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Teatro presidio di cultura e bellezza, Palmi ritrova il suo Manfroce

Teatro presidio di cultura e bellezza, Palmi ritrova il suo Manfroce

La normalità che ora si sentirà al CineTeatro “Nicola Antonio Manfroce” dà il senso di quanto questo luogo mancasse alla città. Le porte aperte, le persone che magari entrano per informarsi sulla programmazione, il personale al lavoro tra foyer e platea riportano via Rocco Pugliese a una dimensione che Palmi ha conosciuto bene. Dopo anni di attese e utilizzi intermittenti, il teatro rientra nel quotidiano della città.

È la nuova fase che arriva con l’affidamento della gestione della struttura alla Multisala Lumiere di Reggio Calabria, esito della procedura avviata dal Comune a inizio 2025, che rende la struttura operativa in pianta stabile.

Quella delle attività teatrali a Palmi, e anche la storia dei suoi edifici, è molto antica, ma anche travagliata. Le prime notizie risalgono alla fine del Seicento, quando l’abate Giovanni Battista Pacichelli descriveva un edificio destinato alle rappresentazioni, poi perduto nel terremoto del 1783. Quasi un secolo dopo, nel 1870, l’amministrazione comunale decise di costruire un nuovo teatro pubblico, inaugurato nel 1893 con la direzione musicale di Francesco Cilea, allora giovane compositore palmese in piena affermazione nazionale. La struttura venne intitolata a Nicola Antonio Manfroce, altro musicista nato in città e affermato nei primi decenni dell’Ottocento. Quel teatro non superò i danni del sisma del 1908 e, dopo anni di abbandono, le sue rovine furono demolite solo negli anni Trenta.

Nel corso del Novecento Palmi continuò ad avere sempre luoghi di spettacolo. Negli anni Venti, per esempio, aprì il cinema Lux, ricavato in una struttura prefabbricata voluta dai soci Scarfone e Gullì, che divenne il primo riferimento cittadino per il cinema. Qualche anno dopo aprì il Cilea, ospitato in un edificio liberty della famiglia Badolati, ampliando l’offerta culturale disponibile in città. Nel 1950 iniziò la costruzione di un nuovo cinema voluto dall’imprenditore Rocco Sciarrone e inaugurato nel 1955 a poche decine di metri dal sito del vecchio teatro ottocentesco. La sala, che portava il suo nome, divenne rapidamente un punto di riferimento regionale perché era l’unica dotata di scenografie mobili e rotanti, e poi perché ospitò negli anni artisti come Gino Bramieri, Adriano Celentano, Paola Gassman e Domenico Modugno, che qui fece registrare uno degli incassi più alti in Calabria.

L’acquisizione comunale del 2010 del cinema teatro Sciarrone e la ristrutturazione successiva avviarono la riapertura e la nuova intitolazione nel 2015 a Nicola Antonio Manfroce. Il nome che ritorna è quello di un figlio illustre di Palmi, vissuto appena 22 anni (1791-1813).

Una vita breve ma molto intensa dal punto di vista artistico, compiuta in una produzione che trovò spazio nei principali teatri italiani dell’epoca. Alzira, rappresentata nel 1810 al Teatro Valle di Roma, e Ecuba, messa in scena al San Carlo nel 1812, svelarono un autore giovane ma già riconosciuto come “il rivale mancato di Gioachino Rossini”. La sua scomparsa interruppe un percorso brillante, lasciando opere che ancora oggi spiegano il valore di un musicista considerato tra le promesse più interessanti del suo tempo.

Le vicende del teatro a Palmi raccontano quanto forte sia stato, sempre, il bisogno di un luogo dedicato alla cultura e alla bellezza. La città lo ha sempre cercato, e oggi vuole che abbia il suo spazio, e pure grande.

di Daniela Malatacca (info@meravigliedicalabria.it)

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