Il Parco archeologico dei Tauriani, scrigno di tesori millenari

Così scriveva lo storico palmese Antonio De Salvo nel 1886: «Bello ne è il sito, e vi si gode un cielo ed un orizzonte incantevoli: il terreno è fertile ed agevole ad essere ben coltivato; ed il suolo, ora sparso di rigogliosi vigneti, è opportunamente disposto e tutto acconcio alla edificazione di una città. Ciò non poteva passare inosservato ai primi popoli che vennero ad abitare queste contrade; e già abbiamo notizie, dalle quali agevolmente si rileva che la città di Tauriana dovette essere una delle prime a sorgere in questo estremo d’Italia».
Oggi, questo luogo è il Parco archeologico dei Tauriani “Antonio De Salvo”, realizzato dalla Soprintendenza ai beni archeologici e gestito con una innovativa convenzione, dall’associazione “Movimento Culturale S. Fantino di Palmi”, che dal 1998 si era adoperato per salvare il sito paleocristiano di San Fantino.
La millenaria storia dei Tauriani


La straordinaria ubicazione a livello strategico e punto terminale di correnti marine, ha favorito frequentazioni umane già durante il Neolitico (V millennio a.C.) e insediamenti stabili a partire dal Bronzo Medio (XVII-XIV a.C.). È qui che un popolo italico, “i Tauriani”, vi si stabilirà fondando una città di cui rimangono visibili ancora oggi, all’interno del parco che ne ha preso il nome, le tracce delle varie fasi storiche: il primo abitato italico (IV-III sec.a.C.) e la casa del mosaico (II-I sec. a.C.), nella cui sala da banchetto è stato rinvenuto uno splendido esempio di emblema vermiculatum, un mosaico raffigurante una scena di caccia all’orso, oltre al salone del simposio dove sono stati trovati frammenti di klinai bronzee con inserti in argento oggi esposti al museo della magna Grecia di Reggio Calabria.
L’epoca imperiale

Ad una successiva fase romana appartengono, invece, importanti testimonianze risalenti all’epoca imperiale: i resti di una strada basolata in pietra dura locale larga 5 metri, asse viario della città romana che conduce all’ingresso di un teatro del primo secolo che si stima avesse la capienza di 3000 posti a sedere, più avanti il santuario urbano, il cui podio del tempio ne sottolinea l’antica imponenza agli occhi di chi per mare raggiungeva questa costa dal versante nord.
A strapiombo sul mare la Torre di Pietrenere, acquerellata nel pregiato Codice Carratelli, per millenni attiva nel sistema difensivo costiero, a stagliarsi come ultima guardiana sui 3 ettari del parco dal suo arrocco panoramico punto più alto del pianoro, da cui si gode una vista mozzafiato e da dove, unico punto al mondo, si vedono contemporaneamente tre vulcani attivi: Stromboli, Vulcano e l’Etna.
Il complesso paleocristiano di San Fantino

E, dopo essere stati travolti dalla bellezza inusitata del paesaggio e dei resti archeologici che narrano avvenimenti storici e leggende mitologiche, attraverso un breve percorso che costeggia il mare cristallino della Costa Viola, si giunge al complesso Paleocristiano di San Fantino il Cavallaro, il Santo più antico della Calabria (294-336 d.C.). Un’affascinante cronistoria architettonica si sviluppa a ritroso partendo dalla chiesa, riedificata più volte nei secoli a causa di violenti terremoti che la danneggiarono in diverse parti, ma sempre ricostruita conservando la cronologia architettonica, tra queste, le tracce della Cattedrale dei Cavalieri del Tempio, su cui si vedono due importati croci patenti e vari simboli.
All’esterno, uno scavo archeologico mette in luce le fondamenta di una originale basilica triabsidata, che testimonia l’antica accoglienza dei primi monaci mediorientali e greci.
In corrispondenza, all’interno della chiesa, si ammira una rarissima Sinopia del III/IV sec. e, nelle navate, le strutture paleocristiane della originaria Basilica. A 7 metri di profondità, sotto la navata centrale, si trova la Cripta “luogo di culto cristiano più antico della Calabria”, interessato anche qui da immagini dell’antico cristianesimo e da simboli dei “cavalieri del tempio”.
Vi sono anche pregiati lacerti di affreschi aniconici (aniconismo dello spazio vuoto) del periodo iconoclasta (unici in Italia). La Cripta paleocristiana, originario luogo di sepoltura di San Fantino, è il luogo di culto cristiano più antico della Calabria attestato da fonti storiche certe. (Domenico Bagalà)
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