Un presepe nella grotta: la piccola Betlemme di Mendicino

Siamo lungo la strada che conduce al Santuario diocesano di Santa Maria di Mendicino, è qui che è stata realizzata quella che, in una nota dell’agenzia Sir, è definita una “piccola Betlemme”. Il caratteristico presepe si trova in una grotta carsica, di oltre venti milioni di anni, come quelle che caratterizzano il territorio di tanti paesi dell’appennino silano, e nate in seguito ai movimenti tettonici. Quella che oggi ne accoglie il presepe era stato deposito di legname e luogo per animali, è stato ripulito dai volontari della parrocchia del luogo e da alcuni soci dell’associazione di rocciatori “Erbanetta” per collocarvi una natività con San Francesco d’Assisi in contemplazione. Un segno per l’ottavo centenario del presepe voluto a Greccio proprio dal poverello che desiderava “vedere con gli occhi del corpo” quanto accaduto nella piccola Betlemme. La cittadina di Mendicino, nota per i suoi presepi artistici, e che propone annualmente un presepe artistico nella centrale chiesa di San Pietro quest’anno ha accolto un “segno stabile”, voluto dalla comunità parrocchiale e dai proprietari del terreno, che ne hanno fatto dono al Santuario diocesano. A realizzare le sculture in pietra leccese che ben si abbina con la pietra “rosa Mendicino” le cui cave attualmente sono chiuse, è stato Gabriele Ferrari scultore di Altilia, che ha saputo interpretare anche il desiderio maturato in comunità.


“Abbiamo pensato il presepe in uno stile sinodale -dice il parroco don Enzo Gabrieli-coinvolgendo diversi volontari sia nell’ideazione che nella realizzazione”. Nella realizzazione delle statue in pietra si è tenuto conto del desiderio di parlare all’uomo di oggi, offrendo un messaggio di pace proprio a partire dal presepe, ma anche la ciclicità del tempo. Anno dopo anno si rifà il presepe grazie alla tenera intuizione di San Francesco, posto come personaggio del nostro presepe e secondo lo stile del ‘non finito’ caro a Michelangelo, per indicare che il venire di Dio, il nascere in mezzo a noi è continuo, è sempre una novità di Dio. Chi si lascia coinvolgere, chi ha il coraggio di entrare fa esperienza del Natale”. La grotta naturale -ha concluso don Gabrieli- che ben si è prestata ad accogliere l’istante della natività è un messaggio di luce nel contesto di una roccia scura e di un bosco che nella notte riprendono vita così come è nella vita di ciascuno di noi se facciamo posto, apriamo la nostra vita al Signore che viene”.