L’arte come gentilezza, i murales di LuceFest sul tetto del mondo

C’è un artista di cui si sa poco, quasi niente, un po’ come per Banksy. Si fa chiamare Ememen e i suoi lavori si trovano a Lione, in Francia, anche se qualcosa la si può vedere anche in Italia, per esempio a Genova e Firenze, a Milano e Torino. Cerca e osserva le buche per strada, le crepe aperte dalla pioggia, qualche pezzo che manca sui marciapiedi o sulle pareti dei palazzi, e li riempie con i suoi mosaici. Sono piccole “medicazioni” che mettono in evidenza le ferite del tessuto urbano. È un atto di gentilezza, un gesto che dice che bisogna prendersi cura delle lacerazioni di un luogo. Un progetto di rigenerazione urbana, condotto in solitaria.


Ci sono poi i progetti partecipati, quelli che partono dal basso. Fatto necessario perché questi assumano valore, e pure che comunità e istituzioni pubbliche lavorino con lo stesso obiettivo: consentire alle persone di vivere bene, in uno spazio che ha subìto ferite, ma che ora può essere restituito loro come un dono di bellezza.
Se gli street artists per tanto tempo hanno ragionato in termini di ribellione e hanno cercato ovunque spazio per esprimersi, oggi per stupirsi di intere facciate di palazzi abbelliti da immensi murales, basta appena svoltare su strade che portano in piccoli luoghi di provincia, un po’ in tutta Italia. Perché è proprio nel nostro Paese che, forse come in nessun altro, possiamo contare una tale quantità di splendidi borghi, alcuni dei quali rinati dalla condizione di paesini anonimi e a volte dimenticati, grazie alla street art.



Ne è un esempio la piccola frazione di San Pietro di Magisano, in provincia di Catanzaro, dove vivono 350 abitanti circa, emblema di una rigenerazione urbana partecipata attraverso un imponente coinvolgimento di artisti che arrivano dall’Italia e da ogni parte del mondo. È un posto dove le case sono state costruite un po’ a caso attorno al Santuario di Maria Santissima della Luce, senza nessuna velleità architettonica, anzi. Una storia comune a tanti centri della Calabria che, se non fosse per il senso di appartenenza di chi li abita, sarebbero molto probabilmente dei non luoghi, dove nessuno andrebbe a passeggiare e che, spesso, sono destinati a spopolarsi.


I ragazzi dell’associazione “Luce a San Pietro”, hanno ragionato sulla possibilità che il loro paese potesse invece diventare un posto davvero bello, in cui ritrovarsi a lavorare insieme. E come, se non attingendo all’arte? Dal 2020 – da quando cioè hanno messo in piedi il LuceFest – ad oggi, hanno compiuto una rivoluzione straordinaria, bruciato ogni tappa invitando e accogliendo le firme assolute della street art mondiale.


Ci sono più di 100 opere che appaiono, bellissime, nel paesino che è diventato ormai un museo all’aperto, quello che hanno chiamato W.O.W. Museum, da Walk on Wonders, (passeggiare tra le meraviglie!) e che ospita installazioni di riciclo creativo, persino panchine e lampioni d’artista. A fare i calcoli c’è un’opera d’arte ogni 3,5 abitanti. Se non è un primato questo! Non solo, qualcuno dei murales è finito anche tra i primi 100 più belli al mondo dell’anno e, nel 2023, un altro, è stato nominato murales più bello del mondo per il mese di settembre.

Il fatto è che non si sono smentiti neanche quest’anno, perché ancora una volta il murales più bello del mondo per il mese di settembre 2024 è a San Pietro Magisano. Attraverso la selezione effettuata dalla piattaforma mondiale Street Art Cities nell’ambito degli Street Art Awards, il LuceFest ha ottenuto un risultato strepitoso che premia il lavoro collettivo dell’associazione “Luce a San Pietro” e di tutta la comunità che gravita attorno al LuceFest. Un evento che ogni anno, per dieci giorni di settembre, fa il pieno di arte e di riqualificazione urbana con tanti artisti del calibro, per esempio, di Eduardo Kobra che a settembre scorso ha lasciato a San Pietro un Pavarotti spettacolare. Il riconoscimento di quest’anno va al murales del catalano Tirso Paz, in arte Bublegum, che ha realizzato l’opera “Rinascimento”, un inno alla vita che ritrae una donna ed una fenice come simbolo di forza e resistenza.



Il primo commento dell’evento è arrivato da Tim Marschang – co fondatore e community manager della piattaforma leader a livello mondiale, Street Art Cities – che si è congratulato con la direzione artistica del festival e poi ha proseguito affermando che «anche se non ho visitato San Pietro Magisano personalmente, ho visto molte città simili per capire il valore dell’arte in posti come questo. Le grandi città della Street Art, come Londra, Parigi e Berlino, si stanno saturando di quest’arte, e le nuove opere tendono a mancare il loro obiettivo. Quindi gli artisti preferiscono lavorare in comunità più piccole dove l’impatto e il coinvolgimento sono molto maggiori. LuceFest è un perfetto esempio di questo nuovo approccio».
«Siamo letteralmente esplosi di gioia – ha commentato poi Carmine Elia, il direttore artistico del festival, – per il messaggio di Tim e di Street Art Cities. Li abbiamo invitati, e lo annunciamo ora, saranno presenti il prossimo anno durante la sesta edizione del Luce Fest. Pensare che San Pietro Magisano abbia portato così in alto la Calabria è davvero pazzesco. Il nostro museo a cielo aperto contiene tre dei murales più belli al mondo degli ultimi tre anni, di cui due addirittura riconosciuti come i più belli del mese di loro realizzazione. Il mondo ha oltre 8 miliardi di abitanti e pensare che un borgo che ne ha appena 350 stia riuscendo ad essere così presente ai vertici della Street Art, è davvero incredibile». Per Carmine Elia adesso si tratta di vincere un’altra sfida che è quella di riuscire a mantenere un livello così alto e non deludere le aspettative delle migliaia di persone che vivono il festival. «Ringrazio la Regione Calabria – ha concluso Elia – che per la prima volta quest’anno ha sostenuto il festival, augurandomi che ciò possa proseguire con sempre maggiore convinzione».
Il LuceFest, per il terzo anno di fila, concorrerà anche al contest di gennaio, quando Street Art Cities premierà le opere più belle del mondo di tutta l’annata. E chissà.






Oltre al via vai di artisti, il LuceFest accoglie molto altro. Tantissimi, per esempio, sono impegnati nei laboratori di comunità dove si fa e si imbottiglia la salsa, si prepara la marmellata di fichi d’india o la “minestra della Madonna della Luce” per la festa dell’8 settembre. Immaginiamo San Pietro di Magisano come un alveare, in cui si riposa poco e si produce bene.
Il LuceFest ha un ruolo straordinario e profondo nella vita dei residenti perché sono parte dello spettacolo di quel luogo, ne sono l’esperienza stessa, insieme a chi viene a vederlo da lontano. Continua così, anche a San Pietro Magisano, quel gesto di gentilezza che è proprio dell’arte, quando sa parlare agli uomini e ripara gli strappi, quelli involontari o quelli che, spesso, si procurano da soli.
Di Daniela Malatacca (info@meravigliedicalabria.it)
Le foto sono tratte da https://www.facebook.com/luceasanpietro