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Giornate FAI per le scuole, i tesori calabresi svelati da giovani ciceroni

Giornate FAI per le scuole, i tesori calabresi svelati da giovani ciceroni

Tornano dal 24 al 29 novembre le Giornate FAI per le scuole, la manifestazione che il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ETS dedica ogni anno agli studenti di tutta Italia. Giunta alla sua quattordicesima edizione, l’iniziativa coinvolge migliaia di classi in visite guidate, incontri e attività per far conoscere il patrimonio culturale e paesaggistico del Paese, stimolando nelle nuove generazioni il senso di cura e responsabilità verso i beni comuni.

Il progetto nasce dalla collaborazione tra il FAI e il Ministero dell’Istruzione e del Merito, in virtù di un protocollo che promuove i valori sanciti dagli articoli 9 e 118 della Costituzione: la tutela del patrimonio e la partecipazione attiva dei cittadini.

Protagonisti delle Giornate FAI per le scuole saranno gli Apprendisti Ciceroni, studenti formati dai volontari della Fondazione che guideranno i loro coetanei alla scoperta di chiese, palazzi, parchi, musei e altri luoghi del territorio normalmente chiusi al pubblico. Un’esperienza diretta e coinvolgente che permette ai ragazzi di diventare narratori della propria comunità e promotori della cultura locale.

«In tanti anni di esperienza sussidiaria a quella del mondo della scuola – ha dichiarato Marco Magnifico, presidente del FAIabbiamo imparato che l’oggetto della missione FAI non è affatto estraneo al mondo dei giovani e che, anzi!, se coinvolti con la chiave giusta, essi si appassionano alla realtà della storia, dell’arte e del paesaggio storico e naturale con una facilità e un vigore sorprendenti, scoprendo quanto sia più gratificante ed emozionante l’esperienza concreta rispetto a quella virtuale».

La quattordicesima edizione delle Giornate FAI per le scuole si svolge con il patrocinio della Commissione europea, del Ministero della Cultura e di tutte le Regioni e Province autonome italiane. Si ringraziano, inoltre, la Regione Campania, la Provincia autonoma di Trento e la Fondazione Carical per i contributi concessi. RAI è Main Media Partner dell’iniziativa.

Anche in Calabria ogni anno sono centinaia gli studenti che aderiscono al progetto raccontando luoghi che che parlano della storia e dell’identità delle comunità locali.

Quest’anno il viaggio calabrese del FAI toccherà Santa Severina, Catanzaro e Vibo Valentia. Ecco quali sono:

SANTA SEVERINA TRA ANGOLI NASCOSTI E STORIE DA RACCONTARE

Santa Severina, annoverata tra i Borghi più Belli d’Italia, è situata su una collina che domina la valle del fiume Neto e circondata dai primi contrafforti presilani. È un caratteristico villaggio ricco di storia e circondato da bellezze naturalistiche, che vanta svariati monumenti – come il castello normanno, il battistero bizantino, la cattedrale dell’arcidiocesi – e gioielli nascosti. L’itinerario durante le Giornate per le scuole propone la riscoperta di un’antica strada che collegava le porte di accesso alla città e su cui si affacciano piccole chiese e case caratteristiche.

Si partirà dalla “Fontana Vecchia” situata all’ingresso del borgo, fatta costruire nel 1890 dall’Arcivescovo De Risio e importante simbolo di Santa Severina e di un’epoca in cui il pericolo maggiore per una città arroccata scaturiva dagli assedi, contro i quali nulla potevano i cittadini se non attraverso una valorosa difesa passiva. Gli abitanti hanno da sempre costruito in diverse parti della città silos per la conservazione degli alimenti e cisterne di ogni tipo e dimensione per la conservazione dell’acqua piovana, in attesa della nascita dell’acquedotto Silano che portò l’acqua in paese nel 1914. Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni del I.O. Liceo Classico “Diodato Borrelli” di Santa Severina (KR)

CATANZARO, CHIESA E CONVENTO DI SANTA MARIA DEL CARMINE

L’area in cui sorgono la Chiesa di Santa Maria del Carmine e l’adiacente Oratorio ricade nel rione più antico del centro storico di Catanzaro, noto come la “Grecìa”: un nucleo urbano di origine bizantina che conserva toponimi e tessuti urbani medievali. La chiesa, edificata tra il XVII e il XVIII secolo e un tempo annessa all’omonimo convento dei Carmelitani calzati, è dedicata alla Madonna del Carmelo. Nei secoli la struttura ha subito vari rimaneggiamenti, con interventi di restauro e modifiche alla facciata e al presbiterio visibili ancora oggi.

L’oratorio, sede storica dell’arciconfraternita della Madonna del Carmine, conserva pregevoli arredi lignei: banchi e scanni disposti su tre lati e un altare tardo-barocco di raffinata fattura, dorato e con nicchia centrale sovrastata da un arco spezzato e figure angeliche simmetriche. Le toponimie come Via e Vico Gelso Bianco sono una testimonianza dell’antica economia serica cittadina: la coltivazione del gelso e la bachicoltura furono per secoli attività centrali nell’economia di Catanzaro e lasciarono segni sia nell’urbanistica che nei manufatti conservati nelle chiese locali. Anche all’interno della chiesa si rinvengono manufatti e opere che ricordano la ricchezza prodotta dall’industria della seta. Il complesso del Carmine nel rione Grecìa è un luogo dove convergono storia religiosa, identità urbana e memoria produttiva e dove l’arte liturgica — in particolare gli arredi lignei e l’altare tardo-barocco dell’oratorio — conferma il livello qualitativo delle committenze locali fra XVII e XVIII secolo. Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni dell’I.I.S. “L. Siciliani-G. De Nobili”; del Liceo Scientifico “Fermi”; del Liceo Classico “Galluppi”; dell’I.T.E. “Grimaldi-Pacioli”; del Convitto Nazionale “Galluppi” di Catanzaro e del Polo Liceale “Campanella-Fiorentino” di Lamezia Terme

VIBO VALENTIA, VIAGGIO NELLA MONTELEONE MEDIEVALE

Nella parte alta di Vibo Valentia sono ancora ben visibili le vestigia di epoca medievale: prima di tutto il castello – oggi sede del museo archeologico – ma anche due delle cinque porte che, a partire dalla fine del tredicesimo secolo, intervallavano la poderosa cinta muraria che racchiudeva il cosiddetto Borgonovo, piccolo insediamento urbano sviluppatosi negli anni ai piedi del castello. Oggi, vicoli silenziosi e strette viuzze salgono e scendono per aprirsi in piccoli spiazzi da dove lo sguardo spazia sulla valle del Mesima fino a scorgere l’Etna. Fu Federico II di Svevia (lo Stupor Mundi) che, nel periodo compreso tra il 1233 e il 1240, di ritorno dalle Crociate in Terra Santa, attraversò il territorio vibonese, avendo modo di apprezzarne non solo le bellezze, ma anche, e soprattutto, l’importanza strategica.

Fu così che, fatto convocare il suo segretario in Calabria, Federico diede l’ordine di far edificare un castello e un “nuovo” centro abitato, chiamando a popolarlo gli sparsi coltivatori delle campagne vicine. Il nome di Monteleone compare per la prima volta nel 1239 in un documento ufficiale a firma del re. Il Borgonovo è ciò che in parte ancora rimane dell’antica città federiciana.

Il vecchio quartiere, nonostante la struttura edilizia interamente posteriore, conserva notevoli valori ambientali e diversi edifici di interesse storico e artistico del 1700-1800, come il Palazzo Marzano e il Palazzo Di Francia, simboli antichi e sbiaditi del potere di nobili e prestigiose famiglie locali. Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni del Liceo Scientifico Statale “G. Berto” di Vibo Valentia

Per informazioni www.faiscuola.it; www.giornatefaiperlescuole.it Mail scuola@fondoambiente.it

info@meravigliedicalbria.it

Foto di copertina di Giulio Archinà

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