modo significo nel dialogo tra scuola e realtà territoriale, l’esposizione si è distinta per essere stata in grado d’offrire al pubblico una programmazione fondata su qualità e continuità, già definita con Anima Mundi lo scorso dicembre presso l’odeon di Reggio Calabria.

“Fragili voci” ha promosso e sostenuto giovani artisti emergenti del Liceo artistico, tra tutti Alessia Germoleo che si è aggiudicata la vincita dell’ambito premio promosso dall’associazione Inner Weel di Reggio Calabria. “Io e te, ridotti in catene” è l’opera più rappresentativa e che condensa gli assunti teorici proposti dalla curatrice della mostra. Oltre a condensare il pathos e a racchiudere un messaggio di speranza, l’istallazione scultorea realizzata interamente con materiale di recupero è stata concepita come opera interattiva e chiede il coinvolgimento attivo del visitatore, chiamato a raccontare attraverso la scrittura da porre sul corpo dell’uomo ridotto in catene, il momento in cui lui stesso si è sentito in catene. Trasferendo il sentimento e il ricordo in una dimensione di condivisione, ci appare più leggere, proprio in virtù della stessa azione di lascialo là, fuori di noi. Ma questa è solo una delle opere esposte, da alunni che si sono rivelati già artisti, spregiudicati sperimentatori di un linguaggio che ancora padroneggiano in modo intuitivo e innocente. Non vi è mediazione: il visitatore vive intensamente l’esperienza tanto quanto l’artista che l’ha partorita. Aumentati di numero rispetto Anima Mundi ( in Fragili Voci sono ben trentacinque le opere esposte), ma con una selezione ch’è sempre fondata sull’idea di mettere a confronto opere nuove create site specific per l’evento espositivo, con la scelta radicale d’esporre solo pittura, scultura e abiti scultura, orientando così il percorso verso la direzione che l’arte contemporanea sta imboccando con sempre più convinzione, come dimostrano anche i grandi eventi internazionali e le grandi fiere. Cercando però di rappresentare, se non tutti, almeno una buona parte dei linguaggi che l’arte italiana del presente parla ai suoi pubblici.
