Le “Grave” di Verzino, quel segreto mondo sotterraneo tutto da esplorare
Le “Grave” di Verzino è il Sistema di Grotte più esteso della Calabria, al primo posto fra le grotte più lunghe del Meridione e il secondo Sistema più vasto d’Italia con il suo sviluppo totale di 5 chilometri e un dislivello di 140 metri.
Le Grotte di Verzino sono formate da tre grandi cavità, Grava di Grubbo, la Risorgenza di Vallone Cufalo e l’Antro del Torchia, connesse tra loro da torrenti sotterranei e scoperte nel 1998 da speleologi di Trieste e Firenze. Hanno la peculiarità di trovarsi in un ambiente gessoso (solfato di calcio) che le rendono importanti anche a livello nazionale per la loro rarità.
Se pur si sospettava che le tre dette grotte potessero far parte di un unico sistema idro-carsico, solo negli ultimi anni, forzando e disostruendo diversi sifoni, si sono riusciti a trovare i collegamenti fra le tre cavità.
Nel corso dei secoli lo scorrere e il gocciolamento delle acque meteoriche hanno modellato e scolpito l’ambiente sotterraneo con stupende concrezioni carbonatiche e giochi scultorei: vele sinuose si muovono lungo le pareti, “perle di grotta” che assumono forme impensabili (come quella di un fiore ad esempio) nascono dai pavimenti dall’instancabile lavorio delle gocce di acqua, formazioni stalattitiche e stalagmitiche decorano il tutto e in particolare si uniscono in un abbraccio indissolubile in una colonna di circa tre metri di altezza nella Saletta Marcianò, dedicata al professore di Firenze che, in servizio a Verzino, fece conoscere al mondo le grotte. La formazione di una colonna di quelle dimensioni e altezza richiede molte migliaia di anni.
Lungo il percorso del “Ramo Cenerentola”, forse il più bello tra i tratti di tutto il Sistema, chiamato così per via di una scarpetta trovata dai primi speleologi e che, probabilmente, era stata portata nell’antro dalla pioggia, vi è la “colata nera”, una concrezione carbonatica di colore scuro per la presenza di ossidi di ferro e manganese. La colata è lucida e brillante per un velo di acqua che accarezza la superfice e la modella, mentre le volte delle gallerie sono decorate da “arabeschi” naturali. Un paesaggio da Fiaba.
E ancora cunicoli tortuosi più o meno stretti, laghetti e pozze di acqua, rigoli e torrenti, antri e gallerie, anfratti e passaggi, non sempre agevoli e resi viscidi e scivolosi dalla presenza di acqua e di fanghiglia, rendono l’esplorazione sotterranea un’esperienza unica.
Sono state anche effettuate delle ricerche bio-speleologiche che hanno evidenziato la presenza di coleotteri, isopodi e una importante colonia mista di chirotteri (pipistrelli); sono stati monitorati e campionati micro molluschi e una fauna ricca ancora tutta da identificare. Inoltre i campionamenti nei corsi d’acqua e nei diversi corpi idrici hanno permesso di raccogliere una ricca fauna di invertebrati (anellidi, nematodi, artropodi, crostacei).
È importante in questi luoghi affidarsi a guide specializzate e non a “sprovveduti” che sfruttano i nostri tesori per lucrare senza avere una giusta preparazione. Purtroppo in queste situazioni la passione non basta ma ci vogliono conoscenze e tecniche particolari che alcune volte possono salvare anche la vita. Le guide specializzate ti indicano dove mettere i piedi, come fare le prese sulle rocce, come procedere in opposizione con le mani, insegnano il rispetto per la natura per non danneggiare l’habitat di un luogo e sanno che non bisogna esagerare: diffidate di chi non fa ciò e vi promette, a pagamento, avventure incredibili, ne va della vostra incolumità. (Associazione Culturale Mistery Hunter; Foto: Antonio Antek Biafora; Foto di copertina: Maria Rosaria Marchetti)
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