Cent’anni di cucina e famiglia, Acri festeggia il Ristorante Da Mirko

Allontanandosi dalle strade principali è bellissimo scoprire la provincia interna calabrese. Vero è che i percorsi sono quasi sempre abbastanza tortuosi, curve in salita e chissà, poi. È anche vero però che non esiste modo migliore per arrivare in luoghi che aprono il cuore, tanto da benedire tutta la fatica costata per arrivarci. Le aree interne della Calabria, quelle pulite, tenute bene, dove vedere quanto garbo hanno le case, le vie, quei fiori sui balconi. E dove poter scoprire storie belle, la vita semplice, il cibo genuino, quello di cui ancora, per fortuna, si può sentire il profumo tra i vicoli.
Viaggiando verso Acri, in provincia di Cosenza, ci si trova tra i colli che dominano la valle del Mucone e del Crati, parte di un territorio che misura oltre ventimila ettari e che resta tra i più vasti della Calabria. Qui comincia l’altopiano della Sila Greca, quello che Norman Douglas chiamava “il granaio della Calabria”, con i suoi boschi di conifere, i corsi d’acqua e i sentieri che portano fino al monte Paleparto, nel territorio di Longobucco, punto panoramico tra i più alti e solitari dell’area.


Superando Acri, e discendendo in direzione della costa ionica, tante piccole frazioni e contrade. Tra queste la contrada Guglielmo, a seicento metri di altitudine, che si lascia alle spalle i boschi della Sila e si apre come una bellissima terrazza naturale sullo Jonio, e che racconta storie di persone, famiglie che da qui per fortuna non sono mai andate via. Come la famiglia Sposato.


Era il 1925 quando Carmine aprì una piccola bottega nella contrada. In quel locale si vendevano vino e generi di prima necessità, ma ben presto divenne qualcosa di più: un posto dove ci si fermava per rifocillarsi, e quando serviva anche per passare la notte. Era una sorta di osteria rurale, l’“hotel di una volta”, dove chi si trovava di passaggio trovava un piatto caldo e un giaciglio per la notte.



Negli anni Cinquanta la guida passò al figlio Mirko, e quel locale lo condusse per più di 40 anni, ampliando la ristorazione. Cosa poteva essere a quei tempi un posto come quello? Erano anni in cui la trattoria era un vero e proprio presidio per la comunità. Qui si trovava l’unico telefono della zona, e chi aveva bisogno di comunicare con parenti lontani o con uffici importanti si rivolgeva a quella porta. Ecco, era un luogo che teneva insieme con semplicità necessità quotidiane e momenti conviviali.


Dal 1995 è Francesco Sposato a portare avanti l’attività, terza generazione di una famiglia che ha fatto della ristorazione una storia lunga un secolo. Con lui, il locale ha scelto di restare fedele ai piatti che hanno segnato la memoria di famiglia – quando papà Mirko preparava il castrato, le lagane e ceci, le minestre di broccoli, cavolo e fagioli – ma anche di guardare al mare vicino, col pesce fresco che può arrivare presto dalla costa fino a lì. Così, accanto alle ricette della montagna, oggi trovano spazio piatti deliziosi che profumano di mare. Sono le due anime di questa parte di Calabria, quella silana e quella ionica.


Francesco, che conduce il locale con la famiglia e pochi dipendenti, continua con la cucina di tradizione come la pasta fatta in casa con melanzane, salsiccia e ’nduja, che racchiude l’anima piccante e generosa della cucina calabrese, e lo stracotto di guancia di vitello, cotto a lungo fino a raggiungere la morbidezza che solo le cotture lente sanno regalare. Il ristorante, sempre fedele al carattere familiare, accoglie gli ospiti in sale semplici e luminose, con la stessa naturalezza di sempre. Ogni piatto parla delle stagioni e dei loro frutti, del territorio, dei produttori, e conserva nei sapori la memoria di chi ha lavorato quei campi o allevato e curato quegli animali.


La famiglia celebra quest’anno il centenario dell’attività. Per il Ristorante da Mirko non è soltanto un traguardo aziendale, ma una pagina di storia che racconta l’evoluzione di un territorio, i cambiamenti della vita sociale, le tradizioni familiari che si sono tramandate. Cento anni di tavole imbandite, di stagioni diverse e di ospitalità sincera, che fanno del ristorante una delle testimonianze più autentiche della cultura gastronomica calabrese.
di Daniela Malatacca (info@meravigliedicalabria.it)
Qui il video di auguri che anche il maestro Mogol ha inviato per il centenario