Vini Cirò, tre letture del Gaglioppo con “Le Verticali di Ippolito 1845”

“Caro signor Ippolito,
nell’aprire la prima bottiglia il colore, l’aroma e il gusto del suo vino mi hanno riportato all’odore antico della Calabria, ad una preziosa tinta damaschina, ad un rapporto tra natura e storia, fra terra ed arte, fra vigna e frangente marino…
Lei, signor Ippolito, è un ambasciatore del Cirò, e si dice Cirò per significare Calabria”.
Leonida Repaci – 3 novembre 1964.
Si apre con la lettura di questa missiva la degustazione verticale dei vini di Casa Ippolito 1845, magistralmente organizzata dalla Fondazione sommelier rappresentata da Domenico Pate che tanta energia sta prodigando e tante sinergie sta attivando nell’intenzione di valorizzare aziende e comunicare il vino in tutta la sua straordinaria complessità. A raccontarla ci pensa il sommelier Paolo Lauciani, nome noto del mondo enologico italiano, insieme ai titolari dell’azienda
Paolo, Vincenzo e Gianluca. Una triplice alleanza familiare che ripartisce ruoli e funzioni nell’impresa e su cui grava la grande responsabilità di 180 anni di lavoro, da quando il nonno Don Vincenzo diede origine ad una cantina moderna dopo la prima guerra mondiale e ne incise le sue iniziali sul casolare di campagna.


In un crescendo si arriva ai giorni nostri con 100 ettari, 3 tenute, 15 etichette e 900.000 bottiglie presenti anche in 5 continenti. Una storia di 5 generazioni che si esprime anche nelle verticali del Cirò rosso classico Colli del Mancuso 2021-2019-2015 che, pur con qualche variazione di tecnica enologica, raccontano un Gaglioppo di grande plasticità che si adatta ai climi alternanti di stagioni aride con appena 370 mm /anno di pioggia a 729 mm, che resiste proprio per la scelta operata nell’ubicazione in collina a 350m s.l.m. e che si esprime nel calice con diverse sfumature.


Un’altra sequenza di Ripe del Falco, altro Cirò rosso classico Riserva, 2021-2017- 2005, vestito in una bottiglia iconica, la deformata asimmetrica, d’inconfondibile forma, scelta dall’ambizioso nonno Vincenzo e mai cambiata in 50 anni, per dare una svolta passando dal vino sfuso all’imbottigliato e distinguersi nel panorama italiano.
Si chiude la programmata degustazione con il Calabria rosso etichetta 160, una bottiglia celebrativa per i 50 anni dell’azienda che sfrutta un leggero appassimento di una parte delle uve Gaglioppo per tirare fuori un vino innovativo e allo stesso tempo una diversa sfaccettatura del versatile Gaglioppo.


Ma non si chiude qui. Si vuole sorprendere ancora gli attenti e appassionati wine lower e si stappa una bottiglia speciale di Cirò rosso, annata 1969, ovvero la prima bottiglia che celebra la Denominazione di origine controllata nata 55 anni fa, la prima doc della Calabria.
Questa preziosa bottiglia segna l’inizio del lungo percorso, della storia e della vita evolutiva in questi anni di tutti i vignaioli cirotani che hanno portato alla DOCG, alla denominazione garantita, ormai in dirittura d’arrivo all’approvazione dall’UE.
Curiosa ciclicità della storia che si ripete, se Vincenzo Ippolito nel 1964 è ritenuto da Leonida Repaci l’Ambasciatore del vino della Calabria, oggi lo è anche Paolo Ippolito nominato nel 2019 Ambasciatore dall’Associazione Nazionale Città del vino con sede a Siena.
Una semplice serata degustativa si è trasformata invece in momento di formazione e di consapevolezza su un mondo di valori radicati, profondi, immersivi che si disvelano nei calici di un Cirò rosso sanguigno, che appaga il gusto e lo spirito e sostanzia soprattutto il senso di una storica famiglia e della tenacia degli uomini di vino.
di Saveria Sesto (info@meravigliedicalabria.it)