Cletofestival, come creare bellezza e senso di comunità

Anche la dodicesima edizione del Cletofestival è giunta al termine, lasciando dietro di sé un’eco di emozioni, musica, cultura e soprattutto un fortissimo senso di comunità. Un successo straordinario, che ha visto numeri altissimi di partecipazione, con visitatori giunti da ogni parte d’Italia, a conferma di come questo evento, anno dopo anno, si sia consolidato come uno dei festival culturali più seguiti e sentiti del panorama nazionale.
A testimoniarlo non sono solo le presenze – migliaia di persone che per tre giorni hanno animato le stradine del suggestivo borgo tirrenico – ma anche la qualità delle proposte artistiche e culturali, il calore del pubblico, e l’identità forte e autentica che il Cletofestival porta con sé. Non a caso, qualche anno fa, fu inserito tra i dieci festival più importanti d’Italia, un primato che oggi si conferma e si rafforza grazie all’impegno instancabile dei volontari e al sostegno di un’amministrazione comunale giovane e lungimirante.


L’impegno dell’associazione La Piazza
L’anima del festival resta l’associazione La Piazza, attiva da quasi vent’anni sul territorio. Un gruppo di giovani (oggi adulti) che ha saputo coltivare con coerenza e passione un progetto culturale che va ben oltre il semplice intrattenimento: il Cletofestival è oggi una vera e propria forma di azione civica.
Non a caso, AZIONE è stata proprio la parola guida di questa edizione. Un tema scelto non a caso, come hanno sottolineato nelle parole di apertura il presidente Fabrizio Rasori e la vicepresidente Carola Nicastro. “Il Cletofestival non è solo un evento – hanno detto – ma un modo per dire che siamo qui, che ci crediamo, che restiamo. È un atto politico nel senso più alto e nobile del termine: costruire legami, creare bellezza, dare valore a un luogo che molti davano per spacciato.”
Azione significa muoversi, scegliere, fare. Significa non restare immobili di fronte allo spopolamento dei borghi, all’abbandono culturale, alla desertificazione sociale. In questo senso il festival rappresenta una risposta concreta e gioiosa: un motore di rigenerazione, un seme di futuro.


Tre giorni di cultura e festa
Il programma della dodicesima edizione è stato ricchissimo: oltre 30 spettacoli distribuiti in tre giorni, con giocolieri, laboratori, performance artistiche, reading poetici e tanto altro. I visitatori hanno potuto partecipare a visite guidate tra le vie del borgo, talk culturali, presentazioni di libri e attività per bambini. Un festival inclusivo, pensato per tutte le età e per ogni tipo di pubblico.
E poi la musica, ovviamente. Piazza Aldo Moro – un tempo la porta d’ingresso all’antico castrum di Pietramala – si è trasformata in una pista da ballo sotto le stelle grazie ai DJ set che hanno infiammato le notti cletesi, attirando i più giovani e creando un ponte tra generazioni.


A suggellare questa edizione, il 21 agosto, un evento musicale d’eccezione: Un secolo di canzoni, unica data italiana del progetto ideato e interpretato da Giovanni Gulino, voce storica dei Marta sui Tubi, accompagnato da due grandi musicisti – il pianista di fama internazionale Fabrizio Mocata e il maestro delle percussioni Mato Francesco Sciacca. Un viaggio musicale intenso, capace di emozionare un pubblico numerosissimo, raccolto nella suggestiva cornice di piazza Aldo Moro.


E proprio con le parole finali di una delle canzoni simbolo di Gulino, Vorrei, si chiude idealmente questa edizione: “Anche noi vorremmo più bellezza.” Una bellezza fatta di impegno, idee, condivisione. Una bellezza che a Cleto, ancora una volta, ha preso vita.
Un successo per tutto il territorio
Il Cletofestival è oggi un punto di riferimento non solo per Cleto ma per tutta la costa tirrenica calabrese e per l’intero comprensorio. Un appuntamento atteso, capace di attrarre visitatori, stimolare economie locali, generare confronto e contaminazioni positive.
Ma soprattutto, è la dimostrazione che quando una comunità si unisce intorno a un’idea, quando c’è cura, passione, visione, i risultati arrivano. La cultura, in questo senso, è la leva più potente per tenere vivi i territori e costruire alternative concrete all’abbandono.
La dodicesima edizione si chiude, dunque, con il “botto” ma gli organizzatori sono già pronti a ricucire nuove trame, nuove storie, nuove azioni. Perché il Cletofestival non si ferma. E finché ci saranno ragazzi e ragazze pronti a lottare per la bellezza, Cleto continuerà a risplendere.