“Ugo di Noi”, a Tropea la grande monografica dedicata a Tognazzi

“Ugo Tognazzi in un contesto del genere si sarebbe divertito molto: c’è il mare, tanta gente allegra, si mangia bene, mentre si lavora si respira un clima di leggerezza. Probabilmente avrebbe preferito di più partecipare al Tropea Film Festival che andare a Venezia o a Cannes”. Non ha dubbi Marco Dionisi Carducci , curatore della mostra “Ugo di Noi”, la prima grande monografica dedicata a uno dei più grandi attori di tutti i tempi, che sbarca in Calabria, a Tropea, con un’edizione speciale, ideata per il pubblico del festival cinematografico diretto da Emanuele Bertucci.
“Abbiamo allestito un’esposizione ridotta rispetto al format che portiamo in giro dal 2024, anno in cui ricorreva il centenario dalla nascita di Tognazzi. Abbiamo mantenuto un nucleo centrale che racconta i periodi più significativi della vita di questo straordinario artista: l’infanzia, la formazione e quindi gli anni del teatro, la grande cavalcata nel cinema e poi anche le passioni collaterali come ad esempio la cucina e il calcio” spiega Marco Dionisi Carducci durante l’inaugurazione dell’evento espositivo ospitato all’interno dell’Antico Sedile dei Nobili, nel cuore del centro storico della cittadina tirrenica. Nonostante le dimensioni ridotte rispetto al format museale, le fotografie insieme a oggetti e cimeli tracciano il ritratto tanto professionale quanto privato di una delle figure più significative del cinema italiano, ma anche una delle più poliedriche e artisticamente complesse.

Il percorso inizia con immagini dell’infanzia scattate nella sua città d’origine, Cremona, e poi gli esordi teatrali con “Rivista” e “Avanspettacolo”, forme di teatro che andavano per la maggiore negli anni Quaranta e Cinquanta. Per Tognazzi, come fu per tanti altri grandi tra cui Sordi e Totò, il teatro rappresentò una palestra importante dove imparare la cifra stilistica comica e umoristica che poi seppe trasferire nel cinema. “Durante questa esperienza – racconta Dionisi Carducci – instaura il sodalizio con Raimondo Vianello che portò avanti anche nella televisione e nei suoi primi anni di cinema. Lavora per commedie importanti come quelle degli autori Garinei e Giovannini, oppure quelle di Scarnicci e Tarabusi”. Superata questa prima sezione, il visitatore scopre qualche chicca della parentesi dedicata alla televisione dove sempre in coppia con Vianello portano la satira sul piccolo schermo con il varietà “Un, due, tre”. “Furono così tanto innovativi e irriverenti che vennero cacciati dalla Rai politica e democristiana dell’epoca” aggiunge il curatore della mostra.

Poi c’è la parte dedicata al cinema che si apre con “I cadetti di Guascogna”, la prima foto cinematografica con Walter Chiari. Da qui in poi sono ripercorse le tappe dei film più importanti che segnano il picco del successo verso cui si dirige dopo aver lavorato con i registi Luciano Salce ne “Il Federale” e Marco Ferreri ne “L’Ape Regina”. È fotografato con Ettore Scola, Mario Monicelli, Dino Risi, Gassman. Una carriera molto prolifica: solo nel 1960 Tognazzi lavora in 16 film.
Oltre alle immagini, come si anticipava, ci sono anche dei cimeli da ammirare: la prima stesura di “Amici Miei”, di cui proprio ora si festeggiano i 50 anni; la sceneggiatura de “La Terrazza” di Ettore Scola. In bella vista anche la maglietta commemorativa dei 100 anni della Cremonese (che coincidono con i 100 anni di Tognazzi) che racconta del suo legame con la squadra e la città d’origine. Desta parecchia curiosità un taccuino su cui Tognazzi annotava ricette e dettagli su eventi conviviali da lui stesso organizzati nella dimora di Velletri per allietare gli amici: “Era un grandissimo cuoco, amava cucinare e annotava commenti e informazioni sui ristoranti che frequentava, quasi una sorta di masterchef ante litteram. Dal taccuino colorato con le ricette, sono nati i libri “La mia cucina” e “Ricettario””. A testimoniare la sua attitudine a vivere con spensieratezza e saper godere di piccoli dettagli ci sono le tracce della burla con cui Tognazzi in un clima di terrore rivendicava il “diritto alla cazzata”: era il 1979 e si prestò al piano della rivista satirica “Il Male” di farsi fotografare in manette mentre veniva arrestato perché attestato come presunto “cervello delle Brigate Rosse”.

Ricostruire la storia di Ugo Tognazzi prima di restituirla al grande pubblico, è stato un impegno appassionante per Marco Dionisi Carducci: “Quando mi sono occupato delle mostre monografiche su Ettore Scola e Monica Vitti avevo incrociato la figura di Tognazzi. Poi sono stato contattato dalla famiglia e ho avuto l’opportunità di approfondire un personaggio che mi affascina da sempre perché è stato uno spirito libero. Il primo passo è stato lavorare il materiale che mi ha messo a disposizione la famiglia perché oltre alle foto d’archivio, è il patrimonio personale che racconta i personaggi. È stato fondamentale – aggiunge – entrare un po’ più in empatia con il personaggio che per situazioni anagrafiche non ho mai conosciuto direttamente. Ogni volta che faccio un lavoro del genere il quesito che mi pongo è come quel personaggio si sarebbe raccontato. C’è stata anche la scelta di non parlare di alcuni aspetti della vita di Tognazzi, ad esempio quello del rapporto con le donne. Il rapporto con i familiari, le persone care, gli amici, i collaboratori sono stati una fonte essenziale. In questo caso parliamo di una persona nata più di 100 anni fa quindi molte persone che lo hanno conosciuto da vicino non ci sono più. Ci sono però le testimonianze indirette dei figli degli attori che lo hanno conosciuto, come ad esempio qui a Tropea c’è Saverio Vallone figlio di Raf Vallone che ha lavorato con Ugo Tognazzi nel “Matrimonio con vizietto””.
Duplice l’ispirazione che si può trarre dalla storia di Ugo Tognazzi: imparare a vivere con semplicità e leggerezza, ma anche avere consapevolezza che per raggiungere qualsiasi obiettivo bisogna faticare. “Vedendo le sue sceneggiature con i segni dei continui tentativi di migliorarle, insieme agli sceneggiatori e ai registi, è sinonimo dello studio e dell’applicazione per fare bene ogni cosa. La sequenza di foto che raccontano le sue ore in sala trucco al mattino presto prima di andare sul set, così come il rapporto con la cucina parlano del suo essere meticoloso, attento, quasi maniacale nella cura dei dettagli. La sua esperienza ci sussurra che bisogna essere preparati, perché il talento non basta” conclude Dionisi Carducci.
La mostra è visitabile per tutta la durata del Tropea Film Festival che terminerà sabato 20 settembre.
Qui il programma completo https://www.tropeafilmfestival.com/
info@meravigliedicalabria.it
Foto di copertina Archivio collezione Garzia