Badolato, l’autunno del FAI riscopre la bellezza dei luoghi nascosti

Nell’anno del suo cinquantesimo anniversario, il FAI ha chiuso la quattordicesima edizione delle Giornate d’Autunno con la partecipazione eccezionale di oltre quattrocentomila visitatori in tutta Italia, guidati dai volontari e dagli Apprendisti Ciceroni che hanno accompagnato il pubblico tra dimore storiche, giardini, palazzi, chiese e borghi solitamente non accessibili.
In Calabria sono stati diversi i siti aperti e, tra questi, i luoghi scelti a Badolato ne hanno fatto una tappa speciale, un itinerario che ha mostrato la varietà e la ricchezza di un territorio in cui la storia, il paesaggio e una comunità – che può definirsi un vero e proprio laboratorio – sono naturale bellezza. A partire proprio dal borgo, fondato nel 1080 da Roberto il Guiscardo, che conserva intatta la matrice medievale e un dedalo urbano arrampicato sulla collina affacciata sullo Ionio, con i vicoli stretti, le sue tredici chiese, le confraternite e i palazzi nobiliari. Badolato, lo ricordiamo, è anche il paese dell’accoglienza, diventato dagli anni ‘90 simbolo di solidarietà e luogo di convivenza e in cui, dai primi anni del 2000, anche una comunità danese ha scelto di stabilirsi, tra la marina e il borgo.




Le Giornate FAI hanno invitato a guardare questo paesaggio da prospettive diverse, con “Badolato fuori le mura”, lungo un percorso tra architetture nobiliari, spazi rurali e luoghi di arte contemporanea.
Scendendo, intanto, verso la vallata del Gallipari, la piccola Chiesa dell’Immacolata del 1686, ha aperto le sue porte, mostrando le decorazioni del soffitto e l’altare maggiore, opere di artisti-decoratori di Serra degli inizi del ‘900, così come i preziosi arredi sacri e dipinti, da uno dei panorami più ampi e spettacolari sul Golfo di Squillace, da cui è sempre riconoscibile la sua cupola ottagonale e la lanterna a stella.



Oltre che per le piccole chiese disseminate a Badolato borgo, c’è stata anche l’apertura straordinaria della Biblioteca Gesualdiana “Charles Baudelaire”, nel palazzo Militerna, con la sua importante collezione di libri e documenti raccolti dallo studioso Antonio Gesualdo.
E poi veri tesori come Villa Paparo, l’elegante residenza settecentesca, mai aperta al pubblico, immersa in un agrumeto, le cui finestre si aprono su un giardino di piante esotiche, mentre all’interno gli arredi perfettamente conservati, libri antichi tra preziose scaffalature e fotografie d’epoca, un rarissimo pianoforte a cristalli – gioiello di tecnica, affascinante e misterioso – e poi un’esposizione di preziosi abiti ricamati, di fine 700 – inizi 800, restituiscono la vita della famiglia Paparo.







Qui visse la baronessa Franca De Riso, donna colta e generosa, che amava la musica e la bellezza naturale. Ci sono ancora le sue delicate composizioni di conchiglie e fiori a raccontarne la sensibilità.

Poi ancora, nella campagna rigogliosa e profumata che affaccia sul mare, il Castello Gallelli. Costruito nel 1853, domina da un piccolo colle la tenuta di Pietranera con la sua architettura neogotica, le torri merlate e le feritoie che ne raccontano la funzione difensiva all’epoca del brigantaggio.

All’interno si conservano mobili, dipinti e una collezione di armature, la più numerosa del meridione d’Italia. Qui continua a vivere la tradizione dela caccia alla volpe simulata a cavallo. Un parco, progettato come giardino romantico, si estende per dodici ettari tra querce, castagni e ulivi.



“Badolato fuori le mura” ha proposto anche l’ingresso al Convento di Santa Maria degli Angeli, che ricorda la lunga presenza francescana nel territorio. Fondato nel 1603 e ricostruito nel Settecento, accoglie oggi la comunità di Mondo X. I ragazzi che vi risiedono coltivano orti, curano animali, lavorano il legno.




All’interno dell’antica chiesa è conservata la fastosa macchina barocca in legno policromo della Madonna con gli Angeli Suonatori, nata dalla leggenda che racconta di due giovenche che avrebbero portato dalla montagna un grosso tronco per volere della Madonna. Da quel tronco, nel XVII secolo, fu Fra Diego da Careri a scolpire il gruppo che ancora oggi si può ammirare.



Ancora, tra gli ulivi ultrasecolari della campagna, nell’Orto d’arte RespiraTerra, nato grazie all’architetto Pasquale Piroso. Le opere di Luigi Ontani, Roberto Giglio, Antonio Tropiano, Alberto Timossi e altri artisti sono collocate all’aperto, nella natura mutevole. Non un museo, ma un luogo in cui le sculture sono parte del paesaggio. Durante le due giornate FAI, qui si sono tenuti laboratori di pittura e scultura che hanno regalato, alle famiglie che hanno partecipato, un’esperienza semplice e autentica.


Il percorso si è chiuso alla Villa Collina, un complesso residenziale in marina, dove vive la comunità danese che da anni si è integrata alla vita locale. L’incontro, organizzato nell’ambito del progetto “Ponte di Culture”, ha scelto una conversazione sulla musica scandinava e il concerto dell’Ensemble danese “Sønderborg Big Band Opus 2”.




Le Giornate FAI rendono visibili e accessibili posti che spesso restano fuori dai percorsi abituali, invitano a riconoscere il valore del patrimonio diffuso e a farsene custodi. Anche in Calabria, dove parte della bellezza è spesso nascosta, l’iniziativa ha riportato all’attenzione di centinaia di visitatori luoghi che raccontano la storia di una terra antica e straordinaria. Fondamentale nell’organizzazione degli eventi è la rete degli esperti, dei volontari e delle associazioni locali che, oltre a sostenere il FAI, promuovono la Calabria che si identifica nel proprio paesaggio e lo tutela.
di Daniela Malatacca (info@meravigliedicalabria.it)