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Cinema, all’Ischia Film Festival il film di Will Geiger girato nello Stretto

Cinema, all’Ischia Film Festival il film di Will Geiger girato nello Stretto

Per quasi quattro anni, il regista americano Will Geiger ha vissuto tra la Calabria e la Sicilia. Ha seguito i pescatori sulle feluche, osservato il lavoro dei carbonai nei boschi di Serra San Bruno, parlato con chi abita ogni giorno questi luoghi. Profondamente innamorato di un paesaggio mitologico come lo Stretto, Geiger – legato a Hollywood e alle grandi produzioni (ha diretto, tra gli altri, il fortunato Free Willy) – ha sperimentato un lungo periodo di ricerca che ha preceduto le riprese di Spiaggia di vetro.

Il film sarà presentato in anteprima nazionale il 28 giugno all’Ischia Film Festival, uscirà nelle sale italiane il 30 giugno e sarà proiettato in una serata speciale il 3 luglio al Cinema Odeon di Reggio Calabria, alla presenza del regista e di parte del cast.

Tra gli attori figurano Claudio Castrogiovanni nel ruolo del protagonista Salvo, il giovanissimo reggino Souleyman Diakite nei panni di Moussa, alla sua prima esperienza cinematografica, Peppino Mazzotta e Rita De Donato, entrambi calabresi, e Daniela Scattolin.

La produzione è di Indyca Film in coproduzione con Geiger Production, con il sostegno delle Fondazioni Calabria e Sicilia Film Commission, della Regione Siciliana e con il contributo di un produttore privato. Le riprese, che hanno coinvolto trenta maestranze locali, si sono svolte tra Palmi, Scilla, Reggio Calabria, Bagnara, Villa San Giovanni, Cannitello, Ganzirri, Torrefaro, Messina e Serra San Bruno.

Spiaggia di vetro racconta la storia di Salvo, un pescatore rientrato in Sicilia dopo anni di assenza. Ha lavorato nella produzione di carbone, ha lasciato la sua terra in seguito a un trauma familiare, e torna per vendere la casa di famiglia e sostenere la sua battaglia legale per l’affidamento congiunto della figlia. In quella casa, però, vivono Binta, un’immigrata, e suo figlio Moussa. Lei sostiene di aver assistito il padre di Salvo e rivendica il diritto di restare. Il conflitto si sposta presto dal piano materiale a quello interiore. Salvo riprende in mano la feluca del padre, con l’aiuto inaspettato di Moussa. A partire da quel legame, si apre alla possibilità di ricostruire anche il rapporto con sé stesso.

Nel corso della lunga lavorazione, Geiger ha raccontato più volte i contesti in cui ha ambientato la storia. Nel 2023, in un’intervista rilasciata alla rubrica del TG2 Tutto il bello che c’è, ne ha descritto la forza visiva, data anche dal contrasto tra mondi opposti: quello dei «carbonai, un mondo in bianco e nero, con tutta la cenere, il fumo… quasi una foto di Sebastião Salgado» e quello dello Stretto, con «quest’acqua blu, blu, blu, con questa luce… non ho mai visto una luce come c’è qui». Per questo le ambientazioni entrano naturalmente nella struttura narrativa, influenzano i rapporti tra i personaggi e anche il ritmo delle azioni.

Ma è soprattutto un film sul perdono come scelta, necessaria per poter riprendere il proprio posto nella realtà, come spiegano ancora le parole di Geiger: «Il personaggio di Salvo deve perdonare sé stesso, più di tutti. Se non perdona sé stesso, non potrà mai perdonare gli altri».

E sarà un ragazzino, Moussa, a rappresentare la svolta, facendosi tramite per riportare Salvo al presente, alla possibilità di rimettere in ordine il suo caos interiore.

di Daniela Malatacca (info@meravigliedicalabria.it)

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