Reggio, col Museo del Mare si può cominciare
La storia del Museo del Mare di Reggio Calabria, progettato da Zaha Hadid Architects (ZHA), è un chiaro esempio di come la visione architettonica può superare le sfide del tempo, trasformando un’idea, persino un sogno, in realtà. Vincitore del concorso internazionale Regium Waterfront nel 2006, il progetto è stato pensato per ridefinire il lungomare della città calabrese, e contribuire al rilancio culturale e sociale della regione. Dopo anni di stasi e attese, l’ambiziosa opera sta per iniziare la sua fase di costruzione, grazie a finanziamenti mirati e a un cronoprogramma finalmente definito.
Design e simbolismo
Il concept architettonico è ispirato alla forma di una stella marina, un simbolo del legame tra la città e il suo contesto marittimo. L’obiettivo dei progettisti è stato quello di creare una struttura che fungesse da “faro” per il Mediterraneo, rappresentando anche la connessione tra l’Italia continentale e la Sicilia. Con i suoi oltre 13.000 metri quadrati di superficie, il museo sarà un punto di riferimento per il lungomare di Reggio Calabria – che si integrerà con il masterplan definito all’inizio degli anni 2000 – offrendosi come un ordine architettonico in sintonia con il contesto marino. Il progetto prevede due edifici principali: il Museo del Mediterraneo e un centro polifunzionale. Entrambe le strutture sono pensate come porte verso l’orizzonte, simboli di una nuova cultura del vivere contemporaneo, con uno sguardo rivolto alla modernità, ma anche alle radici dei luoghi.
Investimento strategico
Il cantiere sarebbe dovuto partire nel 2009, quando Zaha Hadid era ancora in vita. Solo di recente, però, il progetto è stato incluso tra i 14 investimenti strategici per la rinascita del Paese. Si tratta di impiegare 61 milioni di euro, provenienti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e 60 milioni dal PON Metro Plus 2021-2027, assegnati con decreto del Consiglio dei Ministri al Comune di Reggio Calabria lo scorso 6 agosto. Questo significa aver potuto dare il via libera per il cosiddetto “lotto zero”, ossia la fase preparatoria alla costruzione vera e propria. E certamente si stratta del più grande investimento mai realizzato a Reggio Calabria.
Il punto di svolta
I lavori effettivi dovrebbero iniziare a novembre 2024, con la demolizione delle strutture esistenti, la posa di scogli a protezione della costa e l’avvio delle attività di bonifica e preparazione dell’area. Questa fase è sicuramente un punto di svolta per il progetto, che si colloca tra il Lido e il porto cittadino, mirando a diventare un punto focale del waterfront reggino. Il Museo del Mediterraneo, con un’architettura di forte carica simbolica, è destinato a modificare lo skyline della città, trasformandola in un nuovo epicentro culturale e turistico per la Calabria.
Adeguatezza e sfide architettoniche
Lo studio Hadid è conosciuto per le forme fluide e innovative, indizi distintivi di tutti i suoi progetti, spesso capaci di catalizzare l’attenzione internazionale. Il confronto con altre opere di ZHA in Italia, come la stazione di Afragola e la Stazione Marittima di Salerno, rende chiaro il fatto che la progettazione parametrica – quella che si riferisce appunto a forme curve, simili a una parabola o ad altre forme fluide – e le forme dinamiche, possano collocarsi in maniera armonica con l’ambiente circostante. Lo sarà anche nel caso del Museo del Mare di Reggio Calabria, perché il progetto ha tenuto conto del paesaggio, di quel punto esatto di costa, di quella finestra così speciale sul Mediterraneo.
Opera simbolo di cambiamento
Il Museo del Mare di Reggio Calabria oltre ad essere grande opera infrastrutturale, potrà rappresentare davvero il simbolo di un cambiamento. La sua posizione spettacolare e la sua potenza architettonica ed estetica porgono alla città, e alla Calabria intera, un progetto culturale di enormi possibilità racchiuso – ma pure aperto – in una visione architettonica contemporanea di respiro internazionale.
Zaha Hadid, la visionaria e pioniera del Decostruttivismo
Zaha Hadid, nata a Baghdad nel 1950, è stata una pioniera dell’architettura contemporanea, la prima donna a vincere il prestigioso Pritzker Prize nel 2004, aprendo la strada al movimento Decostruttivista. Le sue opere sono conosciute per linee fluide, dinamiche e frammentate che ridefiniscono il concetto di spazio e forma. In Italia ha lasciato il suo segno attraverso progetti straordinari come il MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma, in cui sono stati abbattuti tutti gli schemi tradizionali dell’architettura museale. Nella Stazione Marittima di Salerno ha portato il profilo sinuoso che richiama le forme marine, in sintonia con il paesaggio costiero. Poi c’è la Stazione Napoli-Afragola che, con le sue forme di avanguardia architettonica, definisce un nuovo tipo di infrastruttura pubblica. Suo è anche il progetto, a Milano, della Torre Generali, il grattacielo ritorto di 170 metri e il complesso residenziale CityLife, con sette edifici di design elegante. Anche allontanandosi da contesti urbani, Zaha Hadid ha saputo progettare con sensibilità in luoghi naturali incontaminati. Ne è un esempio il Messner Mountain Museum Corones. Dalla sommità del Plan de Corones, una delle cime delle Alpi sud-tirolesi, il museo sembra fuoriuscire dalla montagna. Ed effettivamente, mentre si sviluppa all’interno, si connette con l’esterno attraverso le terrazze che si aprono a sbalzo nel vuoto. Con la capacità matematica di piegare, modellare i volumi, che solo a lei apparteneva.
Di Daniela Malatacca (info@meravigliedicalabria.it)