Di cultura si può vivere? La Calabria sorprende l’Italia

Cosa significa vivere in un territorio in cui la cultura genera valore reale? È una domanda spesso data per scontata, ma l’edizione 2025 di Io sono Cultura presenta dati molto interessanti che riguardano direttamente la Calabria. Nel 2024, infatti, il sistema culturale e creativo regionale ha registrato una delle crescite più alte d’Italia. Un risultato che non arriva da solo, ma è lo specchio di una fase in cui sul territorio si stanno ampliando reti, imprese culturali e progettualità che mostrano una certa vivacità, sostenuta anche da bandi pubblici e programmi dedicati alla valorizzazione del patrimonio, alla produzione di contenuti e allo sviluppo di servizi culturali.


Il rapporto – realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere, Centro Studi Guglielmo Tagliacarne e Deloitte, con il supporto dell’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale, della Fondazione Fitzcarraldo e di Fornasetti – utilizza il valore aggiunto come indicatore chiave. È una misura utile, perché mostra la ricchezza prodotta dai diversi settori e il loro peso nell’economia complessiva. A livello nazionale, la filiera culturale e creativa ha generato 112,6 miliardi di euro nel 2024, con un incremento del 2,1% rispetto all’anno precedente e un totale di quasi 289 mila imprese e oltre un milione e mezzo di occupati.

Nel Mezzogiorno la crescita raggiunge il 4,2% e l’occupazione sale del 2,9%, superando la media nazionale. La Calabria fa un passo in più: +7,5% del valore aggiunto e +4,7% dell’occupazione, con un lieve aumento dell’incidenza della cultura sulla struttura economica regionale. È un dato che mostra un settore in fase di consolidamento, sostenuto da progetti che operano nei servizi digitali, nei percorsi legati ai beni culturali, nelle attività editoriali e nelle produzioni artistiche.


Il rapporto dedica una parte importante al Core cultura, cioè ai settori che producono direttamente beni e servizi culturali e creativi. In Calabria la composizione è articolata: editoria e stampa pesano per il 23,6%, seguite da architettura e design (19,1%) e dal comparto software e videogiochi (18,0%). Performing arts e arti visive incidono per il 12,9%, mentre il patrimonio storico e artistico rappresenta l’11,6%.


A livello nazionale, i settori mostrano invece dinamiche diverse, con software e videogiochi che crescono di più, seguiti dalla comunicazione. Le arti performative e visive mantengono un andamento costante, il patrimonio storico e artistico registra un ampliamento e l’audiovisivo resta stabile. L’editoria vive una fase di assestamento, mentre architettura e design risentono del calo degli investimenti edilizi.



Negli ultimi anni, in Calabria si registra un aumento della partecipazione ai bandi dedicati alla cultura, un ampliamento delle attività di valorizzazione del patrimonio e un numero crescente di iniziative legate ai servizi culturali e alla produzione di contenuti. È una dinamica che coinvolge non solo i centri maggiori, ma anche i piccoli comuni, grazie a interventi che riguardano la gestione di luoghi storici e i servizi digitali per la fruizione culturale.
I dati di Io sono Cultura invitano a considerare il ruolo crescente delle attività culturali nell’economia del Paese e, nel caso calabrese, indicano uno spazio che può allargarsi ancora e generare nuove opportunità, valore e occupazione.
Il Rapporto completo su symbola.net
di Daniela Malatacca (info@meravigliedicalabria.it)


