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Il Sud che balla, il nuovo lavoro del cantastorie Sandro Sottile

Il Sud che balla, il nuovo lavoro del cantastorie Sandro Sottile

«È una civiltà che scompare, e su di essa non c’è da piangere, ma bisogna trarre, chi ci è nato, il maggior numero di memorie». Sono parole di  Corrado Alvaro che in «Gente in Aspromonte» scrive del mondo agro-pastorale meridionale usando, il termine «civiltà» almeno quindici anni prima di Carlo Levi.

Come sottolinea spesso l’antropologo Vito Teti, quella di Alvaro non è la nostalgia di chi resta fermo o inventa tradizioni mai esistite, ma più correttamente «è la nostalgia sofferta di chi, invece, vuole custodire memorie di un passato che gli appartiene».

Questa premessa si impone nell’affrontare un tema che riguarda direttamente e da vicino il mondo agro-pastorale, la storia della Calabria, le tradizioni delle comunità rurali e locali, quella musica popolare che, da sempre, è scrigno all’interno del quale il meridione (e la Calabria) ha conservato le sue memorie, le sue tradizioni, i sentimenti e le emozioni legate ad un divenire storico non semplice e spesso disconosciuto.

Anche la musica popolare, purtroppo, negli ultimi anni ha subito – e non poco – l’impatto della modernità, dove la forma commerciale ha spesso soppiantato la sostanza di storie, note, strumenti e melodie antiche. C’è, tuttavia, chi ancora resiste fuori dai circuiti forzatamente commerciali ed interpreta il proprio ruolo di “cantastorie”, dando a questa parola l’accezione più ampia e corretta. Narratori ambulanti, musicisti di valore che nelle piazze di piccoli e grandi paesi sono capaci di suscitare emozioni attraverso il racconto di storie autentiche, ne pop, ne posticce.

È il caso di Sandro Sottile, musicista e polistrumentista ma anche compositore, poeta, presepista e costruttore di strumenti popolari. Un cultore di tradizioni popolari che intraprende da giovane lo studio e la costruzione della zampogna e della ciaramella nelle sue varie forme. Nel 1981 fonda il gruppo musicale popolare “Narratiuncula” e inizia un’attività di ricerca della musica popolare del meridione d’Italia e delle sue tradizioni. Poi le collaborazioni con Danilo Montenegro, con Alchimia Popolare e con Taranta Power, movimento artistico-musicale fondato nel 1998 da Eugenio Bennato.

Sandro Sottile, con un percorso di ricerca e composizione particolare, è spesso protagonista nelle piazze di tanti comuni calabresi con sonorità, canzoni e racconti che coinvolgono il pubblico ed allo stesso tempo ripercorrono la storia della regione.  

«Il Sud che balla», registrato presso RSP Studio Rogliano, è l’ultimo Cd con testi e musiche di Sandro Sottile, arrangiamenti e direzione artistica di Francesco Altomare.

Nove i brani inediti che raccontano il Sud attraverso le pizziche, le tarante e le tarantelle. Due i brani “storici” “Qui si fa l’Italia o si muore” visto dalla parte dei Briganti e l’altro “Giosafatte Talarico” dedicato all’epico brigante di Panettieri, incubo dei gendarmi borbonici. E ancora “Luminere” dedicato a Pentone (in provincia di Catanzaro), “Sotto la luna del Gargano” con la partecipazione di Rione Junno, gruppo storico di Monte Sant’Angelo, “Ritmo mediterraneo” con la partecipazione di Ylenia Cuzzolino dei Taranta Nova. Un Cd accompagnato dal videoclip registrato a Cuti per la regia di Sandro Sottile.

«Questa volta – ci racconta Sandro Sottile – ho voluto intitolare il cd con il relativo videoclip “Il Sud che balla” perché i ritmi sono alla base delle nostre musiche, queste nostre danze che caratterizzano il Sud.

Di Sud parlo da anni ormai e nel nuovo disco oltre alle tarante, alle pizziche, ho voluto inserire due brani particolari, uno l’ho intitolato “Qui si fa l’Italia o si muore”, dalla frase attribuita a Giuseppe Garibaldi, il quale durante il sanguinoso combattimento di Calatafimi l’avrebbe rivolta a Nino Bixio, in risposta al suo timore nei confronti delle forze dei Borboni. L’altro brano – aggiunge Sottile – ho voluto dedicarlo a Giosafatte Talarico, il famoso brigante di Panettieri che è un centro a cui sono molto legato.

La tradizione va rispettata. Io nei miei concerti, con le mie canzoni che sono canzoni d’autore, faccio pure tradizione mantenendo tutti gli strumenti che questa Calabria ci offre, dalla chitarra battente, alla zampogna, alla pìpita, al tamburello, alla lira calabrese. La musica popolare – conclude Sottile – è una musica che ti prende, un veicolo di identità che dobbiamo difendere, tutelare e promuovere».

(D.M.) info@meravigliedicalabria.it

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