Pesca tradizionale dello Stretto, il presidio Slow Food per rilanciare le tecniche identitarie

di Roberto De Santo
Tradizione, tecnica e cultura identitaria. Sono gli ingredienti che fanno dei sistemi di pesca adoperati sulle due sponde dello Stretto di Messina un unicum. Tanto da rientrare tra le eccellenze e meritare ora di far parte della famiglia dei presidi Slow food. Un riconoscimento che, in prospettiva, consentirà di rilanciare una delle tecniche più antiche che si praticano tra le due sponde della Calabria e della Sicilia in chiave di valorizzazione delle produzioni e dell’intero vero e proprio patrimonio culturale della zona. Lo Stretto di Messina rappresenta, infatti, un unicum: è un punto di transito e migrazione per molte specie marine grazie alla sua posizione unica tra i bacini occidentale e orientale del Mediterraneo.

E la tecnica adottata dai pescatori dell’area è rispettosa della sostenibilità. In particolare si utilizzano metodi selettivi e tradizionali tra cui l’uso di lenze, nasse, tremagli e palangari. Tra le specie pescate ci sono seppie, “gamberi di nassa”, cicirelli (Ammodites cicirellus), pesci pettine (Xyrichthys novacula), pesci sciabola (Lepidopus caudatus, localmente “spatola”) e il pesce spada.

Per catturare quest’ultimo, che rappresenta il re del pescato dello Stretto, gli operatori adottato un metodo antichissimo che prevede l’uso dell’arpione e delle feluche, piccole imbarcazioni munite di una passerella lunghissima (35-40 metri), dalla quale il lanciatore scaglia la fiocina, e di un albero molto alto (un’antenna di 22 metri), dal quale un segnalatore avvista il pesce e indica la posizione al lanciatore.


La circostanza che questa tecnica è divenuta presidio Slow Food consentirà, secondo le intenzioni dei proponenti, di preservare l’ecosistema marino straordinario dello Stretto di Messina e di riaffermare il valore della piccola pesca locale, un settore a rischio di scomparsa a causa delle politiche globali di pesca che favoriscono le grandi flotte. In quest’ottica, il Presidio, si presta a divenire strumento per salvaguardare il patrimonio culturale materiale e immateriale della costa e un importante elemento di diversificazione a sostegno dell’attività dei pescatori.
Le reazioni


«In questo modo la comunità dei pescatori che custodisce queste tecniche potrà continuare a praticare una pesca selettiva e stagionale e dare il giusto valore alla grande varietà di specie che si catturano tutto l’anno, variando tecniche e strumenti». È quanto sottolinea Antonella Donato, pescatrice e presidente dell’Associazione “Pescatori Feluca dello Stretto”, che riunisce gli operatori di entrambe le sponde. «Il presidio – aggiunge – ci permetterà anche di costruire una filiera di qualità. Il nostro pescato non fa grossi numeri, non perché il mare dello Stretto non sia pescoso, ma perché queste antiche tecniche sono altamente selettive e permettono di catturare solo il pesce che è giusto pescare in quel preciso momento, in base alla sua taglia, permettendone quindi la riproduzione».


«Questo presidio per noi ha un importante valore simbolico». Fa eco Nino Mostaccio referente Slow Food del Presidio e Presidente “Slow Food Messina” che spiega: «rappresenta un’opportunità per fortificare legami e costruire nuove connessioni per proteggere, tutelare e valorizzare l’intera area dello Stretto di Messina. Un tratto di mare che unisce Sicilia e Calabria, due terre che hanno tanti elementi di contatto, non solo tra di loro, ma con l’intero Mediterraneo».

«Lì dove Ionio e Tirreno – sottolinea Mostaccio – si fondono e si contaminano, esiste già un ponte, fatto di biodiversità “condivisa”, di culture intrecciate e sovrapposte, di scambi e dialoghi, un ponte immateriale che va tutelato e salvato insieme alla peculiarità di questo splendido tratto di costa».
«Per sottolineare l’importanza di questo progetto – annuncia – dal 17 al 19 maggio si terrà l’evento “Il Mare chiama” nell’edificio storico del Monte di Pietà, dove sarà allestita una mostra tematica e saranno proiettati documentari d’epoca e contemporanei dedicati ai riti della pesca tradizionale sullo Stretto di Messina». (rds, foto: dal web)
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