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Beatrice Sciarrillo vince la 23ª edizione del Premio ‘Giuseppe Berto’

Beatrice Sciarrillo vince la 23ª edizione del Premio ‘Giuseppe Berto’

“In trasparenza l’anima”, romanzo d’esordio di Beatrice Sciarrillo edito da 66thand2nd, è l’opera vincitrice della XXXII edizione del Premio letterario ‘Giuseppe Berto’, uno dei più prestigiosi riconoscimenti italiani per opere prime di narrativa. La cerimonia di premiazione si è svolta a Mogliano Veneto (Treviso), città natale dello scrittore Giuseppe Berto (1914-1978) e sede a cadenza biennale del premio a lui dedicato, fondato nel 1988 da Cesare De Michelis. A condurre la serata è stato il giornalista Giancarlo Loquenzi, con la presenza come madrina di Antonia Berto, figlia dello scrittore e custode della sua eredità letteraria. A consegnare il premio a Beatrice Sciarrillo è stato Michele Ruol, vincitore dell’edizione 2024 con “Inventario di quel che resta quando la foresta brucia” (TerraRossa Edizioni). Il romanzo vincitore è stato selezionato da una giuria di alto profilo composta da: Emanuele Trevi (presidente), scrittore e vincitore del Premio Strega 2021, Silvia Avallone, scrittrice e poetessa, Elena Stancanelli, scrittrice e già vincitrice del Premio Berto nel 1999, Luigi Mascheroni, giornalista, Emanuele Zinato, professore di Letteratura italiana all’Università di Padova.

Nelle descrizioni della giuria si legge: “Il romanzo di un corpo che vuole scomparire, raccontato da un io che, nell’alternanza tra cedimenti e resistenza all’abisso, trova la sua grazia Anita, ostinata, incapace di accogliere dentro di sé né cibo né misericordia, commuove come una piccola santa laica diventa per Sciarrillo la lente per decifrare l’angoscia del presente”.

Beatrice Sciarrillo, torinese, classe 1998, racconta la storia di Anita, una ragazza che affronta il dolore silenzioso e corrosivo dell’anoressia, tra rifiuto del cibo e ricerca di un’identità sfuggente. A soli dodici anni, Anita inizia a mentire, a nascondere il cibo, a non riconoscere più il proprio corpo. A vent’anni, la malattia si fa ombra costante e segreta, insieme a un bisogno inconfessabile d’amore e di accettazione. Alla vincitrice è stato assegnato un premio di 5.000 euro. Gli altri finalisti, che si sono divisi un premio complessivo di 2.000 euro, erano: Antonio Galetta, con “Pietà” (Einaudi), Alberto Locatelli con “Airù” (Italo Svevo), Anna Mallamo con “Col buio me la vedo io” (Einaudi) e Rosanna Turone con “Santa” (NN Editore).

Il Premio Giuseppe Berto si distingue nel panorama nazionale per la sua natura itinerante: si alterna ogni anno tra il Veneto e la Calabria, a Capo Vaticano (Ricadi, Vibo Valentia), luogo caro a BERTO, dove visse e scrisse alcune delle sue opere più importanti. Nel corso della serata è stata anche inaugurata una mostra dedicata a Giuseppe Berto, con preziosi inediti e materiali d’archivio: dai suoi esordi con “Il cielo è rosso” (1947) fino al testamento letterario “La gloria” (1978), passando per opere fondamentali come “Il male oscuro”, “Il brigante” e “Anonimo veneziano”. 

info@meravigliedicalabria.it

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