Villa Ceravolo a Chiaravalle, una dimora in attesa di ritorno ai fasti antichi – VIDEO

di Roberto De Santo
Si respira ancora l’aria dei grandi eventi. Degli incontri di alto profilo dell’intellighenzia novecentesca. Ma anche di vita quotidiana come delle feste che si celebravano. Attraversando quella che fu la dimora degli Staglianò prima e poi dei Rauti e dei Ceravolo a Chiaravalle si ha la sensazione di risentire il vociare di quanti quella residenza l’hanno vissuta.
Fantasmi di un tempo che fu e che echeggiano negli androni della villa in località Pirivoglia ormai abbandonata sulle colline chiaravallesi. Eppure qui per secoli la vita pulsava. La villa, secondo la ricostruzione fatta da fonti locali, faceva parte di un complesso decisamente più ampio che comprendeva – oltre all’edificio patronale – coltivazioni importati di viti, ulivi, gelsi, boschi di castagno e nonché di grano, granturco e lino.




A servizio dell’enorme tenuta sorgevano caseggiati abitati da contadini, pastori ma anche mugnai e artigiani. Assieme alle loro famiglie rappresentavano un vero e proprio borgo in cui le attività produttive erano un tutt’uno con la vita del palazzo.
Poi le evoluzioni dei tempi progressivamente trasformarono quella tenuta in uno splendido complesso residenziale per la famiglia Rauti.



Mario Ceravolo, l’ultimo illustre ospite
Appollaiata a 464 metri sul livello del mare, immersa nella natura dei luoghi e soprattutto nei suoi splendidi boschi di alberi pregiati, la villa era il luogo perfetto per ritirarsi nelle afose giornate estive e soprattutto raccogliersi in contemplazione creativa. Lo sa bene il suo più prestigioso ospite.

Nella villa abitò per decenni Mario Ceravolo (nel fotino, sinistra). Uno dei principali protagonisti della storia del secolo breve italiano.
All’interno della residenza di contrada Pirivoglia, il poliedrico uomo di Stato – prima medico e scienziato – tenne riunioni, elaborò progetti di legge, approfondì studi clinici, ma soprattutto respirò di quell’aria salubre che caratterizza questi luoghi affascinanti.
Per Ceravolo, originario di Chiaravalle Centrale dove nacque il 23 maggio 1895, quel luogo – si dice -rappresentò l’ambiente ideale per elaborare quel rosario di idee straordinarie che caratterizzarono la sua vita. Una sorta di fucina delle sue visioni future. Assistente di due luminari della medicina come Giuseppe Moscati (poi divenuto San Giuseppe Moscati) ed Antonio Cardarelli, Ceravolo brillò prima come specialista medico e poi come politico.

Fu eletto deputato alle prime elezioni libere del Parlamento italiano del 1948 tra le fila della Democrazia cristiana, di cui era esponente di spicco in Calabria. Un incarico che gli venne riconfermato alle successive due tornate elettorali del 1953 e del 1958. A lui viene ascritto il merito di aver voluto fin dal 1949 l’istituzione del ministero di Igiene e Sanità. Poi nel 1951 fonda l’Accademia Internazionale medica (A.I.M.) e il 2 gennaio 1956 viene insignito di un riconoscimento come promotore dell’unificazione del diritto sanitario.
Le sue conquiste in campo medico

Meriti che aveva già conseguito prima dell’ingresso in politica. A spese della famiglia istituì a Chiaravalle Centrale nel 1930 il primo ospedale sanatoriale della Calabria, il “San Giovanni Bosco”. Una struttura con capienza di oltre 200 posti letto (nella fotina, a sinistra), ed in cui Ceravolo, riesce a mettere a punto i migliori sistemi di cura della tubercolosi. Un merito che gli consente tra l’altro di confrontarsi alla pari con le più alte figure europee operanti nel settore. Tra cui Alexander Fleming, lo scopritore nel 1922 dell’enzima lisozima, ma soprattutto nel 1928 della penicillina. Si narra tra l’altro che Ceravolo fu il primo medico a soccorrere Palmiro Togliatti dopo l’attentato subito il 4 luglio 1948 all’uscita da Montecitorio.
La villa in attesa di riscatto



Dunque un gigante della politica e della medicina che, forse, è stato dimenticato troppo frettolosamente in Calabria. Così come la villa che abitò e che ora giace nel totale abbandono. Uno sfregio alla memoria dell’uomo ed un danno per la collettività che sta perdendo un tesoro dell’architettura novecentesca calabrese. I tre piani della residenza che fu di Ceravolo conservano, nonostante tutto, il fascino delle bellezze di quel tempo.


Anche se molte opere che qui erano ospitate sono state depredate e gli interni fortemente vandalizzati, la struttura affascina per la grandiosità del manufatto e per la spettacolarità della natura che circonda la villa. Tutti aspetti che meriterebbero maggiore attenzione per ridare all’intera tenuta quel prestigio aureo che gli spetta. (video Silvia Boragina, foto dal Web)
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