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Vini dolci calabresi perfetti con i dessert di Natale

Vini dolci calabresi perfetti con i dessert di Natale

Si chiamano vacanze di Natale ma per qualcuno sono un vero e proprio lavoro! Tra corsa ai regali e carrelli della spesa, reunion per scambi di auguri e cene aziendali, l’agenda è piena più di un lunedì settembrino. Insomma, quando arriva finalmente la vigilia siamo proprio alla frutta. E non poteva esserci notizia migliore perché vuol dire che è giunto il momento del dolce. La tradizione calabrese è una lunga lista di paste morbide e friabili che finiscono dritte nel miele e nel cioccolato: la tradizione calabrese, insomma, è l’happy hour della glicemia. Ma non è di certo questo il tempo di pensare alla bilancia anche perché si sa che il problema non sono i chili che si accumulano tra Natale e capodanno ma quelli che si mettono su tra capodanno e Natale, semmai. E poi le feste natalizie hanno anche questo di magico: riuniscono le persone intorno ad un tavolo (o una tavola imbandita). Dire di no è praticamente impossibile, soprattutto quando si tratta di questi bocconi che vediamo passare sui carrellini di casa nostra soltanto una volta all’anno. Perciò: carpe diem! Davanti al dolce si pone spesso una questione: cosa bere? Ai corsi di avvicinamento al vino o a quelli professionalizzanti che ti formano come sommelier si impara ad abbinare il piatto al calice in base ad una serie di regole che seguono la concordanza o il contrasto. Ma prima di ogni cosa ti insegnano la regola principe: il dolce va col dolce. Vuol dire che abbiamo sbagliato per anni pensando di tirare fuori il prosecco o lo champagne brut al momento della torta. I dessert, infatti, richiedono un accompagnamento altrettanto dolce, che sia liquore o spumante si decide in base alla portata. Niente paura perché basta un piccolo abc per imparare a leggere un’etichetta e capire cosa è giusto e cosa è sbagliato, ad esempio, con una fetta di panettone o un turdillo al miele.

Moscato di Saracena

Il vino apre le porte su mondi sconosciuti e lontani, eppure non c’è abbinamento più emozionante di quello territoriale. Quindi: quali vini calabresi abbinare al nostro carrello di dolci? Da Nord a Sud, la prima perla irrinunciabile risponde al nome di Moscato di Saracena. Riduttivo chiamarlo “di nicchia”, sarebbe più appropriato dire che è “unico” perché si fa solo qui (siamo in provincia di Cosenza) con un processo antichissimo. Si ottiene da uve Guarnaccia, Malvasia, Moscatello di Saracena e Adduroca (il termine dialettale per indicare un’uva molto profumata) seguendo una vinificazione meticolosa e appassionante (basti pensare che gli acini di Moscatello e Adduroca disidratati vengono selezionati e schiacciati manualmente uno per volta per essere aggiunti al mosto concentrato). Il risultato è un passito ambra dai riflessi dorati che sprigiona sentori di miele, frutta esotica e fichi secchi.

Bollicine Made in Calabria

Per chi non vuole rinunciare a festeggiare “col botto”, nella zona di Cirò potrà trovare uno spumante che può fare il paio con il carrello dei dolci. Come scegliere le bollicine? Basta memorizzare la scala che va dal “dosaggio zero” al “dolce”: più si sale lungo questa scala, più aumenta il tenore zuccherino ed è per questo motivo che i brut e gli extra brut di cui sopra non sono la scelta giusta quando si tratta di dolci, perché occupano i gradini più bassi (sono, però, i calici perfetti per il pasto). Insieme al dessert, allora, consideriamo le etichette a partire da extra dry. Ma dry in inglese non vuol dire “secco”? Sì: è uno dei (tanti) casi in cui la terminologia non aiuta ad orientarsi nel mare magnum dell’enologia. In realtà, in questo caso, di secco c’è davvero poco. Quindi, tirando le somme, insieme al dolce potremmo scegliere una bollicina extra dry, dry o dolce.

A Bianco un mito in bottiglia

Rotolando verso Sud non si può non fare tappa a Bianco. Siamo in provincia di Reggio Calabria, nella patria del Greco di Bianco, un vero mito in bottiglia. Non è per tirare l’acqua al nostro mulino ma è una grande verità dire che ce lo invidiano un po’ ovunque e trovarlo non è semplicissimo dal momento che viene commercializzato da un numero esiguo di aziende vitivinicole (la produzione è circoscritta al comune di Bianco e a quello di Casignana, sempre nel reggino) che si impegnano a preservare le antiche tradizioni di produzione.  Le origini risalgono al periodo della colonizzazione greca e, nei secoli, è stato portato avanti il processo che vede le uve essiccarsi sui “cannizzi” (graticci di canne) prima di essere pigiate e fermentate (alcuni produttori, tuttavia, prediligono l’appassimento sulla pianta). Il risultato è un vino dai toni ambrati con note che ricordano la zagara, il miele, i fichi secchi, le mandorle e la frutta esotica. Al palato, poi, il sorso è incredibilmente morbido e vellutato e con una persistenza che se bevi a Natale, a capodanno ne avrai ancora memoria.

grappolo duva Greco Bianco - Meraviglie di Calabria - 8

Nonostante la cena della vigilia a tredici portate e il pranzo di Natale che sfida le migliori forchette, c’è sempre spazio per il dolce perché quello non va nello stomaco: finisce dritto al cuore. E con il vino giusto, regala un battito in più.

Rachele Grandinetti

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