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Museo Demologico della Sila, oggetti e foto raccontano

Museo Demologico della Sila, oggetti e foto raccontano

San Giovanni in Fiore è il centro montano più grande della Calabria che si trova a poco più di 1.000 metri sul livello del mare e, nel suo vasto territorio, racchiude tutte le grandi meraviglie del paesaggio della Sila. Ha la sua lunga storia legata alla figura di Gioacchino da Fiore, che fondò l’Abbazia Florense, alla fine del XII secolo, destinata a diventare uno dei più importanti centri spirituali e culturali d’Italia.

Una costruzione imponente, con un elegante portale ad arco acuto che dà accesso all’unica navata. Un’abside quadrangolare e la parete di fondo con un tema di trafori in sette aperture. Un luogo dove si percepisce la richiesta di spiritualità, presente in quelle mura fatte con le pietre che hanno attraversato le montagne, e poi lavorate per celebrare il pensiero teologico di Gioacchino.  È il simbolo della storia e dell’identità silana.

Il Museo Demologico dell’Economia, del Lavoro e della Storia Sociale Silana

Ma a parlare, a raccontare pure dell’identità di un intero territorio è, all’interno dell’abbazia, il Museo Demologico dell’Economia, del Lavoro e della Storia Sociale Silana. Descrive le vicende di questa terra attraverso manufatti, fotografie e documenti di grande valore storico e antropologico. Ospitato al pian terreno e al primo piano dell’ala est dell’antico complesso monastico, il museo raccoglie testimonianze materiali e documentarie della cultura popolare silana, da cui traspaiono gli aspetti economici, lavorativi e sociali che hanno caratterizzato la vita della comunità.

Il percorso museale si articola in sette sezioni tematiche, ognuna dedicata a un particolare ambito: attrezzi di lavoro, con strumenti utilizzati nelle attività agricole, pastorali e artigianali, testimonianze delle pratiche produttive tradizionali del territorio; economie, tecniche e produzioni tradizionali: attività economiche, dalla lavorazione del legno e della pietra fino alla tessitura e alla produzione casearia; atti e documenti della storia sociale: materiali archivistici e scritti che offrono uno spaccato della società locale del passato;

paesaggio e architettura popolare: modelli abitativi e costruttivi tipici della Sila, in particolare quelli che mostrano l’adattamento dell’uomo all’ambiente montano; cerimonie, magia e religione: tradizioni devozionali, rituali comunitari e credenze popolari che hanno caratterizzato la vita religiosa e simbolica della regione; cultura orale e musicale: strumenti musicali e documenti sonori legati alla tradizione popolare; cultura figurativa e iconografica: immagini sacre, ex voto e rappresentazioni artistiche di matrice popolare.

Dall’esposizione di oggetti di uso quotidiano e strumenti di lavoro, passano le vite, le storie di chi ha abitato la Sila e San Giovanni in Fiore. Sono manifestazione della vocazione pratica della cultura di quest’area, in parte perduta per sempre, ma in parte rimasta perché tramandata.   

Il Fondo fotografico Saverio Marra

All’interno del museo è conservato il prezioso Fondo fotografico Saverio Marra, una collezione di centinaia di negativi su vetro e pellicola risalenti alla prima metà del Novecento. Al suo ritorno dalla Grande Guerra a San Giovanni, nel 1919, Saverio Marra (1894 – 1978) investì i guadagni del lavoro nell’acquisto di una macchina fotografica avanzata per l’epoca, una Zeiss di fabbricazione tedesca, dotata di soffietto allungabile e treppiede.

In vari scritti si legge della sua vita, di quando, mentre lavorava da falegname, allestì anche una sala per foto-ritratti e fototessere e di come il mestiere di fotografo prese il sopravvento sul resto, quando diventò d’obbligo apporre la foto sui documenti d’identità, e questo gli poteva garantire un buon riscontro economico.

Oltre a fototessere e ritratti, fotografò i paesaggi silani e quelli del Marchesato crotonese, e la vita sociale, ritraendo fiere, matrimoni, feste patronali e tutto quello che era la vita di comunità. In quarant’anni di mestiere, il suo obiettivo ha documentato i cambiamenti sociali e la storia del territorio, lasciando una testimonianza straordinaria oggi visibile come corpus documentario, un atto di ricostruzione vera e propria della memoria.

Sono ritratti di famiglie, contadini, operai, artigiani, ognuno colto nel proprio ambiente. La fotografia, in questo contesto è, come non mai, un ponte tra le generazioni. I ritratti realizzati per le famiglie destinate all’emigrazione raccontano infatti il legame tra chi partiva e chi restava.

Tutte le lastre fotografiche sono state rinvenute, dopo la scomparsa di Marra, dal fotografo Mario Iaquinta che le riprodusse. Gli eredi di Marra hanno ceduto poi al Comune di San Giovanni in Fiore questo capolavoro di antropologia visiva le cui immagini sono testimonianza, come fosse un film, di una narrazione continua della comunità, forse irrimediabilmente destinata all’oblio senza la preziosa raccolta.

di Daniela Malatacca (info@meravigliedicalabria.it)

Foto interno Museo, Linda Fassari; foto d’epoca, Fondo fotografico Saverio Marra; foto di copertina, Francesco Granato; foto dell’Abbazia florense, pagina FB Rosaria Succurro Sindaco.

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